Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è stata un’altra strage in una scuola americana, un tizio di una ventina d’anni è entrato nel complesso di una elementare e ha ammazzato almeno 27 persone, ma forse anche più di 30. Almeno 18 vittime sono bambini in età compresa tra i 5 e i 10 anni. È forse il più grande massacro a scuola nella storia degli Stati Uniti.
• Racconti come è andata.
Devo premettere che, anche se scriviamo sei ore dopo il fatto, le notizie sono ancora confuse o incerte. La polizia ha portato i bambini superstiti in una caserma vicina e non intende dare informazioni fino a che tutte le famiglie non sono state informate. Nelle foto e nei servizi video si vedono bambini che piangono disperati e madri o padri che si portano via i loro piccoli cingendoli per le spalle, baciandoli, carezzandoli. Come se li avessero avuti in dono una seconda volta, dato che sono sopravvissuti al massacro.
• L’assassino è stato preso?
L’assassino si è sparato o forse è stato ucciso dalla polizia. Si chiama Ryan Lanza, dovrebbe avere vent’anni. Prima di assaltare la scuola, ha ucciso sua madre. La polizia ha trovato il cadavere in casa. Sembra certo che fosse un’insegnante della stessa scuola della strage. La scuola è la Sandy Hook Elermentary School, immersa in un bosco, più di 600 allievi, chiaramente pensata per famiglie ricche. Siamo a Newtown, nel Connecticut, a un centinaio di chilometri da New York. Lanza è apparso tra le nove e le nove e mezza, aveva con sé almeno due ma forse quattro pistole, un testimone dice che era vestito di nero con un giubbotto antiproiettile. Di come ha proceduto finora si sa poco. Una testimone, sostenendo di aver sentito sparare almeno cento colpi, ha detto di aver visto due cadaveri nell’atrio, non si sa se del preside dell’istituto e dello psicologo, che risultano comunque tra le vittime. Lanza si sarebbe poi dedicato a una classe dell’asilo: qui nessun bambino sarebbe sopravvissuto. La polizia ha annunciato la chiusura di tutti gli istituti del distretto, una misura che serve più che altro a tranquillizzare la popolazione. Il killer è stato ammazzato, pericoli non ce ne sono più.
• Si direbbe invece che pericoli ce ne sono sempre, no? Altrimenti come spiegare l’episodio di ieri?
Molti genitori hanno detto: «Pensavamo di trovarci nel posto più sicuro del pianeta». È naturalmente impossibile azzardare una qualche ricostruzione senza saper meglio come ha agito l’assassino e qual è stata la causa scatenante della follia. Tra le tante informazioni spezzettate che ci sono arrivate ieri c’è anche quella che Lanza avrebbe un suo figlio tra i piccoli della Sandy Hook. Notizia in contraddizione con i vent’anni d’età che la polizia per ora gli attribuisce.
• Quando dicevo che il pericolo è in agguato mi riferivo a questa mania americana di tenere le armi in casa.
Obama, prendendo spunto dalla strage di Newtown, ha detto che bisogna mantenere il bando per le armi d’assalto. Ma qui il problema non sono solo le armi d’assalto. Il problema è l’enorme diffusione di pistole e fucili nelle case degli americani. L’anno scorso l’Fbi ha ricevuto più di 16 milioni di domande di porto d’armi. Secondo un sondaggio Gallup, il 47% degli americani tiene una pistola in casa (23 milioni le donne). Altre fonti dicono che nelle case americane circolano 300 milioni di armi, quasi un’arma per ogni cittadino. In maggio ci fu un’impennata negli acquisti, dovuta alla sensazione che Obama, se rieletto, avrebbe introdotto principi proibizionisti. Ieri Michael Moore, che ha fatto un film su uno dei primi massacri di questo tipo (quello di Columbine), ha twittato subito: «Non è il momento di parlare di controllo delle armi? E quando sarà il momento?».
• Perché questa cosa, che a noi pare tanto ovvia, in America non passa?
Le armi in casa sono previste dal Bill of Rights, i dieci emendamenti alla Costituzione votati tra il 1789 e il 1791: il secondo prevede il diritto di possedere un’arma e portarsela dietro. Una consistente parte dell’opinione pubblica è d’accordo. Gli occupati del ramo sono molte migliaia. Cambiare la Costituzione sarebbe ancora più complicato che da noi. Il rapporto, tanto forte, degli americani con le armi risale al tempo dei pionieri e alla loro profonda concezione della responsabilità individuale. Tu puoi girare armato perché hai diritto di difenderti. Anzi, lo Stato ha interesse che tu ti difenda. Perché all’inizio, quando stavano costruendo il Paese (nel Settecento), lo Stato ti ha mandato a conquistare le terre incolte dell’Ovest garantendoti che tutto quello che avresti recintato sarebbe stato tuo e che avresti potuto difenderlo a fucilate contro chiunque. La loro dimestichezza con le armi sembra a noi italiani, a noi europei, una cosa orrenda e inesplicabile. Ma fa parte del loro spirito originario, sta nel cromosoma dei loro antenati pionieri e dei sacrifici che hanno fatto per costruire l’America. Per questo, anche quando c’è un massacro in una scuola, è praticamente impossibile fargli cambiare idea.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 15 dicembre 2012]
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