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 2015  dicembre 08 Martedì calendario

Una macchina da soldi chiamata Lindsey Vonn

Tre milioni di dollari di soli contratti di sponsorizzazione con Under Armour, Red Bull, Head, Oakley e Rolex. Tanto vale Lindsey Vonn secondo Forbes. Non abbastanza per apparire nella famosa classifica degli sportivi più pagati del mondo, ma senza dubbio la sciatrice – uomini compresi – più conosciuta. E vincente, con due medaglie olimpiche, 5 mondiali e 70 successi in coppa del Mondo. Nel mirino c’è il mitico 86 di Ingemar Stenmark. Obiettivo possibile a 31 anni e con un fisico scolpito da ore e ore di allenamenti – sempre guidati dal team Red Bull —, più forte del gravissimo infortunio al ginocchio destro patito nel superG dei Mondiali di Schladming 2013, delle ricadute, della frattura alla caviglia sinistra patita l’estate scorsa. Sugli sci da quando aveva tre anni, la famiglia che cambia Stato e si trasferisce a Vail quando Lindsey è bambina per consentirle di provarci davvero. «Quando ero una ragazzina c’era gente che voleva convincermi a cambiare il mio modo di sciare – ha rivelato recentemente al Washington Post —, ma il mio allenatore di allora mi disse che così ero veloce. Ho applicato quel consiglio per tutta la mia vita. Non devo cambiare nulla, sono quello che sono». La sua parola d’ordine è velocità, anche se è una delle sei atlete ad aver vinto in tutte le specialità, slalom compreso (e per ora abbandonato). Esaltata da una potenza fisica che non ha pari nello sci femminile. Alta un metro e 75, 72 chili, un fisico potente che ha finalmente accettato, tanto da raccontarsi nel libro: «La forza è la nuova bellezza» in uscita negli Stati Uniti l’anno prossimo. Sveglie alle 4.15 documentate su Instagram, Twitter o Facebook, per una seduta di pesi o allenamenti sulla bici in palestra, una potenza che le permette di usare sci da uomo, seguire linee e osare, oltrepassare i limiti. Ha raccontato che in caso di doppietta, o di triplete, come a Lake Louise nell’ultimo fine settimana, si premia regalandosi con scarpe e borse di lusso. Predilige le Louis Vuitton anche perché «abbiamo le stesse iniziali». Facile prevedere che ricapiterà presto a Cortina, l’altra pista che ama e dove ha già raccolto 9 successi, compresi quelli del sorpasso sul record della Proell, il gennaio scorso. Diva vera, protagonista di una serie di cadute spettacolari a inizio carriera, sbocciata con il successo a Lake Louise nel 2004, ma decollata davvero solo dal 2007 dopo il cambio di cognome, da Kildow a Vonn, a seguito del matrimonio con Thomas, compagno, allenatore, manager, factotum. Il matrimonio è terminato nel novembre 2011 con un litigio epico: lui, lasciato, per vendetta le limò un paio per volta tutti gli scarponi alla vigilia della gara, rendendoli inservibili, e lei, rimasta a piedi, dovette rinunciare al gigante di Aspen. Il giorno dopo arrivò l’annuncio ufficiale del divorzio. E anche la rottura con Tiger Woods, nel maggio scorso, è stata anticipata di qualche ora da lei, come a chiarire chi ha lasciato chi. «L’ho amato e lo amerò sempre, semplicemente non ha funzionato» ha detto recentemente. Dietro il sorriso radioso apparso sulle copertine di Sports Illustrated, Vogue e Elle, dietro alle foto con le pose e i vestiti alla Sharon Stone in Basic Instinct, c’è una determinazione, una voglia di stare davanti a tutte, senza pari. Nel 2011, quando perse la coppa del Mondo per una manciata di punti, superata dall’amica Maria Riesch con cui trascorreva tutti i pranzi di Natale a Garmisch, nemmeno le strinse la mano sul podio. Nel frattempo ci sono state diverse presenze al David Letterman Show, Access Hollywood, The Today Show. Le pubblicità e gli incidenti incredibili, come quella volta che ai Mondiali di Val d’Isere nel 2009 si tranciò un tendine del pollice destro imbracciando una bottiglia di champagne stappata con la sciabola. O come il mese scorso quando finì al pronto soccorso con lo stesso pollice azzannato dai suoi cani. Nel 2012 ha confessato a People di soffrire di depressione, malattia che continua a curare, come ha svelato recentemente anche al magazine tedesco Focus: «Se fisicamente sono esausta il vuoto e la tristezza possono prevalere in me, per questo devo aiutarmi tutti i giorni coi farmaci». E intanto il marchio Vonn cresce, senza soffrire almeno per ora dell’esplosione di Mikaela Shiffrin, vista crescere sulle piste di Vail e ora rivale numero 1 sulla via della riconquista della coppa del Mondo. «Potrebbe essere un gran bel duello per lo sci e per gli Stati Uniti, punto e basta. Nessuna rivalità» assicura la Vonn se punzecchiata. E aggiunge: «Le darò consigli per il superG? Ormai ha già vinto tanto, non ha più bisogno dei miei consigli, nemmeno nella velocità». Nei mesi di convalescenza dall’infortunio al ginocchio, nel febbraio scorso,  ha dato vita alla Lindsey Vonn Foundation per aiutare ragazze in difficoltà a realizzare i propri sogni. «Io l’ho fatto». Non si è Lindsey Vonn per caso.