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 2012  dicembre 15 Sabato calendario

MASCHI, RIMETTETEVI I PANTALONI


PER DIRE CHE TIPO È, Chiara Francini non si perde una puntata di Chi l’ha visto perché resta ipnotizzata dalle storie di chi scompare. Poi, quando spiega che qualcosa non le piace butta lì «non è la mia cup of tea», very british. E tra le sue passioni da universitaria, c’erano la paleografia latina, la codicologia e la semantica («Umberto Eco, un idolo»). Infatti si è laureata in italianistica con una tesi sull’arte del dialogo e della retorica in ermeneutica.
Nel mix aggiungete una grande capacità di ridere e farti ridere, quella bellezza che ogni fotografia ti può raccontare. Bastano gli scatti dell’ultima campagna pubblicitaria di Dolce&Gabbana. Ecco Chiara Francini.
Ogni attrice ha la sua chiave per arrivare al cuore dei personaggi. Lei ha un metodo?
Sono rigorosa. Un’eredità di mia madre, pignola e precisa. Uso la mia spontaneità al meglio, cercando l’empatia giusta col personaggio a istinto, anche un po’ animale. Ho recitato a teatro, ho cominciato lì... Shakespeare, Romeo e Giulietta e Antonio e Cleopatra. Un autore contemporaneo come Fausto Paradivino. Ma recitare per tv e cinema mi consente di proporre la mia visione del personaggio, di confrontarmi col regista, e poi eventualmente cambiare lì per lì. Non so se sia un metodo. Ma lavoro così.
Domanda ovvia, nel suo caso: quanto conta la bellezza?
Un’attrice deve essere più interessante che "bella", avere un viso che sappia raccontare, comunicare il personaggio.
Lei che tipo di faccia pensa di avere?
Direi versatile, particolare. Non penso di avere un viso comico, però mi capitano spesso proposte di personaggi leggeri. E ne sono contenta perché una donna media italiana solitamente è bella e ironica. Le donne italiane sanno ridere molto più degli uomini.
I "femminicidi" crescono. Perché, secondo lei?
Ci penso spesso. Forse perché oggi il maschio non riesce più a calzare i propri pantaloni. Non capisce la donna che ha davanti. È spaesato. Non sa dov’è e chi è. Oggi, giustamente, le donne vogliono tutto: un compagno che le ami, una famiglia, un lavoro, il successo. Quando "arrivano", la loro autonomia terrorizza un maschio abituato per secoli a vederla come la regina del focolare. Tutto questo, in certi casi, scatena la violenza. E dire che le donne, in realtà, non intendono affatto smettere di essere le regine del focolare... Ma vogliono "anche" il resto. Ogni tanto leggo di ottantenni che ammazzano le loro mogli anziane dopo una vita passata insieme per scoppi di gelosia retrospettiva. Una follia. Perché "fatti non fummo a viver come bruti..." eccetera.
Mai vissuto sulla propria pelle qualcosa del genere?
Più di otto anni fa avevo un fidanzato che era affascinato dalla mia vivacità, dal mio carattere, dalla mia voglia di farcela. E, con la stessa forza, ne era contemporaneamente terrorizzato. Forse aveva in mente il modello "schiava-zitta-e-lava". Una miscela ingovernabile. Terribile.
Naturalmente è finita...
Certo. Mai più nella vita. Da sette anni ho un solido rapporto con un ragazzo con i piedi per terra, non geloso, sincero, al quale racconto tutto, molto colto. E taciturno: ma quando parla, ha cose autentiche da dire.
Quante doti per un italiano. Una vera rarità.
Infatti è svedese (ride). E il vicedirettore di una università inglese in Italia. Formazione economica, ma è un cinefilo.
Altra domanda banale, ma ci vuole: famiglia in vista?
Non adesso. Ma so già che quando avverrà, il mio ruolo di mamma italiana fagociterà me e i miei biondi pargoli.
Il 24 gennaio uscirà il suo ultimo film Pazze di me, di Fausto Brizzi. Lei è la figlia di Loretta Goggi.
Che donna. Che attrice. Che lezione di professionalità. Io recito quasi sempre in abito da sposa. Vengo lasciata dal futuro marito perché troppo bella, colta, intelligente, eccetera. Un’altra che spaventa i maschi, insomma. Ritroverò me stessa... Non dico come.
Con chi le piacerebbe lavorare?
Carlo Verdone, da morire. Pupi Avari. Marco Bellocchio. Nanni Moretti. Ciprì e Maresco. Ferzan Ozpetek. Gianni Amelio. Paolo Sorrentino. Insomma, i migliori.
Cosa significa ritrovarsi in una campagna pubblicitaria importante come quella di Dolce&Gabbana?
Ho vissuto tutto con gioia e ingenuità, mai fatto follie per le griffe. Sono orgogliosa di ritrovarmi al posto di Monica Bellucci, che stimo molto. E di essere stata scelta, mi hanno detto Domenico e Stefano, per la mia ironia come componente forte della donna italiana. Mi hanno capito...
Una bella scommessa che le piacerebbe vincere?
Un film in cui le donne siano il motore della storia. Stiano insomma davanti e gli uomini dietro (breve pausa, sorriso). Fuor di metafora, ovviamente (grande risata).