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 2012  dicembre 15 Sabato calendario

AMORE A PRIMA VISTA? NON MI FIDO, MEGLIO FARE UN TEST O DUE


OGGI MI SENTO un incrocio tra Coco Chanel e Katharine Hepburn» replica Anne Hathaway alle inevitabili lodi dirette al look: blusa Marni, designer affermata, pantaloni morbidi e ampi di Chichi, designer emergente. Salomonica.
È importante avere dei mentori. Soprattutto se, come Coco Chanel, ritenevano che «non valesse la pena di perdere tempo a sbattere la testa contro il muro sperando di trasformarlo in una porta». Anne Hathaway la testa la preserva bene, ma è fin troppo evidente che il talento per localizzare uscite di sicurezza è stato affinato negli anni. «La morte sarà un sollievo. Basta interviste». Hepburn questa volta. E chissà se la giovane attrice, star di quella portentosa macchina da guerra che è Les Misérables, sa che anche in questo può contare su un destino gloriosamente condiviso.
Eppure, nonostante gli applausi (a scena aperta, durante la proiezione-test cui abbiamo assistito a New York, neanche fossimo a Broadway dove la versione live del musical tratto dal capolavoro di Victor Hugo tiene banco da un paio di decenni), nonostante "favoloso" e "perfetto" siano due aggettivi che ricorrono spesso nell’intervista (a proposito dei compagni di lavoro Hugh Jackman e Russell Crowe - e soprattutto del neomarito Adam Shulman, attore e designer di gioielli), non c’è "Wow" o superlativo che riesca a nasconderne la fragilità, la paura di essere braccata. "I nemici sono così stimolanti". Anzi, per Katharine Hepburn doveva essere una soddisfazione averci a che fare. Ma c’è chi vede nemici dappertutto. "Niente domande personali" è la richiesta non proprio inaspettata pre-intervista. Ci limitiamo alle congratulazioni per il recente matrimonio (a Big Sur, intimo, un centinaio tra amici e parenti, menù vegano). "Grazie" è la replica. Si può essere più succinti?
Ci si sente diversi da "signora sposata"?
Sì: ora so che era quel che stavo cercando.
Secondo le cronache ha cercato con molta determinazione anche il ruolo di Fantine in Les Misérables...
Tom (Hooper, il regista di Il discorso del re, ndr) dice d’aver sempre avuto me in testa, ma per un po’ pareva impossibile persino fare un provino: qualcuno in produzione mi riteneva troppo vecchia per Cosette, troppo giovane per Fantine. Alla fine ha vinto Tom.
Una di quelle audizioni da annali?
Ho cantato I Dreamed a Dream (scena tragicissima, pubblico in delirio, ndr). E, quando ho finito, mi sono resa conto che Tom piangeva. "Wow, questo è un buon segno... O è solo un piagnone?". Poi lui mi ha confessato: "Nessuno mi aveva fatto piangere prima". Conoscevo bene quella scena, l’avevo vista fare da mia madre tante di quelle volte...
Sua madre lascio la carriera di attrice per lei e i suoi due fratelli. Lei lo farebbe?
Desidero avere figli da quando ho 16 anni. E non vedo l’ora di conoscere i miei bambini. Ma non so come mi comporterò quando succederà. Vorrei essere per loro una madre moderna, la loro guida per diventare brave persone nel mondo.
Les Misérables è anche un film sull’amore a prima vista. Lei ci crede?
Credo che esistano le anime gemelle, destinate a riconoscersi a un livello più profondò di quello di cui siamo consapevoli, ma l’amore a prima vista non sono sicura dia garanzie. Forse un paio di test è meglio farli.
Per l’entusiasmo con cui mostra i rivoluzionari, si può azzardare sia anche politico?
Racconta l’emozione di quell’età in cui è normale essere idealisti, arrabbiati e con l’energia per cambiare il mondo. È politico perché la storia di Hugo lo è, parla di passioni senza tempo. Guardi il film, vedi quelle barricate e pensi a quello che sta succedendo in Medio Oriente.
Da sostenitrice del movimento Occupy Wall Street, pensa valga la pena di lottare contro l’ingiustizia?
Sono figlia di un avvocato, la mia idea di giustizia è: imparzialità basata sulla logica e la mutua comprensione del senso morale.
Pensava a queste definizioni mentre dava vita alla tragica sorte di Fantine?
A una statua di Rodin, La victoire: un soldato ferito sostenuto da un angelo. Non si può dire che l’espressione sul suo viso sia bella, ma potente sì. Ecco cos’è Fantine per me, una madre che muore e pensa alla creatura che lascia, quello è il suo grido di dolore.
Quando si è vista sullo schermo pallida, emaciata, che cosa ha provato?
Ci sono ancora i segni delle mie unghie sulla poltrona... Non sono mai completamente soddisfatta di quello che faccio, ma forse adesso questa abitudine a buttarmi giù l’ho superata. È iniziato quando ho girato Rachel sta per sposarsi, momento di congiunzione perfetta nella mia vita. Da quella fase in cui non conoscevo il fallimento affrontavo ogni giorno con fiducia, ero passata alla consapevolezza che tutti gli esseri umani prima o poi cadono (il riferimento biografico potrebbe essere alla relazione con Raffaello Follieri, arrestato nel 2008, che un giornale americano definì la sua "romantic Waterloo", ndr). Poi un giorno, sul set mentre inanellavo pensieri negativi, mi sono detta: "Anne, se un milione di persone guarderanno la scena e penseranno che sei un mito e tu continuerai a pensare che fai schifo, riuscirai a fartene una ragione?". È stata la prima volta che ho avuto compassione per me stessa. Perciò quando ho finito di girare la scena in cui canto I Dreamed a Dream, ho pensato: "Ben fatto, se qualcuno vuoi provare a fare meglio di così, si dovrà impegnare parecchio".
A giudicare dai pronostici avrà una nomination agli Oscar per Les Misérables.
Dov’è che c’è del legno da toccare? (Si sporge verso uno dei trumeau che arredano la suite) Mmm, questo mi sa che è compensato.
Il 12 novembre ha compiuto trent’anni. Come ha festeggiato?
Ho organizzato un party in costume, ho proiettato La signora mia zia (tratto da Zia Mame, di Patrick Dennis, ndr) e tutti ci siamo vestiti come nel film. Poi mi sono ubriacata di brutto.