Gianluca Oddenino, la Stampa 15/12/2012, 15 dicembre 2012
JUVE, LO SGUARDO SUL MONDO IL METODO DEI CERCATORI D’ORO
Li cercano in tutto il mondo, guardando quasi duemila partite all’anno di ogni tipo e categoria, per dare linfa alla politica della “linea verde” varata dal nuovo corso bianconero. Ed in fondo anche per restare fedeli al marchio di fabbrica: Juventus, gioventù. Il progetto di scouting del club di corso Galileo Ferraris viene considerato tra i migliori in circolazione e in questi giorni ha tenuto banco alla terza edizione del WyScout Forum, allo stadio Emirates di Londra. Nella più grande convention internazionale dove dirigenti, osservatori e procuratori possono confrontarsi sul reclutamento dei giovani campioni, la Juve ha portato allo scoperto il proprio metodo per monitorare i potenziali talenti in Italia e all’estero, con una particolare attenzione nei confronti dei giovani dai 15 ai 18 anni. «Cerchiamo giocatori da Juve – ha spiegato il ds Fabio Paratici -, che siano adatti alla nostra squadra. E scandagliamo tutto il mondo, suddividendo le nazioni in tre livelli. Argentina, Brasile, Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Spagna sono nel primo gruppo. Poi ci sono Belgio, Colombia, Croazia, Olanda, Portogallo, Serbia ed Uruguay. Infine Danimarca, Svezia, Svizzera, Messico e Cile».
Il metodo di reclutamento prevede prima la segnalazione attraverso i servizi video (che coprono ogni evento), poi il parere dello scout «zonale» e solo dopo la prolungata visione dal vivo. Tutti i dati e le relazioni (valutazione tecnica, caratteriale, fisica, descrittiva tattica e un’opinione sulle prospettive del calciatore) confluiscono in uno specifico database e a Vinovo si tengono 5 incontri a stagione con i 26 scout. «Il primo alla fine di giugno – ha spiegato Paratici -, dove si discute di tattiche con l’allenatore. Ad ottobre parliamo di giocatori e posizioni, a dicembre pensiamo a cosa serve anche con la dirigenza. A marzo “tagliamo” la lista dei top player seguiti, focalizzandoci su alcuni e a maggio facciamo una lista di 44: 4 per ogni posizione». Grazie a questo lavoro e alla ricerca continua, la Juve per esempio è arrivata per prima sull’ultimo fenomeno brasiliano: Matheus Doria, difensore centrale del Botafogo, classe ’94 e fisico da gladiatore.
A gennaio verrà visionato direttamente da Paratici, a cui fa capo la struttura di osservazione della Juve, così come altri obiettivi sudamericani. La società bianconera ogni anno stanzia un budget di 1,4 milioni per il solo scouting (il 40% va in viaggi e di questi il 65% è per seguire i giovani) e si affida a 2 capo-osservatori: uno per il mercato internazionale (Javier Ribalta) ed uno per quello italiano (Claudio Sclosa). La Juve schiera poi 12 osservatori internazionali, di cui 4 per la prima squadra e 8 per i ragazzi di prospettiva, mentre altri 12 si occupano dei settori giovanili italiani. Dai Giovanissimi alla Primavera, tutti i campionati sono coperti e solo in Piemonte esistono 37 «segnalatori» che scoprono i migliori bambini per mandarli a Vinovo. L’obiettivo è quello di poter arrivare prima delle altre squadre sui campioni in erba (in estate c’è stata un’infornata di classe 1998) per poi costruirseli in casa grazie a strutture a l l ’ava n g u a rd i a (ora c’è anche lo Juventus College per coniugare sport e scuola), tecnici formati ad alto livello ed una politica di crescita. Che è sempre più a vocazione internazionale. Nell’undici titolare della Primavera, infatti, ci sono sempre 5-6 stranieri: dall’islandese Magnusson allo spagnolo Garcia, passando per il brasiliano Bonatini. E dei giocatori di proprietà mandati a farsi le ossa in A o B, quasi la metà non è italiana. La Juve del futuro nasce così.