ItaliaOggi, 8 dicembre 2015
Lo shopping online italiano ha 7,3 milioni di clienti cinesi
La Cina è il principale mercato per le esportazioni dei commercianti italiani. Una ricerca commissionata da PayPal e condotta da Ipsos rivela che sui 29 mercati interessati dal sondaggio l’ex Celeste Impero rappresenta, con un ampio margine, il principale sbocco con una stima di 7,3 milioni di persone che hanno acquistato online da siti web italiani lo scorso anno, seguiti da Stati Uniti e Francia (1,8 milioni ciascuno) e da Germania e India (1,5 milioni ciascuno). Nel dettaglio il 35% degli acquirenti cinesi ha fatto acquisti oltre confine nel 2015, contro il 26% nel 2014 (una crescita di 9 punti percentuali in un anno). L’86% ha fatto un acquisto tramite smartphone e, complessivamente, i cinesi assieme agli acquirenti indiani sono i maggiori utenti di smartphone per lo shopping online tra tutti i paesi. Quindi occorre, per le aziende interessate, adeguare i propri siti al mobile shopping.
I principali prodotti che gli utenti cinesi hanno acquistato da siti in altri paesi sono stati abbigliamento, calzature e accessori (59%), cosmetici (57%) e generi alimentari (42%).
Passando invece all’Italia, il 51% degli acquirenti ha dichiarato di avere fatto acquisti oltreconfine nel 2015 contro il 63% nel 2014. Il 24% ha acquistato da un sito web nel Regno Unito negli ultimi 12 mesi, il 23% dalla Germania e il 18% dagli Stati Uniti. Le principali tipologie di prodotti richieste dagli italiani sono state abbigliamento, calzature e accessori (acquistati dal 42% degli acquirenti oltre confine), dispositivi elettronici di fascia consumer (37%) e articoli per l’intrattenimento e l’istruzione (27%).
Tra i fattori determinanti per lo shopping oltreconfine rientrano la disponibilità di una modalità di pagamento sicura (il 45% degli acquirenti lo definisce un incentivo), la spedizione gratuita (43%) e la possibilità di trovare articoli difficili da reperire nel proprio paese (37%), mentre i principali motivi per interrompere lo shopping online su siti esteri sono stati le spese postali o di spedizione elevate (secondo il 33% degli intervistati), la scarsa chiarezza sulle spese doganali (27%) e tempi di consegna ritenuti troppo lunghi (25%).