Il Giornale 08/01/2008, Filippo Facci, 8 gennaio 2008
La disfatta di Mister No. Il Giornale 8 gennaio 2008. Eppure tace. Abituato a elargirci un paio di dichiarazioni il giorno, il ministro Alfonso Pecoraro Scanio si tiene ai margini della spazzatura e spia il vento, per quanto non abbia un buon odore
La disfatta di Mister No. Il Giornale 8 gennaio 2008. Eppure tace. Abituato a elargirci un paio di dichiarazioni il giorno, il ministro Alfonso Pecoraro Scanio si tiene ai margini della spazzatura e spia il vento, per quanto non abbia un buon odore. Iervolino, Bassolino, persino Mastella: la truppa campana si sta sporcando le mani col pattume, ma non lui, che pure è salernitano, ambientalista, oltretutto ministro dell’Ambiente. E che ambiente, in questi giorni: ma lui tace. Urgono soluzioni, ma non sono la specialità di «Mister No»: lui che ha detto no all’Alta velocità e alla Tav in Val di Susa, no al Mose per proteggere Venezia, no ai rigassificatori o degassificatori per risparmiare e recuperare energia, no ovviamente al nucleare, e no alle autostrade, ai tunnel, alla Variante di valico sull’Autosole, no al ponte sullo Stretto, no alle antenne tv, ai pali elettrici, agli Ogm, ai detersivi, all’elettrosmog, alle pale dell’energia eolica, alla base americana di Vicenza, al verderame nei vigneti, no alle perforazioni petrolifere in Val di Noto, alle lampadine fluorescenti, gli alberi di Natale, alla terza pista a Malpensa, no a tutto quanto possa colmare i ritardi strutturali della modernizzazione italiana: figurarsi dunque i no agli inceneritori o termovalorizzatori che siano, ciò di cui si sono accorti persino i fedeli frequentatori del modernissimo blog del ministro. Un paio di esempi: «Caro Onorevole Pecoraro Scanio, quello dei rifiuti zero è un ottimo obiettivo, ma come spesso succede in Italia, l’ottimo è nemico del buono: troppo ambizioso e demagogico, visto il Sud Italia in condizioni disastrose». Ancora più duro un altro blogghista: «Penso che un ministro dell’Ambiente, in un momento tanto delicato come quello che oggi viviamo in Campania, si dovrebbe dimettere». E meno male che non ci occuperemo del blog di Antonio Bassolino, dove un frequentatore abituale la mette così: «Quelli che sono per il no a tutto, quelli che qualunque decisione non è mai buona! Basta, basta, basta! Oggi importiamo energia prodotta soprattutto con il nucleare! Non possiamo dire di no a tutto: non solo al nucleare, che pure produce meno Co2, ma anche no alla Tav, agli inceneritori, ai rigassificatori, persino no ai generatori eolici. Se non lo recuperiamo coi rigassificatori, il metano in Nigeria lo bruciano sul posto. Sull’eolico, dobbiamo prendere spunto dalla California. Quanto agli inceneritori e depuratori, a Vienna e a Barcellona li hanno costruiti in piena regola e in piena città: non mi dica, caro Bassolino, che sono balle!». Ma tornando a Pecoraro Scanio: non è vero che non abbia mai proposto soluzioni. Il ministro ama promuovere l’energia solare, il trasporto su rotaia (i treni) e soprattutto una misteriosa «galleria di Cattolica». E ancora ricordano, nel 2000, quando da ministro dell’Agricoltura ordinò la sostituzione di tutte le lampadine tradizionali con lampade fluorescenti a basso consumo, creando un’ambientazione da supermercati discount. E sta bene, ma la spazzatura? Il problema è che i napoletani non fanno la raccolta differenziata come i bravi settentrionali: « un disastro puntare sugli inceneritori, anche Bassolino ha sbagliato a fidarsi», disse il ministro nel maggio scorso. E ancora: «Dove si fa raccolta differenziata non c’è spazzatura per strada». E siamo all’uovo marcio di Colombo: per quanto, altrove, ci sono gli inceneritori ma non la spazzatura per strada: per esempio a Brescia, dove il termovalorizzatore fornisce energia ad un terzo della città. Ma fa niente: dove ha potuto, Pecoraro Scanio gli inceneritori li ha fermati tutti, andando allo scontro anche con Prodi e soprattutto col «suo» Guido Bertolaso, il capo della Protezione civile. In Campania, si sa, in ogni sito spuntava la vicinanza di un’oasi, un’area protetta, un comitato di protesta: dunque la tentazione di optare, parole di Pecoraro Scanio, per il misteriosissimo «dissociatore molecolare» di cui il ministro parla sovente. Forse è il futuro, ma intanto i rifiuti dove li mettiamo? «Bisogna togliere i rifiuti dalle strade e ripartire con un piano organico: raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti». Ossia? «Evitare discariche ed inceneritori». Ossia? «La Campania ha approvato una legge regionale sui rifiuti che ha come obiettivo la prospettiva di arrivare a zero rifiuti». Ossia? «Riciclare tutto, con nuove tecnologie, nuovi impianti ma soprattutto una nuova cultura. L’ho già proposto al Consiglio dei ministri: dobbiamo limitare gli imballaggi dei prodotti». La spazzatura: abolirla. Parole del ministro Alfonso Pecoraro Scanio nel maggio scorso. Risultati: la spazzatura sommerge le città e la Regione. Che fare? «Ci sono trecento cave: molte di queste sono sequestrate alla malavita organizzata, aree di stoccaggio provvisorio che possono essere rapidamente realizzate». Poi, però, il ministro entrò in conflitto col Governo proprio quando si parlò di aprire una cava a Terzigno nella zona del Vesuvio, Pecoraro Scanio scrisse una lettera di fuoco direttamente a Prodi, e non è stata l’unica volta. Nel giugno scorso il presidente del Consiglio annunciò un accordo col presidente Salvatore Cuffaro per la costruzione di quattro termovalorizzatori in Sicilia, ma non l’avesse mai fatto: Pecoraro Scanio disse che non era vero, accusò Cuffaro, non se ne fece nulla. Persino Claudio Fava, da sinistra, accusò il ministro d’essere un doroteo che s’era tirato indietro dopo le proteste di qualche comitato. Qual era il problema? Eccolo: «La quantità di rifiuti bruciata dagli inceneritori corrisponderebbe a tutta quella prodotta dai siciliani». Perfetto, e allora? Qui l’ambientalista ci folgora: «Non si sarebbe potuta fare la raccolta differenziata». Ah, ecco. Non si sarebbe potuto fare come in Campania, dove è differenziato il 5,5 del pattume totale. Il resto è in strada. «Napule è ”na carta sporca / e nisciuno se ne importa», cantava il profeta. Filippo Facci