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 2012  dicembre 15 Sabato calendario

IL GIORNALE-PARTITO È MORTO DA PARLATO GRAVE INIMICIZIA


«Un atto di grave inimicizia ». Norma Rangeri, direttore del manifesto in crisi, censura, senza complessi anagrafici, l’atteggiamento del fondatore Valentino Parlato che ha deciso di chiamarsi fuori dal giornale. Rangeri-San Sebastiano restituisce le frecce che le arrivano addosso quotidianamente: «Sento un clima da cupio dissolvi, da muoia Sansone con tutti i Filistei, un istinto di morte che è nefasto e nel quale non mi riconosco». Le viene in mente Lucio Magri, il cui suicidio «è stato anche il segno di una sconfitta politica che lui ha assunto su di sé». Evoca con una certa durezza Rossanda: «Ha preferito scrivere di Lucio sul
Corriere anziché sul manifesto.
Una cosa che mi ha molto colpito». E ammette le ultime dimissioni, quelle del suo vicedirettore, Angelo Mastrandrea.
Valentino Parlato se ne va rimproverandoti di aver rinunciato al giornale-partito, di aver fatto perdere fisionomia alla sua creatura.
«Capisco che Valentino sia nostalgico dei bei vecchi tempi. Gli ricordo però le rotture durissime di allora. Luigi Pintor si dimise proprio contro l’idea del giornalepartito. E io, che considero Pintor mio maestro, sono sulle stesse posizioni. Se identità significa ortodossia rispetto al gruppo dirigente di 40 anni fa e rispetto a quel comunismo che un lettore ventenne nemmeno conosce, io dico no, ho un’altra idea ed esigo un confronto adulto tra posizioni diverse. Non può esserci il
manifesto
di 40
anni fa che si staccava dal Pci. Non esiste più il Pci e nemmeno il gruppo dirigente che derivava da quella storia. Il mondo è cambiato. Tenendo fermi l’orizzonte di riferimento e la linea antisistema,
il manifesto
deve avere la massima apertura politica e culturale. È quello che ho cercato di fare con la mia direzione. La linea editoriale c’è ed è diversa da quella che vorrebbe
Valentino».
È vero che anche il vicedirettore Angelo Mastrandea si è dimesso?
«Sì, ha anticipato noi tutti... siamo alla chiusura del ciclo di liquidazione
coatta».
Come si fa senza Valentino, senza Rossana, senza tutti quei giornalisti che hanno ritirato le firme o addirittura se ne sono andati?
«Nessuno di loro ha proposto una ricetta favolosa e salvifica. Chiedo a chi sta fuori: come intendono combattere per rilanciare il giornale se non sono al giornale? Valentino era una presenza preziosa. Tuttavia se, come dice lui, c’è questa grande differenza di vedute, ognuno si assuma le sue responsabilità. A 15 giorni dalla fine della liquidazione coatta andarsene è un atto di grave inimicizia».
Valentino è stato il vostro ambasciatore.
«Valentino, poveretto, si è dato molto da fare ma non è mai riuscito, frequentando un banchiere e l’altro, a togliere l’impresa dalla massima precarietà, cosa che scontiamo adesso. Siamo andati avanti con una gestione allegra, facendo debiti. Forse si sarebbe potuto evitare, con comportamenti diversi, il fallimento».
Adesso ci sarà una nuova cooperativa e
il manifesto
avrà un padrone.
«Tra l’essere finanziati da Geronzi, com’è accaduto in passato, o avere qualcuno che compra limpidamente la testata e la affida al collettivo garantendogli piena autonomia non vedo il problema ».
Porte aperte per chi vuol tornare?
«Le porte sono state sbattute da altri, da chi, con un certo menefreghismo, ha lasciato il giornale in un momento difficile».