La Stampa 08/01/2008, ALESSANDRA CRISTOFANI, 8 gennaio 2008
Vendesi tomba. La Stampa 8 Gennaio 2008. PERUGIA. Più che una poltrona, come nel celebre film con il comico Eddie Murphy, un loculo per due
Vendesi tomba. La Stampa 8 Gennaio 2008. PERUGIA. Più che una poltrona, come nel celebre film con il comico Eddie Murphy, un loculo per due. Accade nel famoso cimitero monumentale di Perugia, che risale ai tempi di papa Leone XIII e che è terzo in tutta la Penisola quanto a valore artistico, dove le lapidi delle più illustri famiglie cittadine sono state messe all’asta, morti inclusi. Il Comune, che per ora ha guadagnato trecentomila euro in tutto, non ha accettato deroghe. Chi si fosse aggiudicato la cappella avrebbe dovuto provvedere anche alle spoglie mortali contenute. Oltre alla manutenzione, al concessionario spetta dunque l’attenta custodia dei resti del «de cuius», eterno coinquilino dell’ultima dimora. Una vigilanza a termine, coincidente con la durata della concessione, fissata in 99 anni. Un secolo o giù di lì. Si parte con una base d’asta oscillante tra i 12 mila euro e gli oltre 200 mila, con ripetuti rilanci che in più di un caso hanno fatto lievitare il prezzo anche di oltre il doppio. Oltre a farsi carico del caro estinto il concessionario sarà poi vincolato da tutte le prescrizioni in materia ed elaborate dalla Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici di Perugia, per non parlare, naturalmente, di quelle che sono state stabilite dalla Commissione Comunale per la tutela dei cimiteri storici. Il progetto dell’assessore Di recupero dei monumenti funerari parla l’assessore regionale Marco Vinicio Guasticchi, che, oltre al bilancio e al patrimonio del capoluogo umbro, si occupa anche dei servizi cimiteriali e che adesso annuncia un’asta-bis per aggiudicare le tombe non assegnate e, contemporaneamente (e il che non guasta), rimpinguare le casse comunali. Il prologo della singolare vicenda, in effetti, racconta di un intento tutto sommato meritorio. Proprio per mettere fine allo stato di degrado in cui molte delle tombe monumentali versavano da decenni, l’assise comunale di Palazzo dei Priori ha deciso infatti per un censimento delle opere, individuandone ben 34. Incustodite oppure trascurate, quando non anche del tutto dimenticate. A sottrarle al loro destino di abbandono, tra i cipressi e le siepi di bosso del monumentale camposanto perugino, ci ha pensato quindi il Comune che, dopo aver rintracciato gli eredi, ha inviato loro una formale diffida ad occuparsi dell’avito mausoleo, pena la perdita del bene. La chiamata a raccolta dell’ente locale ha sortito gli effetti sperati, obbligando i discendenti delle nobili stirpi perugine ad occuparsi dell’eterno riposo dei propri antenati scomparsi. In 12 casi, tuttavia, non è stato proprio possibile risalire ai legittimi proprietari delle tombe gentilizie, peraltro di notevole pregio artistico e, così, le autorità comunali hanno deciso di riacquisirne la titolarità, mettendo subito all’asta i lotti non attribuiti. I risultati? Al momento sono stati giudicati piuttosto incoraggianti, anche se non eccezionali. Per esempio non ha trovato acquirenti disposti a sborsare la bella cifra di 240 mila euro sull’unghia, oltre, va da sé, alla salma della sua legittima occupante, la cappella «Rossi Scnhabl», costruita per ospitare le spoglie di una giovane donna inglese, raffigurata con un mazzo di rose in mano, che, leggenda vuole, in certi giorni dell’anno emanino un profumo così intenso da sembrare vere. Era stata esclusa dall’asta, invece, la famosa cappella «Cesaroni», intitolata ad uno dei primi palazzinari perugini, al quale si deve la costruzione dell’omonimo palazzo, attualmente sede del Consiglio regionale, e alla cui manutenzione sembra volerci pensare una nipote, residente tra Cortona e Castiglion Fiorentino. Soltanto sei, in definitiva, le tombe acquisite, sebbene nel piano di alienazione del Comune se ne contassero una dozzina. Intanto Emilio Buchicchio, dirigente dell’Unità operativa Patrimonio e Servizi cimiteriali, rivela l’intenzione di procedere ad una seconda cartolarizzazione dei «manufatti funebri», così da risparmiare agli illustri avi tanto l’ingloriosa fine in un ossario comune quanto l’infausta sorte dell’illacrimata sepoltura. Di loro, ha assicurato il dirigente, si occuperanno al meglio i nuovi proprietari, strettamente vincolati dall’obbligo di provvedere ai mortali resti, avuti in dote insieme al prezioso monumento funebre. Sarà forse un segno dei tempi, se per onorare i defunti occorre un vincolo d’asta, così che dove non può la pietà ci pensa la ruvida concretezza del business. ALESSANDRA CRISTOFANI