Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 02 Domenica calendario

Lei è uno dei piloti di Alitalia che diranno sì al nuovo contratto di lavoro, quello che vi proporrà fra poco tempo la Cai? «Sì» risponde con decisione Alessandro Cenci, dipendente della compagnia da diciannove anni, e comandante di A-320 da dieci

Lei è uno dei piloti di Alitalia che diranno sì al nuovo contratto di lavoro, quello che vi proporrà fra poco tempo la Cai? «Sì» risponde con decisione Alessandro Cenci, dipendente della compagnia da diciannove anni, e comandante di A-320 da dieci. Quindi lei non si riconosce nei sindacati autonomi dei piloti e degli assistenti di volo, ostili all’accordo di venerdì? «No, io sono iscritto alla Cisl, che ha firmato l’intesa». Si sente isolato nella categoria dei piloti? «Questa è una delle cose campate in aria che si dicono e si scrivono. I piloti di Alitalia che aderiscono alle grandi confederazioni sindacali sono 600. Certo si tratta di una minoranza, ma 600 non sono pochi». E prevede che siano solo questi 600 a dire sì alla Cai, o di più? Le adesioni al nuovo contratto travalicheranno i confini delle sigle? «Io so che la grande maggioranza dei piloti di Alitalia sono persone ragionevoli». Come si immagina la chiamata individuale dei piloti da parte di Cai, quella dell’assunzione «prendere o lasciare»? Sarà una somma di tanti drammi individuali? «Qui c’è un equivoco da chiarire. Tutti i lavoratori saranno chiamati individualmente, non solo i piloti e non solo quelli dei sindacati autonomi. Perché la vecchia Alitalia finisce, e nasce una nuova compagnia. Si tratterà, quindi, di nuove assunzioni. Non è uno strumento coercitivo a danno dei sindacati che non hanno firmato. Non vengono violati i diritti sindacali». Le sigle autonome obiettano: la Cai in base all’accordo di venerdì sarà autorizzata a non riassumere i lavoratori che hanno facilitazioni per i familiari con handicap, quelli che fanno il part time, quelli esentati dal lavoro notturno. Tutto questo non significa calpestare i diritti sindacali? «Ma le pare che i sindacati confederali, che hanno nel Dna proprio la difesa collettiva dei lavoratori più deboli, accetterebbero di veder danneggiati i loro diritti? Il fatto è che non si può più difendere un lavoratore svantaggiato se scompare l’azienda per cui lavora. Prima bisogna salvare l’azienda e poi si scende nei dettagli. Ci sono ancora delle cose da mettere in chiaro, comprese quelle che ha appena citato lei». E se l’accordo con la Cai su questi dettagli non si trova? Se le clausole più a rischio vengono interpretate in modo diverso da voi e dalla Cai, che si fa? «Farà da garante il sottosegretario Gianni Letta». Come s’immagina la vita nella nuova Alitalia? Con più sacrifici? «Sacrifici ne facciamo da tempo. Lo stereotipo del pilota privilegiato è vecchio... Con la Cai dovremo volare un po’ di più, con uno stipendio quasi uguale a quello di adesso. E poi ci aspettiamo di rinascere come compagnia e di recuperare il livello delle retribuzioni. Cambieranno alcune cose, ma non andremo mica in miniera». E certi privilegi? L’accompagnamento in aeroporto con autista? «Spariranno. Ma ecco una delle questioni ancora aperte: a Fiumicino dovranno garantirci due o tremila posti al giorno di parcheggi riservati, e negli altri scali dovrà avvenire lo stesso, in proporzione. Altrimenti come facciamo?». Stampa Articolo