Elisa Messina, IoDonna 15/12/2012, 15 dicembre 2012
NIENTE DRITTI O ROVESCI STAVOLTA GIOCO DI FASCINO
BUONGIORNO, com’è la situazione politica da voi? Sa, mi è capitato di vedere Porta a Porta..". Ecco, questo è l’approccio che non ti aspetti da uno come Roger Federer. Fuoriclasse del tennis, numero due al mondo (per il posto in vetta sgomita periodicamente con Novak Djokovich), "il più regale che abbia mai visto" ha detto Andre Agassi. Guardi come si muove e parla e capisci dove nasce la disinvolta eleganza in campo: è qualcosa che ha dentro. Sorriso aperto, un filo d’abbronzatura che ne accresce il sex appeal - siamo a Dubai, dove lui vive e si allena per due mesi l’anno - Mr Federer sa che oggi non parleremo di tennis, ma di lui, della sua famiglia, del suo futuro. Ma non è di quegli sportivi che si irrigidisce alle domande personali. Nel caso, le dribbla con stile. In fondo, è un uomo pacificato: sa di aver ottenuto dalla vita più di quanto avrebbe mai immaginato il giorno del suo primo match.
Se non fosse stato un tennista sarebbe...
Tennista. O calciatore. Mai sognato di diventare astronauta o poliziotto. Tiravo con la racchetta sempre e dappertutto. Ho lanciato palle contro il garage di casa, l’auto dei miei, la credenza di mia nonna. Non ricordo quanti vetri ho rotto... Quando si è trattato di iniziare a fare sul serio mio padre mi ha detto: "Vuoi diventare professionista? Ok. Ma se lasci, torni a studiare". Ho lasciato i banchi a 17 anni. Il resto è storia.
Il padre di Agassi e quello della Graff costrinsero i figli al tennis. E il suo? Assolutamente no. Ho sempre scelto di testa mia. I miei controllavano senza interferire. La risposta era sempre: "Se per te è ok, lo è anche per noi".
Papà della Svizzera tedesca, mamma sudafricana. Curioso mix.
In effetti mi sento un puzzle. Mi piace. Basilea è casa, il posto dove sono cresciuto e dove mi piace tornare. Sento molto la mia essenza svizzera: l’attitudine al lavoro, al sacrificio. Il lato africano, invece, mi aiuta a mantenere la calma e mi ha dato un grande senso dell’onestà. Adoro i sudafricani.
Al puzzle ha aggiunto una moglie ceca che, tra l’altro, è pure la sua manager.
Mirka. Le devo molto. Mi ha reso padre di due gemelline, Myla Rose e Charlene Riva e con loro mi segue ovunque. Un tennista viaggia spesso, ma noi siamo riusciti a impostare un ménage che ci permette di spostarci insieme direi il 95 per cento delle volte.
È la famiglia sempre vicina dunque il segreto della sua nota compostezza?
In realtà ero più calmo prima che arrivassero le bambine. Le adoro, ma se non ci fossero Mirka e i miei che pensano a tutto... Quando ci dissero che erano due, mia moglie e io abbiamo avuto un attimo di sconforto: non potremo più divertirci come prima. Invece ce la stiamo cavando.
Le sue figlie hanno 3 anni. Qual è l’aspetto più sorprendente dell’essere padre?
Scoprire che ogni cosa può essere incredibilmente lenta o incredibilmente veloce. Gli animali nascono e subito camminano, i bambini no... Devi avere pazienza, rispettare i loro tempi. Poi all’improvviso ti rendi conto di quanto hanno imparato. Una scoperta continua.
Come si vede rispetto a 10 anni fa?
Sento di aver vissuto una vera evoluzione: da ragazzo sono diventato uomo, poi padre. Anche il mio atteggiamento verso la vita e il tennis è cambiato: prima "correvo", ora prendo il mio tempo. So che ogni match potrebbe essere l’ultimo. E faccio scelte che anni fa non avrei fatto. Anche in fatto di sponsor.
Come quella di essere il nuovo testimonial di Moët & Chandon: il servizio
fotografico è degno di un modello professionista. E lei è elegantissimo...
Ecco, dieci anni fa non lo avrei fatto, ma questo era il momento giusto.
Brad Pitt testimonial di un profumo femminile, lei dello champagne. Gioca a fare il sex symbol?
Prima dello shooting ero un po’ imbarazzato, ma mi sono lasciato consigliare ed è stato molto divertente. Da uno sportivo ti aspetti sia sempre in tuta o in jeans. Invece è bello sentirsi a proprio agio anche in abiti più formali. Io poi sono piuttosto esigente.
Interessato al fashion?
Sono stato a Milano alle sfilate, nel 2009. Mia moglie da tempo tentava di convincermi ad accettare l’invito ma io rimandavo. Poi ho ceduto. E sono stati i giorni più pazzi della mia vita! Sono stato anche nei backstage...
Che cos’è il lusso per lei?
Più tempo per me e per la mia famiglia. Anche se un po’ di lusso di tanto in tanto può essere divertente. Tutti lavoriamo per raggiungerlo ma alla fine della giornata ciò che conta è altro: stare bene con chi ami.
Ha creato una fondazione benefica per i bambini di Sudafrica e Zimbabwe. Perché? Vuole restituire un po’ della tanta fortuna ricevuta?
Non c’è niente da ri-bilanciare. Lo faccio perché è una vera passione. Perché è giusto. È importante. E serve a scuotere le coscienze. Andre Agassi mi ha ispirato con la sua fondazione e anche la nostra, come la sua, si occupa di scuola. Nessun bambino dovrebbe essere privato del diritto ad avere un’istruzione.
Come vede il suo futuro?
Il futuro vicino è ancora sui campi. Dopo... credo che seguirò la fondazione. E resterò nel mondo del tennis, organizzare, allenare: ho imparato tanto da mia moglie. Magari aprirò una scuola di tennis per bambini in Svizzera. Vedremo. Avrò tanto tempo...