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 2008  gennaio 08 Martedì calendario

Bruni, il segreto del palcoscenico. La Stampa 8 Gennaio 2008. TORINO. Anche la città di Gianduja ha i suoi segreti di Pulcinella, e che Carla fosse il frutto di un amore clandestino tra la già matura Marysa Bruni Tedeschi e il giovanissimo Maurizio Remmert, lo raccontavano in molti

Bruni, il segreto del palcoscenico. La Stampa 8 Gennaio 2008. TORINO. Anche la città di Gianduja ha i suoi segreti di Pulcinella, e che Carla fosse il frutto di un amore clandestino tra la già matura Marysa Bruni Tedeschi e il giovanissimo Maurizio Remmert, lo raccontavano in molti. Un «triangolo», ma dato il contesto ci si potrebbe arrischiare a definirlo trio, maturato nella semiluce ovattata delle sale da concerto frequentate dalla colta borghesia torinese: Alberto, proprietario della Ceat pneumatici, è raffinato compositore dodecafonico; sua moglie Marysa, bellissima ex allieva della ballerina Bella Hutter, suona il pianoforte; Maurizio, rampollo di una famiglia di imprenditori del Canavese, ha il pallino della chitarra classica e si esibisce coi Solisti di Torino (un giorno dovette rinunciare a partire per una tournée, l’aereo col resto del gruppo cadde, non ci furono superstiti), dunque è possibile che proprio da quest’ultimo la futura signora Sarkozy abbia ereditato il talento musicale. Lo raccontavano in molti - e in molti assicurano, adesso, che tra la matura Marysa e il giovane Maurizio fu vero amore, e durò a lungo - ma non è che si stesse sempre a spettegolarci su: un po’ perché la cosa, lungi dal sorprendere, era in fondo la logica conseguenza di tutto il resto, quintessenza stereotipata della grande commedia borghese; un po’ perché i Bruni Tedeschi avevano mollato Torino (e Torino avrebbe mollato loro) decidendo di vendere l’azienda di famiglia e la villa alla Crocetta per trasferirsi a Parigi con i tre figli Virginio (morto un anno e mezzo fa ), Valeria (attrice e regista, a lungo compagna di Mimmo Calopresti) e Carla. Erano gli Anni Settanta e c’era molta paura dei rapimenti, un’ossessione che tornerà nel film quasi autobiografico di Valeria, «E’ più facile per un cammello»: memorabile la scena in cui, a riscatto pagato e ostaggio restituito, la famiglia colto-borghese e i brigatisti sequestratori festeggiano a tavola cantando tutti insieme «El pueblo unido jamás será vencido!». Stravaganti e molto uniti anche al di là della finzione cinematografica, d’altronde, i Bruni Tedeschi lo sono sempre stati: dalla memoria collettiva e dalle chiacchiere del giorno dopo riaffiora oggi, insieme al ricordo dell’affettuosa serata al Teatro Regio in ricordo del capofamiglia scomparso, anche la scandalosa fotografia di Newton in cui Carla, adolescente già assai sensuale, sta quasi nuda sulle ginocchia di Alberto seduto al pianoforte, mentre Marysa li osserva dallo sfondo: immagine che fece un certo scalpore anche tra i più disincantati conoscitori della commedia borghese e dei suoi stereotipi, parendo ad alcuni (certo, non agli «alcuni» che sapevano) lievemente incestuosa. E dunque, dati il contesto, i precedenti e la letteratura di genere, il segreto di Pulcinella ora rivelato alla vigilia delle nozze con Sarkozy non scandalizza e non scandalizzò mai nessuno: a cominciare da Alberto Bruni Tedeschi che, si dice, avrebbe interrotto la tardiva confessione della moglie - lui già molto ammalato, Carla già più che famosa - con un elegante, definitivo ma soprattutto amorosissimo «L’avevo già capito»; compresa Carla - no, niente scena madre sul letto di morte come adombrato da qualche giornale, piuttosto una franca conversazione madre-figlia a esequie avvenute - messa infine nella condizione prendere parte almeno al terzo matrimonio del padre naturale (rinfresco nella proprietà di famiglia a La Mandria, clima disteso e carino) e di volare in Brasile a conoscere le sorellastre. Sapeva tutto, ma s’era naturalmente ben guardato dallo scriverlo, lo scrittore Gian Piero Bona, al quale la vedova Bruni Tedeschi ha commissionato un libro sulla storia di famiglia, «L’imprenditore dodecafonico», che ora l’editore Marsilio medita di ristampare con un nuovo titolo all’altezza degli sviluppi: «Fu la stessa Marysa», ricorda Bona, «mia grande amica fin da quando eravamo ragazzini, a dirmelo qualche tempo fa. Mi aveva invitato a fare con lei il giro del mondo sulla Queen Elizabeth, passammo quattro mesi insieme, s’era creato un clima favorevole alle confidenze e mi raccontò l’intera storia». Oggi sono in molti, a Torino, a rivoltare la libreria alla ricerca di quel libro, alla cui presentazione all’Unione Industriale non si presentò un solo industriale come lo stesso Bona riferisce; così come rischia di diventare un cult postumo il film di Valeria che pochi videro nelle sale, quello in cui la loquace futura suocera di Sarkozy recita nel ruolo di se stessa e a un certo punto, mostrando i tesori di famiglia, affianca un Rubens alla foto del figlio vestito da Zorro. STEFANIA MIRETTI