Martino Cervo, Libero 15/12/2012, 15 dicembre 2012
«SE C’È SOLO BERLUSCONI IO NON VENGO»
L’operazione «Monti leader del centrodestra » ha una regia che non è solo italiana. L’evidente nodo mentale che Berlusconi si è stretto quando ha nominato con freddezza Mario Mauro («È stato lui a influenzare Daul») ne è stato un segno indiretto. L’altro è stato ciò che è andato inscena a Bruxelles, al vertice del Ppe. Secondo le informazioni di cui è in possesso Libero, la presenza di Monti è stata al centro di un mezzo incidente internazionale. Come noto, l’invito «a sorpresa» del premier italiano, col suo evidente contenuto di legittimazione all’ipotesi di una candidatura diretta, è arrivato dal presidente del Partito popolare europeo, Wilfred Martens. Meno note le circostanze che hanno portato a questo invito. Secondo quanto riferito da personalità presenti al vertice di giovedì, lo stesso Martens è stato raggiunto da una telefonata di Angela Merkel (anch’essa presente) il cui tenore è stato: «Se c’è solo Berlusconi, io non vengo». Di qui l’affannoso tentativo dei vertici dello schieramento di correre ai ripari per evitare un’assenza clamorosa. Di qui la richiesta al Professore, poche ore dopo l’invito esplicito rivolto da Joseph Daul (che del Ppe è capogruppo al Parlamento europeo) al passo avanti di Monti, scandito in coppia con Mario Mauro che ha parlato di «follia» a riguardo della caduta di Monti.
Certo, lui poi ha risposto. Ma la sensazione di una candidatura non esattamente sbocciata in territorio italiano è piuttosto forte. Primo segno di integrazione europea delle famiglie politiche o ingerenza? Qui si entra nelle interpretazioni. Di certo la costruzione del candidato Monti somiglia a una serie di cappelli messi in successione su iniziative altrui. Prima i più svelti nel Pdl hanno fiutato la possibilità di agganciarsi a un nuovo leader. Poi Berlusconi, sentendosi scaricato, ha fatto sua l’intera operazione, diventando il primo dei montiani. Resta il fatto che la mossa iniziale non è italiana.