Corriere della Sera 08/01/2008, Sergio Romano, 8 gennaio 2008
LO SCISMA D’INGHILTERRA DALLE CONDANNE AL DIALOGO
Corriere della Sera 8 gennaio 2008. Il Primo ministro inglese non può essere di fede cattolica, così sancisce lo scisma anglicano dopo lo strappo con Roma.
Quando apprese che la moglie Caterina d’Aragona non poteva dargli figli maschi, Enrico VIII chiese a Roma di annullare il matrimonio per sposare Anna Bolena, sua amante.
Clemente VII non prese in considerazione questa richiesta, ma Enrico poté contare sull’aiuto di Thomas Cranmer e Thomas Cromwell, i quali dichiararono non valido il matrimonio del re con Caterina e benedirono l’unione con Anna Bolena. La scomunica del Papa non tardò. Con alcune leggi, il parlamento inglese dichiarò che il potere temporale e spirituale sarebbe stato concentrato nella persona del re. Ne seguirono forti persecuzioni e soprattutto confische alle parti cattoliche e nasceva così la Chiesa anglicana. Certo il mio riassunto è molto riduttivo, ma volevo porre l’accento sul fatto che, per un capriccio di Enrico VIII, vi è stato uno scisma che ancora non si ricuce. possibile che nell’Europa del terzo millennio ci siano ancora ripicche medievali?
Martino Salomoni
Caro Salomoni,
Non credo che quello di Enrico VIII possa essere considerato semplicemente un capriccio. Per le monarchie europee il problema della successione al trono fu sempre un potenziale fattore di instabilità, ed era naturale che anche il re d’Inghilterra ne fosse preoccupato. A dimostrazione di quanto tale questione abbia influito sulla sua politica, le ricordo che Enrico non aveva simpatie protestanti e aveva scritto nel 1521 un durissimo trattato contro Lutero. Paradossalmente il titolo «Difensore della fede», di cui ancora si fregiano i sovrani britannici, fu la ricompensa che egli ricevette da Roma per quella manifestazione di lealtà.
certamente vero, come lei scrive, che i rapporti fra l’Inghilterra e Roma divennero, dopo la scomunica di Enrico, molto tesi, e che fra i due poteri vi fu per alcuni secoli, anche per ragioni non esclusivamente spirituali, grande ostilità. Ma il clima cominciò a cambiare dopo la Rivoluzione francese, quando il Papato, minacciato dal giacobinismo e dalla spregiudicata politica ecclesiastica di Napoleone, parve agli inglesi un utile baluardo contro la Francia rivoluzionaria. La rivoluzione industriale, nel frattempo, stava trasformando la società inglese. Nacque, insieme a una nuova borghesia degli affari, una classe politica liberale, decisa a eliminare i privilegi feudali di cui la Chiesa anglicana ancora godeva nel Paese. E nacque un proletariato urbano e agricolo, più sensibile al messaggio umano e popolare delle chiese evangeliche che non al tono altero, aristocratico e sussiegoso della Chiesa anglicana. Aggiunga, caro Salomoni, che i cattolici irlandesi stavano diventando una forza politica e chiedevano di essere rappresentanti in parlamento.
Fu questo il contesto politico e sociale in cui nel 1829 un governo conservatore guidato dal duca di Wellington (il vincitore di Napoleone a Waterloo) ottenne che il re Giorgio IV approvasse una legge per la emancipazione dei cattolici. Il «Catholic Emancipation Act» rimosse gli impedimenti che impedivano ai cattolici di essere eletti ai Comuni o di sedere alla Camera dei Lord e modificò di conseguenza il giuramento di lealtà alla Corona che ogni membro doveva sottoscrivere prima di essere autorizzato a esercitare le sue funzioni. Grazie al nuovo testo i cattolici, per fare politica, s’impegnavano semplicemente a rispettare la linea protestante della successione dinastica e a negare qualsiasi rilevanza politica alla eventuale scomunica di un principe britannico da parte della Chiesa di Roma. La legge indicava altresì alcune alte cariche della corte a cui i cattolici non avrebbero potuto accedere. Ma non includeva fra di esse quella di Primo ministro.
Molto più tardi anche la Chiesa ha fatto un passo verso Londra. accaduto quando il Concilio Vaticano aprì la fase del dialogo ecumenico con le confessioni separate. La Gran Bretagna, nel frattempo, è molto cambiata. All’epoca dell’Emancipation Act i suoi cattolici erano circa 100.000. Oggi, fra coloro che vanno abitualmente in chiesa, sono probabilmente la maggioranza.
Sergio Romano