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 2008  novembre 02 Domenica calendario

«Quando ancora ero preside, ho difeso strenuamente un corso in Lingua e letteratura ungherese. Aveva pochissimi studenti, forse cinque

«Quando ancora ero preside, ho difeso strenuamente un corso in Lingua e letteratura ungherese. Aveva pochissimi studenti, forse cinque. Ma andava tenuto in piedi, anche contro le aspirazioni di corsi più frequentati». Vincenzo Milanesi, rettore a Padova, lei è tra i promotori di Aquis, l’associazione di atenei «virtuosi». Merito e produttività. Per voi, nessun indebitamento. Possibile... «...che io difenda una disciplina per pochi? Che non mi ponga il problema dei costi? Me lo pongo, eccome. Ma non è tagliando in maniera generalizzata che si risolve. Vede, sull’architrave del portale cinquecentesco del nostro ateneo c’è scritto: gymnasium omnium disciplinarum. Tutte le discipline, capisce? Anche quelle più specifiche». Non è, quindi, una questione di numeri? «Al contrario, qui si parla di scelte culturali: non dimentichiamoci che l’università deve fare ricerca. Se all’Orientale di Napoli, per dire, ci fosse un corso in Dialetti afgani, e fosse l’unico in Italia, anche se avesse solo tre studenti andrebbe tenuto vivo. A Padova, dove nel Cinquecento c’è stata una grandissima tradizione di studi aristotelici, abbiamo Storia della filosofia aristotelica tra Medioevo e Rinascimento; lo trovo del tutto sensato. Abbiamo manoscritti, incunaboli, un patrimonio unico». E pochi studenti. «Certo. Ma questo insegnamento è possibile solo qui. Mentre in un’ipotetica università di Roccacannuccia, ecco, non avrebbe senso. Il risparmio va fatto su sedi staccate, doppioni inutili. Se in un ateneo ci sono diversi corsi con denominazione identica, sparpagliati in più dipartimenti, bisogna intervenire; evidentemente c’è una lobby che deve piazzare i propri allievi. Oppure, per gli insegnamenti generalisti, come Storia della filosofia, serve un numero di posti adeguato; ma se in una facoltà ci sono 10 cattedre per 100 ragazzi, non va bene. Infine, non dobbiamo inventarci – come spesso siamo stati bravi a fare – le discipline inesistenti che Eco elenca nel Pendolo di Foucault... » Insomma, niente regole? «A parte il buon senso. Sul numero dei corsi, ecco, un po’ mi arrabbio quando sento ripetere che erano 2.500 e sono diventati 5 mila. Perché prima del 3+2, c’era Filosofia e basta; ora c’è Filosofia per la triennale e Filosofia per la specialistica... Vogliamo ricordarcelo, invece di dare sempre addosso soltanto agli atenei "sciuponi"?». Gabriela Jacomella gjacomella@rcs.it