Sabelli Fioretti, IoDonna 15/12/2012, 15 dicembre 2012
UN SEGNO (DELLA CROCE) DI TROPPO
MIO PADRE ERA UN FAMOSO GIORNALISTA SPORTIVO. Io ho cominciato come cronista sportivo. Sono stato un acceso tifoso. Poi, pian piano, mi sono distaccato dal mondo dello sport. Faccio ancora il tifo per la Lazio ma passano intere settimane durante le quali ignoro perfino se vince o perde. Sono in sostanza un moderato dal punto di vista dell’agonismo. Per questo forse non sono la persona più adatta per scrivere le cose che sto scrivendo. Ma non posso dimenticare di aver passato con Gelindo Bordin la sera del giorno in cui aveva vinto la maratona delle Olimpiadi di Seul. Si era dimostrato il più forte atleta del mondo sui 42 km di corsa e parlava con noi come un ragazzo normale, come era giusto. Ci sono stati e ci sono molti atleti che si comportano così. Direi moltissimi. Ma non i calciatori. I calciatori credono di essere semidei. Sono del tutto incapaci di pagare perfino la bolletta del gas, ma quando segnano un goal, cioè fanno il loro mestiere, anche alla squadra ultima in classifica, si lasciano andare a inconsulti gesti puerili, fanno piroette, saltellano, si baciano, fanno il trenino, indicano il cielo, si ciucciano il dito, sculettano. Però non è questa la cosa più ridicola che fanno. La cosa più ridicola che fanno è fare il segno della croce prima di tirare un rigore raccomandandosi a Dio perché li faccia segnare. Anche il portiere si fa il segno della croce raccomandandosi a Dio perché lo faccia parare. Problema: se voi foste Dio, come vi comportereste?