Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Arriva oggi in libreria Il primo libro delle profezie (Marsilio, 236 pagine), un volume nel quale Giorgio Dell’Arti tira i fili di tutto quanto succede in Italia e nel mondo e li prolunga fino a far capire quello che succederà tra qualche settimana, qualche mese, qualche anno, e persino qualche decennio. Nel Prologo discutono gli stessi due personaggi che, da un anno, raccontano quotidianamente ai lettori della Gazzetta il fatto del giorno. Lo anticipiamo qui di seguito.
• Sa che cosa ci vorrebbe? Che mettessimo insieme tutto quello che ci siamo detti in un anno e tentassimo di capire dove si va a parare.
Non funziona. Me l’ha chiesto anche l’Editore. «Ristampiamo queste conversazioni quotidiane della Gazzetta dello Sport». Io ho rispost «Ti ci vogliono almeno mille pagine, dovrai rifare un volumone tipo il Catalogo dei Viventi». Lui: «Tu fai una scelta, piglia quelle che hanno ancora senso». Ci ho pensato un po’ e ho risposto di no un’altra volta.
• Perché?
Perché pubblicare un anno dopo un testo scritto in pochi minuti sull’onda del giudizio e dell’emozione del momento rivela tutta la miseria del nostro mestiere, il nostro sguardo inevitabilmente corto. Di quante cose non ci siamo occupati e che invece avremmo dovuto prendere in considerazione! E quante volte abbiamo creduto “fatto del giorno” un evento risibile e la cui importanza, ai nostri figli, risulterà incomprensibile! Del resto, basterebbe che lei prendesse un giornale di cinquant’anni fa e lo sfogliasse per capire quanto il giudizio umano, in ispecie sul momento, è fallace.
• Intanto le dico che l’abbiamo indovinata un sacco di volte. E poi le domand ma allora il giornalismo a che serve?
Le rispond i giornalisti sono soldati che stanno in trincea e lanciano allarmi su quello che vedono. Fuori è una notte senza luna, attraversata da nebbie. I soldati vedono male, vedono poco, mille ombre li ingannano, e mille ufficiali e sottufficiali li spingono a non vedere o a non capire anche quello che a loro sembra chiaro. Nonostante questo, le grida sono necessarie e guai se si smettesse di scrutare e di dire quello che si è intravisto. Ma un anno dopo, un po’ di nebbia deve essersi diradata, una qualche luna a far luce deve essere sorta. Se l’Editore non ce lo impedisce (e non ce lo impedisce) riconsideriamo tutto da capo, mettiamo in fila quel che è successo senza far commenti, vediamo cosa ne esce. Quel tanto di distanza deve permetterci di metter vicini i fatti davvero decisivi e anche di recuperare faccende minime, che però possono a un tratto sembrarci ricche di senso. Buttiamo via, invece, tutto quello che non ci porta da nessuna parte, le chiacchiere che non fanno più ridere nessuno. Quanto al fatto che l’abbiamo indovinata un sacco di volte, sono d’accordo. Non per questo dobbiamo montarci la testa. Un anno dopo, riconsideriamo tutto.
• Profezie? Inevitabili.
Non vorrà mica smettere di giocare, no?
• Il lettore si aspetta che lei dica se vince Veltroni o Berlusconi, se lo scudetto andrà a o no all’Inter, se il presidente della repubblica americano sarà Hillary Clinton o Rudolph Giuliani, se Zapatero sarà ancora al potere in Spagna dopo le elezioni di primavera, se Putin si alleerà con gli iraniani, se scoppierà la guerra, se gli italiani saranno più o meno felici, se avranno più o meno soldi, se i figli troveranno un qualche lavoro, se i padri e le madri la smetteranno di prender prozac e cocaina, se i nonni e le nonne troveranno compagnia, consolazione, conforto alla loro solitudine. Provi un po’ a far queste, di profezie.
Lei mi sorprende, la sapevo ignaro di tutto. Esistono davvero due italiani che si chiamano Veltroni e Berlusconi? Sull’Inter non aveva già detto tutto Moggi pronosticando uno scudetto con 15 o 20 punti di vantaggio? Hillary entrerà alla Casa Bianca, Zapatero perderà le elezioni, Putin non si alleerà con gli iraniani, la guerra non scoppierà quest’anno ma tra il 2015 e il 2030, gli italiani stanno uscendo dall’età dell’oro, che è quella che gli sta alle spalle, e perciò non potranno essere più felici. Tutto cambia e questo fa sembrare il futuro spaventoso. I figli troveranno sempre più lavori e sempre più precari. I figli vivranno delle ricchezze accumulate nell’età dell’oro dai padri e delle madri, i quali non si rassegneranno a diventar vecchi e così consegneranno se stessi all’infelicità perpetua. Credere che i nonni e le nonne possano trovar compagnia, consolazione e conforto alla loro solitudine vuol dire non conoscere il genere umano. Col che ho risposto alle sue pretese e lei, avendo esaurito le cinque domande, non ha più il diritto di chiedere. Se vuole saperne di più, perciò, non le resta che farsi coraggio e leggere quello che c’è scritto nelle pagine che seguono questa. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/1/2008]
(leggi)