Francesco Erbani, la Repubblica 2/11/2008, 2 novembre 2008
Identiche. Salvo qualche taglio e qualche leggera cucitura. La decina di pagine che Vittorio Sgarbi dedica a Botticelli in un volume edito da Skira ? e venduto allegato ad alcuni giornali ? e quelle che Mina Bacci, storica dell´arte di scuola longhiana, scrisse sul pittore quattrocentesco in un fascicolo dei «Maestri del colore» (Fabbri editore) nel 1964 sono, appunto, identiche
Identiche. Salvo qualche taglio e qualche leggera cucitura. La decina di pagine che Vittorio Sgarbi dedica a Botticelli in un volume edito da Skira ? e venduto allegato ad alcuni giornali ? e quelle che Mina Bacci, storica dell´arte di scuola longhiana, scrisse sul pittore quattrocentesco in un fascicolo dei «Maestri del colore» (Fabbri editore) nel 1964 sono, appunto, identiche. Parole, virgole, punti, punti e virgola e capoversi. Il saggio firmato da Sgarbi si intitola L´estenuata eleganza di Sandro Botticelli e nel volume figura come "presentazione". Va da pagina 7 a pagina 15. Seguono un lungo saggio di Chiara Basta e una ricca galleria di opere del maestro fiorentino, poi una serie di apparati: una tavola cronologica, la collocazione geografica delle opere, un´antologia critica e una serie di consigli bibliografici. Un volume elegante, curatissimo. Uno fra i venti di una collana, «I grandi maestri dell´arte», che Skira ha approntato per alcuni quotidiani, chiedendo a Sgarbi una nuova introduzione («con Sgarbi abbiamo stipulato un regolare contratto per dei testi che lui ci ha inviato e che noi abbiamo impaginato», dicono in casa editrice). Nella copertina del libro Botticelli compare un particolare dalla Primavera, le tre Grazie leggiadramente danzanti. E, grande sotto il titolo, la dicitura: Presentazione di Vittorio Sgarbi. Nei colori luminosi del capolavoro botticelliano, esposti in un´edicola vicino a casa sua, a Milano, si è imbattuta Silvia Prestini. stata lei a segnalare a Repubblica quelle due prefazioni troppo uguali. Insegnante di materie giuridiche in pensione, la Prestini aveva in programma di visitare la Giuditta (Botticelli la realizzò nel 1470), esposta al Museo diocesano fino a metà dicembre. Aveva già pronti alcuni libri da leggere, ma quando ha visto il volume presentato da Sgarbi, ha comprato anche quello. Ha cominciato con il vecchio fascicolo dei «Maestri del colore», una delle prime collane economiche che hanno fatto conoscere i grandi della pittura a centinaia di migliaia di italiani. Ancora se ne trovano in molte librerie che vendono l´usato: formato lenzuolo, in copertina la riproduzione di un quadro su fondo bianco. Nei «Maestri del colore» Botticelli è illustrato da Mina Bacci. Un breve saggio, poi sfilano le opere. Silvia Prestini legge, sottolinea, e passa al volume appena comprato in edicola. Il tempo di sfogliare le pagine e ha un sussulto: le prime parole di Sgarbi sono molto simili a quelle della Mina Bacci. L´incipit presenta appena qualche variazione. Scrive la Bacci: «Nato a Firenze nel 1445 da un Mariano Filipepi conciatore di cuoi, il giovane Sandro, "malsano" e inquieto, segue studi di lettere forse più profondi di quanto non fosse allora consuetudine comune almeno nel suo ambiente e si rivolge poi alla pittura sotto la guida del vecchio Filippo Lippi; si prende cura di lui in questi anni il fratello maggiore, Giovanni detto il Botticello, da cui Sandro erediterà il soprannome». Scrive Sgarbi: «Il giovane Sandro nasce a Firenze nel 1445 da un Mariano Filipepi conciatore di cuoi. Segue studi di lettere forse più profondi di quanto non fosse allora consuetudine comune almeno nel suo ambiente e si rivolge poi alla pittura sotto la guida del vecchio Filippo Lippi; si prende cura di lui in questi anni il fratello maggiore, Giovanni detto il Botticello, da cui Sandro erediterà il soprannome». Sono dati di fatto dell´infanzia di Botticelli. Ci sono molte espressioni in comune. E non è un bene. Ma potrebbe essere inevitabile. Inoltre spariscono il "malsano" e "l´inquieto". La lettura "a confronto" va avanti dopo un punto e a capo. E le espressioni in comune si moltiplicano, diventano la quasi totalità dello scritto. Bacci: «Quando il Botticelli esordisce nella vita artistica fiorentina ? lo precedono di pochissimi anni i Pollaiolo e il Verrocchio, lo segue di lì a poco Leonardo ? Firenze sta vivendo uno dei suoi momenti più splendidi, potente economicamente e politicamente, ricca della più aggiornata cultura del tempo, degli ingegni più alti. Non ancora trentenne Sandro è già entrato nella cerchia medicea che lo accoglierà come il suo maestro prediletto:?». Sgarbi: «Quando il Botticelli esordisce nella vita artistica fiorentina ? lo precedono di pochissimi anni i Pollaiolo e il Verrocchio, lo segue di lì a poco Leonardo ? Firenze sta vivendo uno dei suoi momenti più splendidi, ricca della più aggiornata cultura del tempo, degli ingegni più alti. Non ancora trentenne Sandro è già entrato nella cerchia medicea che lo accoglierà come il suo maestro prediletto:?». Tranne la frase «potente economicamente e politicamente», attribuita alla Firenze medicea dalla Bacci, il testo di Sgarbi è uguale a quello del 1964 persino nelle virgole e nei trattini. Non è solo la coincidenza di alcune parti. Scorrendo il testo la coincidenza è pressoché totale. Interi periodi. Saltano alcune righe all´inizio di un brano che nel testo di Mina Bacci è intitolato «Un mondo di aristocratica bellezza espresso in pura musicalità di ritmi lineari». Ma poi si riprende: «A riscoprire Botticelli fu nel secolo scorso l´estetismo inglese...». E per il resto si procede all´unisono, lungo tutto il saggio, fino alle ultime righe, quelle in cui Botticelli è definito «squisito "décadent" del Rinascimento italiano». Così lo definiva la Bacci, così lo definisce Sgarbi. Come spiega Sgarbi tutto questo? «Non ricordo bene le circostanze», risponde. «Credo che trattandosi di un saggio divulgativo io abbia affidato l´incarico a qualche mio collaboratore, il quale forse ha attinto un po´ troppo a dei testi preesistenti, senza avere il buon senso di alterare quei materiali. D´altronde su Botticelli non è che io abbia una valutazione critica particolarmente originale».