Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 15/12/2012, 15 dicembre 2012
Pupi Avati contrario al divorzio: «Credo nel matrimonio e nella sua indissolubilità. Appartengo a una generazione che non aveva paura di dire “per sempre”
Pupi Avati contrario al divorzio: «Credo nel matrimonio e nella sua indissolubilità. Appartengo a una generazione che non aveva paura di dire “per sempre”. Per me espressioni come “la donna della mia vita” e “finché morte non vi separi” hanno un valore. Per questo votai contro il divorzio, al referendum del ’74, e non ho cambiato idea. A volte l’amore deve passare attraverso il tradimento, per rafforzarsi. È accaduto anche a me». Racconta: «Quando entrai nel mondo del cinema, la mia vita cambiò all’improvviso. Prima avevo un appeal pari a zero. D’un colpo diventai seducente. Ero totalmente impreparato a tutto questo. Le turbolenze nel rapporto con mia moglie furono difficili da controllare. Il nostro matrimonio subì forti sbandamenti. Alla fine ce l’abbiamo fatta a ricomporre la nostra unione: ed è la cosa di cui sono più orgoglioso nella vita. Avevamo già una figlia, Maria Antonia, e un figlio, Tommaso. Non oso pensare a quanto avrebbero sofferto, se i genitori si fossero lasciati. Poi abbiamo avuto anche il terzo, Alvise». Conobbe la moglie Nicola («come suo nonno») alla fermata del bus a Bologna: «Ero in macchina con il mio migliore amico. Lei era esattamente la donna che sognavo: mora, esile, occhi bellissimi; una nuova Ava Gardner. Non avevo il coraggio di dichiararmi, lo fece il mio amico per me. La corteggiai per quattro anni. Lei non mi voleva, del resto era bellissima e io decisamente no. Era anche fidanzata con un principe. La presi per sfinimento».