Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Di Licio Gelli, che adesso porta pure la barbetta, non varrebbe neanche la pena di parlare se non servisse a raccontare un po’ di storia d’Italia...
• Già, ho visto che l’hanno preso in un programma televisivo... Ma chi è?
E’ un massone... Ci vorrebbe anche una bella lezione sulla massoneria, ma questa ci porterebbe via tutto il giornale. Le basti sapere che la massoneria è un’antica società segreta, che al tempo dei tempi teneva celate al mondo - e trasmetteva solo al suo interno - le regole per costruire. “Massoneria” viene da una parola francese che significa “mattone”, i suoi affiliati si dicono “muratori” e tra di loro si considerano cugini, dicono di credere in un Signore dell’Universo che chiamano Grande Architetto, ecc. La massoneria ebbe una parte importante nel nostro Risorgimento, fu sempre nemica della Chiesa e però arrivò ai giorni nostri soprattutto nella forma di una consorteria di furboni che, con la scusa della laicità, si aiutavano l’un l’altro a far carriera. Una faccenda piuttosto vergognosa.
• E questo Gelli ne era il capo?
I grandi capi dei massoni stanno in Francia, in Inghilterra, in America. La massoneria è organizzata al suo interno per “logge”. Una di queste logge era appunto la P2. Di tutte le ricostruzioni sulla storia della P2, la più credibile mi pare quella di un ex Grande Maestro (si chiamano così i capi dell’organizzazione) che si chiama Armando Corona. In poche parole: dice Corona che la massoneria italiana negli anni Settanta s’era data un capo di sinistra, che si chiamava Lino Salvini. E gli americani vollero allora che si formasse una loggia di destra capace di contrastare questo socialista finito al vertice dell’organizzazione. Scelsero Gelli e lo riempirono di soldi.
• Perché proprio Gelli?
Corona dice, più o meno, «perché passava di lì». E a questo non ci credo. Gelli, un uomo che aveva forti rapporti con i servizi, che aveva fatto la guerra di Spagna in camicia nera (perdendo il fratello Raffaele), fascista della prima ora e aderente a Salò, segnalato nel ’74 dalla magistratura come collegato all’eversione nera, con i soldi degli americani si mise a riempire questa loggia P2, o Propaganda 2, di gente di tutti i tipi, purché non fossero comunisti. Riceveva col grembiulino d’ordinanza all’hotel Excelsior di Roma, mise in squadra quasi tutta la flotta di Napoli e, tra i più famosi, Berlusconi, Cicchitto, Maurizio Costanzo, un mucchio di generali, un mucchio di giornalisti, tra cui specialmente quelli del Corriere della Sera. Prese anzi il controllo del Corriere della Sera, insieme con Roberto Calvi, altro piduista, presidente dell’Ambrosiano e impiccato poi sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra.
• Sì, ma Gelli che voleva?
Aveva un suo progetto, che venne segnalato fin dal 1976 (rapporto numero 3 dell’ispettore dell’antiterrorismo Emilio Santillo) e che si intitolava ”Piano di rinascita democratica”: controllo del potere radio-televisivo, revisione della Costituzione, riforma dell’ordinamento giudiziario, molto potere alle Forze dell’Ordine, sospensione dei sindacati, blocco dei contratti di lavoro, ecc. Adesso, su Odeon Tv, da domani sera, parlerà ancora di questo suo piano, con la scusa di raccontare in nove puntate la storia del Novecento. Nella conferenza stampa di venerdì ha esaltato Berlusconi «l’unico che può andare avanti in quella direzione» e la Gelmini «che ha riportato un po’ d’ordine». Non ha fatto di sicuro un favore a nessuno dei due, dato che gode ancora di una fama pessima. Però, con i suoi 89 anni (90 il prossimo 21 aprile), ha ancora una salute di ferro. Concita De Gregorio, che l’ha intervistato cinque anni fa, è rimasta sbalordita dalla sua memoria, dice che Gelli ricorda persino «il numero di conto corrente da cui fece un certo bonifico un giorno di sessant’anni fa». Del resto, ha tenuto per tutto la vita un diario, riempito ordinatamente tutti i giorni, e raccolto adesso in una quarantina di faldoni. Capisco che qualcuno sia preoccupato. Dal centro-sinistra si sono levate voci indignate perché c’è questa rete tv che lo fa parlare e perché Berlusconi, agli elogi lodi del cosiddetto Venerabile, non ha replicato niente. Però siamo un paese libero e tutti hanno diritto di parola. Berlusconi, poi, si sa: detesta che si parli di quella vecchia storia della P2 e se qualcuno gliela nomina svicola. chiaro perché non ha replicato. Vuole che se ne parli il meno possibile.
• Beh, però quel programma che lei ha descritto prima qualcosa di berlusconiano ce l’ha...
A parte un punto. Gelli voleva fortemente che si togliesse qualunque forma di immunità ai parlamentari in modo che fossero arrestabili senza problemi. Guarda un po’, è proprio il punto su cui Di Pietro vuole addirittura fare un referendum... [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 2/11/2008]
(leggi)