Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Giornalisti perbene e uomini politici ancora più perbene si strappano i capelli di fronte alla vittoria della Marine Le Pen in Francia, consolandosi con l’idea che il cataclisma sia un altro effetto del califfo e della paura, e che quindi, eliminato ipoteticamente l’Islam cattivo, tutti torneranno a mettere la cravatta e a votare i partiti giusti.
• Esistono i partiti giusti?
In democrazia non esistono partiti giusti, ma partiti che gli elettori, padroni del suffragio elettorale, mandano o non mandano al governo del Paese. La regola è quella della maggioranza, fastidiosissima in genere soprattutto per la sinistra (che non voleva il suffragio universale nemmeno ai tempi del Risorgimento), ma inevitabile nei sistemi democratici che conosciamo. Quindi le due Le Pen, se vincono le elezioni, hanno il diritto di governare e non sono né buone né giuste né cattive. Casomai incapaci, e, per esempio, il programma economico della Marine, con le pensioni a 60 anni e l’uscita tout court dall’euro, è piuttosto folle. Ma nessuno guarda al programma economico, adesso, tanto più che i poteri delle Regioni francesi sono modesti. E c’è una parte di verità anche nell’idea che la paura abbia guidato la mano dell’elettore, dato che dopo il Bataclan, stando ai sondaggi, i consensi per il Front National sono cresciuti del 6%. Una parte della verità, ma non tutta la verità. E ai giornalisti e agli uomini politici perbene dovrebbe interessare soprattutto la parte di verità che non viene detta o viene detta malamente.
• Quale sarebbe?
Che in Francia nessuno percepisce più la differenza tra Hollande e Sarkozy, così come in Italia nessuno capisce che cosa distingue davvero Forza Italia e Partito Democratico. Al culmine di un processo cominciato nel Dopoguerra, ci troviamo, qui in Occidente, in Paesi prima arricchiti, ma poi impoveriti, pieni di debiti, senza fondamenti morali e identitari, incapaci di mettere in fila tre valori comuni da opporre a chi ci appare medioevale nei comportamenti e nei pensieri, ma ha o crede di avere - che è lo stesso - una verità. Usiamo pure un’espressione forte, e parliamo di “sistemi marci”, incapaci, con i vecchi tabù, di adattarsi alla rivoluzione tecnologica, che ci porta in casa, per esempio, Uber, e incapaci anche di sostenere lo sguardo degli pseudomoralisti assassini che vengono da Oriente, e sono l’ultima mascheratura della criminalità organizzata. Gli operai, i piccoli impiegati - sta qui la forza sociale del Front - sentono che così non si può andare avanti, che siamo alla fine di qualcosa (un ciclo, un’epoca), e scelgono, all’interno dell’offerta politica, l’azzardo di una svolta, sperando di indovinarla. Grillo o la Lega da noi, Le Pen in Francia, Farage nel Regno Unito, Strache in Austria eccetera. Con il contorno del vari Podemos o Pirati. Gli uomini perbene dovrebbero mettersi sul banco degli imputati e affrontare un’autocritica alla vecchia maniera dei comunisti e poi trarne le conseguenze... Ma il sistema occidentale si regge sul consenso, e la logica del consenso sa far progetti e analisi solo in funzione della prossima tornata elettorale.
• Potrebbe la Le Pen essere ridimensionata al secondo turno?
Si ragiona sul fatto che al primo turno ha votato poco più del 50% degli elettori e si spera che di fronte al pericolo tanti bravi cittadini corrano alle urne a sostenere le forze giuste. È una possibilità. Un’altra possibilità è che il Front abbia preso al primo turno tutti i voti disponibili e non abbia un bacino da cui attingere nuovi consensi. Dunque se i Verdi e il Front de Gauche si turassero il naso e votassero il candidato di Sarkozy... Ma gli analisti sostengono che è difficile, e che almeno quattro regioni sulle sei vinte al primo giro dalla Le Pen andranno al suo partito.
• Esiste qualcosa di simile anche da noi?
Renzi dice di no, e ha argomentato ancora ieri che la presenza del suo Pd fa argine a tentazioni populiste o estremiste. È possibile anche questo. Ed è abbastanza divertente (tristemente divertente) la corsa di Lega e M5S a interpretare il voto francese come la conferma che «abbiamo ragione noi», quello che fa di solito la sinistra nostrana se vincono Tsipras o Corbyn. L’analogia più forte tra i due paesi sta in realtà nel panorama sorprendentemente tripolare, invece che bipolare come vorrebbe un normale sistema maggioritario (e come aveva pensato De Gaulle). Sarkozy, Le Pen e i socialisti da loro, nessuno capace di superare il 50%. Renzi, Grillo e Salvini da noi, anche da noi in partenza minoritari, ed eventualmente salvati dal premio di maggioranza risolvi-tutto. Se proprio si vogliono fare paragoni, il nostro Front National è il Movimento 5 Stelle che almeno ha sèguito in tutto il Paese. Il Sud non sembra capace di dimenticare gli insulti della Lega di un tempo, che è quella da cui discende Salvini.
• L’Europa?
L’Europa è seriamente in pericolo, e non solo per il voto francese, ma anche per gli strappi di Cameron. E la questione greca non è chiusa, e l’Est rifiuta la politica dell’immigrazione che vuole la Merkel. Per non dire che la crisi, con debito, deflazione e mancata crescita, è sempre lì, in Europa e soprattutto in Italia.
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