Corriere della Sera 08/01/2008, Lorenzo Salvia, 8 gennaio 2008
«Rosetta del tutto inadeguata Candidarla è stato un errore». Corriere della Sera 8 gennaio 2008. NAPOLI – Il garzone della salumeria Regina ha steso un telo di plastica su spaghettoni, datteri e pomodori secchi
«Rosetta del tutto inadeguata Candidarla è stato un errore». Corriere della Sera 8 gennaio 2008. NAPOLI – Il garzone della salumeria Regina ha steso un telo di plastica su spaghettoni, datteri e pomodori secchi. No, non è solo per la pioggerella inglese che cade stamattina su Napoli: cento metri più in là il marciapiede all’angolo con via Toledo è coperto da una piramide di rifiuti. Il profumo arriva fin qui, via di Santa Brigida 16, sede provvisoria del Partito democratico campano. L’Alfa marrone del presidente, come lo chiamano ancora tutti, approda poco dopo le 10. Ciriaco De Mita scende, dà un’occhiata al bagagliaio carico di documenti, e si rintana in uno di quegli sguardi obliqui che ai tempi di Palazzo Chigi mandavano in bestia i cameramen: «No, la prego, non voglio parlare». Ma oggi a Napoli è difficile parlare d’altro. E allora il presidente la prende alla larga, vecchia scuola dc: «Mi viene in mente il professor Caglioti». Vincenzo Caglioti, scienziato a capo del Cnr negli anni 60. «Quando gli Stati Uniti mandavano nello spazio le prime navicelle – ricorda De Mita – gli chiedevamo se l’operazione fosse sicura. E lui rispondeva: "Sì, è tutto a posto, non ci sono rischi. Ma bisogna vedere se al ritorno la navicella riuscirà a bucare il muro dell’atmosfera oppure verrà respinta". Ecco, loro credo che abbiano fatto lo stesso ragionamento. E adesso rischiano di essere respinti ». Loro, ovvio, sono Rosa Russo Iervolino e Antonio Bassolino. Solo a sentire il nome del sindaco di Napoli, De Mita fa un balzo all’indietro: «Per carità, è del tutto inadeguata. Un sindaco non può dire "qui la discarica non la facciamo" senza indicare un’alternativa credibile». Dovrebbe dimettersi? «Ma non doveva essere proprio eletta, anzi nemmeno candidata». Non è un mistero: quando due anni fa la Iervolino si è messa in corsa per il secondo mandato, De Mita avrebbe preferito Giuseppe Tesauro, l’ex presidente Antitrust, oggi giudice costituzionale. «Provai a convincerlo ma lui rifiutò. Mi disse che era sì di padre napoletano ma anche di madre lituana. E quindi, grazie alla madre, era stato educato al rispetto delle regole. Capisce, purtroppo trovare un napoletano puro che rispetti le regole è sempre più difficile». Uno di quei ragionamenti che finiscono con i puntini di sospensione. Anche su Bassolino il discorso è per sottintesi. Dovrebbe andar via, presidente? «Che si dimetta o no mi sembra del tutto irrilevante, tanto è il potere che ha accumulato nel tempo e che ha ancora adesso. Però in questa vicenda vedo con una certa soddisfazione un cerchio che si chiude. Bassolino ha costruito tutto puntando sull’immagine, un po’ come Berlusconi, che però in questo è molto più bravo di lui. E adesso proprio dall’immagine viene punito. Chi di immagine ferisce, di immagine perisce». Eppure De Mita è stato uomo di potere, come e ancor più di Bassolino e Iervolino: segretario della Dc e presidente del Consiglio. De Mita si allontana dal capannello che si è formato alle sue spalle, perché qui la gente ancora lo ferma per strada: «Vede – riprende il filo del discorso l’ex premier ”, noi della famigerata prima Repubblica amministravamo seguendo le regole. Quelli di adesso, invece, fondano la loro autorità sul potere personale. E quando si fa così prima di tutto si è fragili. E poi, inevitabile, c’èil rischio che la controparte della trattativa sia la camorra». Come si esce, allora, da questa situazione? «Imporre con fermezza la riapertura della discarica, Pianura oppure un’altra, e procedere velocemente con i termovalorizzatori. Abbiamo fatto crescere un diritto alla protesta che blocca tutto e rischiamo di darla vinta agli ambientalisti ideologici alla Pecoraro Scanio che cavalcano questo diritto. Non dimentichiamo che se a suo tempo Pecoraro Scanio non si fosse messo di traverso con Bertolaso, il capo della Protezione civile, forse adesso non saremmo a questo punto». De Mita guarda l’orologio, saluta, ed entra nel portone di questo bel palazzo del centro. Vicino alla cassetta della posta il portiere ha attaccato un cartello scritto a penna: «Si prega di non buttare rifiuti nel palazzo». Lorenzo Salvia