Raffaello Masci, la Stampa 15/12/2012, 15 dicembre 2012
IL DEBITO SUPERA I 2 MILA MILIARDI
Con gli auguri di buon Natale arriva anche la notizia che il nostro debito pubblico ha sfondato la soglia dei 2 mila miliardi: record assoluto con annessa profezia che solo di interessi pagheremo un occhio della testa (già siamo oltre gli 86 miliardi l’anno che diventeranno 105 nel 2015). La cosa che ci turba e che può sorprendere l’opinione pubblica, è che questo traguardo infausto è stato tagliato proprio nel corso del più rigoroso, oculato, parsimonioso governo della Repubblica. Ma la colpa (vedremo poi) non è sua.
Il totale
La Banca d’Italia ha confermato che il debito è arrivato a 2.014,693, e che il rapporto tra debito e Pil è salito a 126,4 per cento. Solo dall’inizio di quest’anno l’incremento è stato - dice sempre la banca centrale - di 71,288 miliardi. Possibile? Sì, è possibile, perché - spiega sempre la banca d’Italia - quest’anno sono stati elargiti aiuti a Grecia, Irlanda e Portogallo per 48 miliardi. Senza questi aiuti il rapporto debito/Pil sarebbe stato 123,3, cioè tre punti percentuali al di sotto. E poi c’è chi sta peggio di noi: Gli Usa hanno un debito che è il 140% del Pil, il Giappone addirittura il 230%.
Quando è cominciato?
Se ci siamo caricati di buffi è perché siamo stati sciuponi da sempre. Con l’aggravante politica che molti governi hanno comprato il consenso elargendo tutto a tutti, e pagando poi in disavanzo. Nel 1970 il rapporto debito/Pil era del 40,5% (e sembrava tanto). Il salto di qualità è stato fatto con il governo Craxi che ha raddoppiato questo parametro: 80,5% nel 1985. Dopo di che il trend è stato in crescita: il governo Amato del 1992 si è trovato un debito 105,5%, nel 1995 con Dini era al 121,2%. I governi di centrosinistra (Prodi, D’Alema, Amato II) hanno provato a ridurlo fino a 103,8% nel 2004. Poi però con l’ultimo governo Berlusconi il debito è tornato a salire fino al 120,1% del 2011. Il resto nell’anno di Monti.
Monti sbaglia?
Allora dopo tutto il rigore questo è risultato? Si chiederà qualcuno. In realtà la colpa non è di Monti, ma della crisi che ha fatto crollare il Pil sotto zero e quindi ha reso il rapporto tra questo valore e il debito assai svantaggioso. Monti, rileva la Banca centrale europea, vanta quest’anno il maggiore avanzo primario (la differenza tra entrate e spese) dell’area euro e nei primi dieci mesi del 2012 le entrate sono aumentate a 309,3 miliardi, cioè il 2,9% in più dello stesso periodo dello scorso anno. Lo spread è sceso a 326 punti tendenziali (324 ieri) con un rendimento del Btp decennali del 4,6%. Ma i numeri sono numeri e le associazione dei consumatori Adusbef e Federconsumatori hanno fatto un conteggio: l’aumento mensile del debito durante gli 11 mesi di governo Monti è stato di 9,2 miliardi. Berlusconi si è indebitato per «soli» 6,2 miliardi al mese, e Prodi prima di lui di 3,8. Su ogni cittadino, bambini compresi, grava un debito di 33.081 euro.
Che fare?
L’a ricetta su cui tutti sono d’accordo è la crescita. Se il Pil torna a salire il rapporto tra questo valore e il debito diventa automaticamente più vantaggioso. Dopo di che va continuata la spending review, possibilmente in maniera più incisiva di quanto è stato fatto finora, ma ci vuole un consenso politico intorno. Poi ci sono le formule - tutte già sperimentate senza successo - per abbatterlo: una è tagliare la spesa pubblica a cominciare da quella mai intaccata della politica, dal Parlamento fino ai consigli circoscrizionali e degli enti pubblici di diritto regionale (circa 5 mila). Sono tutti d’accordo: tant’è che nulla è stato fatto e perfino la riduzione del numero delle province è stata rinviata. C’è poi l’annosa proposta della vendita dei beni demaniali (palazzi, caserme dismesse, ecc.): nel ’92 Amato era deciso a procedere a vie di fatto. Ma vent’anni dopo ne stiamo ancora parlando. Ora il ministro Grilli ha messo a punto un piano di dismissioni pari ogni anno all’1% del Pil, garantendo così a Bruxelles l’impegno dell’Italia per la riduzione del debito.