Vittorio Sabadin, La Stampa 2/11/2008, 2 novembre 2008
La regina non governa, regna. Sono suoi l’esercito e la Chiesa, il suo volto compare su ogni moneta, banconota e francobollo
La regina non governa, regna. Sono suoi l’esercito e la Chiesa, il suo volto compare su ogni moneta, banconota e francobollo. Ma non avrà scritto una riga del discorso programmatico che leggerà domani alla Camera dei Lord, che come sempre è stato preparato dal premier e dai suoi collaboratori. La regina ha anzi l’obbligo di leggerlo in tono neutrale, per non fare trapelare nessun cenno di approvazione o disapprovazione al programma del suo governo. Gordon Brown ha corretto e limato fino all’ultimo il discorso che Elisabetta farà. Ha dovuto cancellare molti progetti di legge che aveva in mente e che erano possibili prima della recessione e sono irrealistici adesso, ma su uno non ha ceduto. Nella solenne cornice della Camera dei Lord, la regina annuncerà che il suo governo porrà fine all’happy hour dei suoi sudditi, il rito delle bevute nei pub, favorite da promozioni e sconti per attirare i clienti. Saranno soprattutto le bevande offerte gratis alle donne ad essere prese di mira, perché il comportamento sguaiato delle suddite, oltre una certa ora, sta diventando un serio problema sociale. Jaqui Smith, la ministra per l’Interno, ha sintetizzato quello che la regina dovrà dire o fare intendere agli inglesi: «Chiederemo a chiunque venda alcol di smetterla con le promozioni irresponsabili. L’idea che uno paghi un prezzo fisso per bere poi quanto vuole, l’idea che una donna possa bere gratis e in genere qualunque idea che incoraggi la gente a bere va combattuta». Anche in questo, la sovrana dà l’esempio. Si limita ogni tanto a un Dubonnet, che il sommelier reale prepara con la classica formula: un terzo di gin, due terzi di Dubonnet, che vengono serviti in una coppa con lo stemma di Elisabetta: quando il liquore arriva alla metà della sigla «Er» incisa sul bicchiere, ce n’è abbastanza. I cubetti di ghiaccio sono perfettamente squadrati e devono stare sopra il limone. Quando la regina lo beve, ad esempio al ritorno a palazzo dalla massacrante parata del Trooping the Colour, nessun altro intorno a lei può farlo. Domani, gli Yeomen of the Guard, le pittoresche guardie del corpo della sovrana che i turisti fotografano alla Torre di Londra, perquisiranno le cantine di Westminster alla ricerca di una bomba. Nello stesso tempo, un esponente del Parlamento verrà portato a Buckingham Palace, dove sarà tenuto in ostaggio per alcune ore. Non si tratta dello scenario di una nuova minaccia terroristica, ma dei preparativi per il più simbolico, anacronistico e spettacolare evento che si ripete ogni anno in Inghilterra: lo State Opening of Parliament, il discorso che la regina tiene alla Camera dei Lord per inaugurare la nuova sessione legislativa. La perquisizione delle cantine del palazzo più famoso sulla riva del Tamigi avviene dal 1605, da quando i Cattolici cercarono di fare saltare in aria l’edificio per uccidere il re protestante Giacomo I insieme con la sua corte. L’ostaggio, ormai del tutto simbolico, serve da secoli a garantire che il re o la regina possa tornare sano e salvo nella sua reggia, senza essere fatto prigioniero dal Parlamento. In nessun altro Paese del mondo si recita ogni anno una cerimonia così sfarzosa, nella quale lo Stato è rappresentato in pompa magna, e che serve essenzialmente a ribadire il compromesso raggiunto tra un sovrano e il più antico parlamento eletto dal popolo. La cerimonia è così complessa che tutta la giornata di oggi se ne andrà in prove, nelle quali solitamente la sovrana è impersonata da una esponente della famiglia reale. Elisabetta non ha bisogno di prove. Ha partecipato a tutti gli State Opening dall’anno del suo giuramento, il 1953, saltandone solo due, nel 1959 e nel 1963, quando stava per partorire rispettivamente i principi Andrea ed Edoardo. Ma proveranno i paggi che devono sostenere l’interminabile mantello, le guardie della cavalleria che dovranno salire le scale battendo solo il piede sinistro e accompagnando il destro, i Lord che dovranno inchinare per due secondi la testa al passaggio di Elisabetta. Alla Camera dei Comuni, l’unica che viene eletta, sarà un’altra storia. La tradizione vuole che al messaggero della regina, il Gentleman Usher of the Black Rod, venga chiusa la porta in faccia, in segno di autonomia dal potere regale, ma anche in ricordo dell’ultima volta che un sovrano vi mise piede. Carlo I, nel 1642, vi si recò per cercare alcuni cospiratori, e venne respinto. Solo dopo avere bussato tre volte sempre nello stesso punto della porta di legno, martoriato nei secoli dai colpi del Black Rod, il bastone nero, il messaggero viene ammesso per pronunciare la frase di rito: «La regina ordina a questa onorevole Camera di presentarsi immediatamente davanti a Sua Maestà nella Camera dei Pari». E’ abitudine che i parlamentari reagiscano con qualche irriverente battuta di spirito prima di avviarsi verso la sala del discorso e che la raggiungano facendo rumore, proprio per rimarcare la loro indipendenza anche dalla solennità della cerimonia. Ma davanti alla regina staranno tutti zitti. Elisabetta porterà la corona imperiale, con uno dei diamanti più grandi mai tagliati, la Seconda Stella d’Africa. La Prima Stella è nello scettro reale. Sulla corona ci sono il rubino che Enrico V portava nella battaglia di Agincourt e perle che appartenevano a Elisabetta I. Di fianco a lei, su un trono che si trova sei centimetri più in basso, perché nessuno può sedere più in alto della regina, ci sarà Filippo, anche lui splendido nella sua divisa, con qualche chilo di medaglie appuntate sul petto. Il corteo da Buckingham Palace sarà come sempre grandioso. Centinaia di guardie a cavallo scorteranno lungo il Mall e fino a Westminster due carrozze: quella che porta i gioielli e i simboli del potere (la corona, la spada, lo scettro) precederà quella della regina. Le uniformi dei palafrenieri e dei cocchieri sono così sontuose che realizzarle adesso costerebbe milioni di sterline. Vengono usate le stesse da secoli e il personale è scelto tra chi ha le misure giuste per poterle indossare. Ha ancora un senso tutto questo? Visto da lontano probabilmente no. Ma visto da vicino, tra migliaia di persone che applaudono il passaggio delle impeccabili guardie e delle carrozze, con la regina che saluta dietro al finestrino, è ancora uno spettacolo che nessuno al mondo vorrebbe perdere.