La Stampa, 8 dicembre 2015
Sfottò agli onorevoli che si sono presi dieci giorni di vacanza
(Il corsivo di oggi è un gol a porta vuota, ma la colpa è di chi quella porta non la chiude mai).
Nella Roma che accoglie i pellegrini del Giubileo con ingorghi festosi, per trovare silenzio e spazi vuoti bisogna andare a Montecitorio. Un’oasi di pace nel cuore della Capitale. Le banche scricchiolano, l’Isis incombe, Salvini si crede Marine Le Pen che si crede Napoleone, ma i deputati della Repubblica non accettano di darla vinta agli strateghi del terrore cambiando le proprie abitudini. E con sprezzo del pericolo, ma non del ridicolo, hanno confermato e addirittura ampliato l’usanza di mettersi in ferie. Dal 4 al 14 dicembre. Il Ponte tornato in auge nei giorni scorsi non si riferiva dunque allo Stretto, ma alla larghissima vacanza che consentirà agli onorevoli di testare l’efficienza delle strutture turistiche italiane e di acquisire informazioni di prima mano su quelle estere.
A questo punto avrebbero potuto darsi appuntamento direttamente alla seconda settimana di gennaio – si pensi alla sfida ingegneristica e al significato culturale di un ponte gettato tra l’Immacolata e la Befana – ma il senso di responsabilità che è da sempre il loro tratto costitutivo li indurrà a interrompere brevemente la villeggiatura verso la metà del mese per votare a comando la legge di Stabilità, azzoppare ancora una volta i candidati alla Corte Costituzionale e soprattutto scambiarsi gli auguri di Natale. A conferma dei legami d’affetto tra persone in apparenza tanto divise e lontane, in realtà tenute insieme da una comunanza di valori rigorosamente quotati in Borsa.
(Il corsivo di oggi è un gol a porta vuota, ma la colpa è di chi quella porta non la chiude mai).
Nella Roma che accoglie i pellegrini del Giubileo con ingorghi festosi, per trovare silenzio e spazi vuoti bisogna andare a Montecitorio. Un’oasi di pace nel cuore della Capitale. Le banche scricchiolano, l’Isis incombe, Salvini si crede Marine Le Pen che si crede Napoleone, ma i deputati della Repubblica non accettano di darla vinta agli strateghi del terrore cambiando le proprie abitudini. E con sprezzo del pericolo, ma non del ridicolo, hanno confermato e addirittura ampliato l’usanza di mettersi in ferie. Dal 4 al 14 dicembre. Il Ponte tornato in auge nei giorni scorsi non si riferiva dunque allo Stretto, ma alla larghissima vacanza che consentirà agli onorevoli di testare l’efficienza delle strutture turistiche italiane e di acquisire informazioni di prima mano su quelle estere.
A questo punto avrebbero potuto darsi appuntamento direttamente alla seconda settimana di gennaio – si pensi alla sfida ingegneristica e al significato culturale di un ponte gettato tra l’Immacolata e la Befana – ma il senso di responsabilità che è da sempre il loro tratto costitutivo li indurrà a interrompere brevemente la villeggiatura verso la metà del mese per votare a comando la legge di Stabilità, azzoppare ancora una volta i candidati alla Corte Costituzionale e soprattutto scambiarsi gli auguri di Natale. A conferma dei legami d’affetto tra persone in apparenza tanto divise e lontane, in realtà tenute insieme da una comunanza di valori rigorosamente quotati in Borsa.