Gianluca Veneziani, Libero 15/12/2012, 15 dicembre 2012
ALFRED JARRY, IL SUPERMASCHIO ECCOLO QUA
[Il protagonista del romanzo del geniale scrittore francese si spinge oltre ogni limite e riesce ad accoppiarsi per 82 volte in 24 ore. E solo quando la partner sviene distrutta se ne innamora] –
È una via di mezzo tra Superman e il Superuomo. E, sull’immagine di copertina, ha lo sguardo che pare un incrocio tra Nietzsche e Freddy Mercury. È il Supermaschio, personaggio del romanzo di Alfred Jarry (Il Supermaschio, Bompiani, pp. 156, euro 16), scrittore francese che teorizzò, esattamente 110 anni fa, un individuo capace di oltrepassare i confini dell’umano. Lo stesso Jarry, d’altronde, era uno facile agli eccessi: atleta e drammaturgo, riusciva a combinare la passione per il ciclismo con un consumo esorbitante di assenzio. Piccolo grande uomo («Il suo cappello a cilindro era più alto di lui», così lo definiva André Breton), morì giovanissimo, a soli 34 anni, sebbene credesse a un’esistenza senza limiti. Prima di schiattare, dicono, chiese uno stuzzicadenti. Glielo portarono immediatamente e ne fu deliziato. Questa la sorte di Jarry Stecchino.
Meglio di Ercole
Nel suo Supermaschio la ricerca dell’infinito si accorda almeno a tre linee di pensiero: il tema nicciano della volontà, quello futurista della velocità e quello positivista del progresso. Jarry, in particolare, descrive la durata interminabile dell’atto amoroso, in termini di vigore, lunghezza e ripetizioni. Se Catone il Vecchio lo faceva solo due volte, «ma intendeva una volta in Inverno e una in Estate», se Ercole soddisfaceva trenta vergini in una stessa notte e se Maometto riuniva «nella sua persona il vigore di sessanta uomini », André Marcueil, il protagonista del romanzo, pretende di riuscire a imitare l’Indiano citato da Teofrasto, facendo sesso almeno settanta volte al giorno.
Eppure la biografia del personaggio sembrerebbe smentirlo. All’inizio, infatti, «tranne che per nascere, André Marcueil non aveva avuto nessun contatto con la donna: fu allattato da una capra». E, crescendo, aveva represso la sua forza sessuale, mangiando bromuro, cercando di stremarsi a furia di esercizi fisici, addirittura contenendo il suo membro in cinghie di cuoio. Ma la bestia era tornata presto a farsi sentire, anzi furoreggiava dentro di lui, pulsando più del cuore. «Sono senza cuore!», ammetteva Marcueil. «Vuol dire che lo sostituisco certamente con qualche altra cosa».
Per soddisfare questa voglia ferina, il Supermaschio si cimenta nell’impresa da record. Con la partner Ellen Elson riesce a farlo 82 volte di seguito in 24 ore. Durante l’amplesso, va da sé, la femmina è ridotta a un oggetto, a un «essere grazioso, fragile e futile... fottile», che acquista dignità solo se si inchina al membro. Come testimonia la descrizione di questa fellatio regale: «Ellen compì il gesto che non è permesso che alle Sovrane: s’inginocchiò davanti all’uomo. Carezzava Marcueil con trasporto. La sua bocca, mordace, chiedeva all’uomo di non essere ancora esausto ».
Solo quando la donna sviene, distrutta, quasi morta, il Supermaschio se ne innamora, spiegandosi quel sentimento in due modi: «post coitum animal triste» e «fare assiduamente l’amore toglie il tempo di fare esperienza dell’amore». Per provare quell’inattesa inclinazione romantica, due scienziati pensano allora di sottoporre Marcueil alla Macchina-per-ispirare l’amore. Tuttavia, con grande sorpresa, non è l’uomo a innamorarsi grazie alla macchina, ma la macchina a innamorarsi dell’uomo. Conseguenza quasi inevitabile visto che «in questi tempi in cui il metallo e i meccanismi sono onnipotenti, l’uomo, per sopravvivere, deve diventare più forte delle macchine».
Ciclisti dopati
Marcueil sfida le macchine non solo sotto le lenzuola, ma pure nell’attività agonistica. Con quattro ciclisti organizza la corsa delle Diecimila Miglia, tremendo tappone di cinque giorni di seguito in cui il quintetto deve andare più rapido di un treno. Per affrontare il test, i corridori si nutrono di un cibo speciale: si tratta del Perpetual- Motion-Food, preparato miracoloso, che consente di non sentire la fatica. E infatti il quintetto fila forte come il vento, quasi come la luce, superando i 350 chilometri all’ora. Peccato che, nel bel mezzo della corsa, uno dei cinque atleti, Jewey Jacobs, passi a miglior vita. Eppure il morto, nonostante il “contrattempo”, continua a tirar dritto, più agile di prima. Jacobs pedala che è una bellezza, dimostrando che per essere bravi ciclisti non bisogna necessariamente essere vivi. «Ed ecco dunque il nostro Jewey Jacobs mettersi a pedalare, dapprima di malavoglia. A poco a poco comincia a prenderci gusto, ed ecco le sue gambe seguire il nostro ritmo, fino a che si mette addirittura a filare come un pazzo ».
Per i ritmi del romanzo, sembra che Jarry non faccia altro che cogliere l’attimo, cercare la fuga, inseguire il record. In realtà, dietro la corsa folle e gli amplessi ripetuti, dietro questa sfida perpetua contro la finitezza umana, si nasconde una ricerca quasi metafisica, più alta e insieme più profonda. «Non ci sarebbe, infatti, ragione perché gli uomini lavorassero a rendere durevole la loro opera, se non supponessero confusamente che essa ha bisogno di un sovrappiù di bellezza che essi sono incapaci di darle oggi,ma che il futuro le riserva. Le cose non si fanno grandi, si lascia che lo diventino». Forse anche per questo oggi il piccolo Jarry è considerato un gigante.