Corriere della Sera, 8 dicembre 2015
La classe e il buongusto di Arbore
Sabato scorso, Fabio Fazio ha invitato a «Che tempo che fa» Renzo Arbore per festeggiare i primi 50 anni di carriera, insieme con Marisa Laurito, Nino Frassica e Maurizio Ferrini.
Cosa si può ancora dire di Arbore, senza cadere nella retorica e nella nostalgia? Le sue più celebri trasmissioni radiotelevisive ormai non vanno più in onda da molti anni (salvo repliche e riproposte di nicchia), eppure com’è possibile che il ricordo sia ancora così vivo? «Alto gradimento» fu una piccola rivoluzione nella storia del costume e dei media. La trasmissione riscoperse il linguaggio radiofonico, che non è fatto solo di parole e di musica ma anche di rumori, di silenzi, di montaggi incongrui. Rappresentò un modello spettacolare e produttivo per tutte le nascenti «radio libere», regalando loro la possibilità di esprimersi con un linguaggio iterativo e «sgrammaticato». Teorizzò la nozione di flusso continuo e regalò, insieme a tanto divertimento, anche nozioni innovative per analizzare i media. «Alto gradimento», insomma, fu un meraviglioso teatro dell’assurdo.
E che dire di «Quelli della notte»? L’originalità della proposta consisteva nella contaminazione tra cliché forti e improvvisazione, fra generi diversi e una vivida tradizione della rivista. «Quelli della notte» è stato un programma epocale perché ha chiuso alla grande una fase storica: quella della tv fatta da veri professionisti del mondo dello spettacolo (anche se fingevano di essere dilettanti). Di lì a poco sarebbe dilagata la tv fatta dalla gente comune, dagli spettatori vogliosi finalmente di accedere alle luci della ribalta (talk, reality, talent), dalla quotidianità «pettinata».
Quanto ad Arbore, fiuto e buon gusto gli hanno permesso di attraversare indenne ogni eccesso kitsch, producendo effetti ironici e caricaturali, generando maschere e tormentoni che sono dilagati fuori dei confini catodici per entrare nel linguaggio comune. Questa la sua attualità.