Corriere della Sera, 8 dicembre 2015
La versione di Bilal, figlio di Erdogan. «Non è vero che facciamo affari con l’Isis»
DALLA NOSTRA INVIATA
Bologna «Il portavoce del Cremlino dice che il figlio del presidente Erdogan esporta il petrolio dell’Isis con le navi attraverso il porto di Ceyhan e questo appare su tutti i giornali del mondo. Ma io non ho nulla a che fare con le spedizioni navali. E soprattutto l’Isis è un nemico del mio Paese, l’Isis è una vergogna perché mette la mia religione in cattiva luce, non rappresentano l’Islam e non li considero musulmani». Incontriamo Bilal Erdogan, 35 anni, secondogenito del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, alla Johns Hopkins University di Bologna dove si trova da settembre. È venuto con la moglie e i figli di 8 e 2 anni per finire il dottorato in Relazioni Internazionali, iniziato nel 2006. Afferma di aver avuto problemi di salute, dopo essere stato accusato nella cosiddetta Tangentopoli turca del 2013.
La sua società Bmz Ltd non fa spedizioni navali?
«Bmz è una compagnia di costruzioni. Costruiamo uffici a Istanbul. Abbiamo un contratto per costruire imbarcazioni per un imprenditore in Russia, autocisterne da fiume, ma non le operiamo. Non facciamo affari nel Mediterraneo, in Siria o in Iraq».
Allora si riferiscono a una compagnia di suo fratello Burak?
«Lui ha un cargo ma non può essere usato per il petrolio».
La Turchia vende petrolio curdo: non è possibile che venda, anche inconsapevolmente, petrolio dell’Isis, visto che i trafficanti lo hanno fatto arrivare anche là?
«La Turchia vende petrolio curdo, è vero. Ma secondo la mappa russa sembrerebbe che i curdi siriani facciano arrivare petrolio dell’Isis alla raffineria Tupras della famiglia Koc. La famiglia Koc dice di comprare petrolio solo dalle fonti documentate. Chiedete a loro di provare che non lavorano con l’Isis, non è una raffineria del governo».
Perché la Turchia non sigilla il confine?
«Negli ultimi tre anni la Turchia è stata più rigida. Ma sono 900 chilometri di confine, è difficile. Avevamo chiesto la creazione di una zona cuscinetto, non siamo stati ascoltati».
La Russia è contraria alla no-fly zone.
«Chissà perché…. Non voglio dare l’idea che l’ostilità tra Turchia e Russia sia positiva. Siamo partner e vicini da tempo, penso che questa questione va risolta, ma non si risolverà se ognuno segue i propri interessi».
Si rischia l’escalation?
«Se chiudi i canali del dialogo non migliora niente. Quel che è accaduto con il jet russo è spiacevole ma dovremmo concentrarci sui veri problemi: l’Isis e il futuro della Siria».
Se l’Isis è il nemico comune, è tempo di riavvicinarsi ad Assad?
«Assad è nemico di chi? Se segui il petrolio dell’Isis, trovi Assad. Cerca di far soldi con il petrolio dell’Isis perché non ha altri introiti».
Nel 2013 lei fu accusato dal procuratore di Istanbul di aver pagato mazzette in cambio di un terreno. Ma il procuratore è stato rimosso e la polizia ha rifiutato di arrestarla.
«Alla fine ho risposto alle accuse con il nuovo procuratore. Nessuno è finito in prigione. Era un complotto del gruppo di Gulen, un tentato colpo di stato. Abbiamo aperto un procedimento contro chi ci ha accusato, un caso di 1500 pagine: il primo processo sarà a gennaio».
C’è un cablo di Wikileaks secondo cui la sua famiglia aveva nel 2010 otto conti in Svizzera: suo padre avrebbe detto che erano doni per la sua festa di nozze e finanziamenti per i vostri studi.
«Non abbiamo alcun conto in Svizzera, mio padre non ha detto queste cose. Alle nozze in Turchia per tradizione ti regalano piccole lire d’oro che vengono appese alle vesti degli sposi. Io ho fatto i miei soldi attraverso i ristoranti. Per i nostri studi io e le mie sorelle abbiamo ricevuto borse di studio da imprenditori turchi».
Berlusconi è venuto al suo matrimonio nel 2003. Di recente ha criticato suo padre dicendo che ha fatto passi indietro dalla democrazia.
«Non posso credere che Berlusconi abbia detto queste cose, conosce mio padre. È un peccato, e non è una buona lettura della politica turca».
Usa spesso il noi, quando parla del governo. A volte la pensa diversamente da suo padre?
«Non voglio usarlo, anche se mi identifico con mio padre. In molte cose posso avere idee diverse ma soprattutto ci sono i progetti cui tengo: 200 bambini in una scuola Montessori che è la migliore in Turchia, e una fondazione che promuove l’istruzione di duemila ragazze. E volete mettermi con Isis?».
C’è chi dice che lei è scappato qui in Italia...
«Voglio stare nel mio Paese ma ho così tanti interessi umanitari che in Turchia ho troppe distrazioni. Non è facile venire qui con due bambini. Ma è qui che posso concentrarmi».