La Repubblica 08/01/2008, HUGO DIXON, 8 gennaio 2008
Le banche chiudono i rubinetti alle società più indebitate. La Repubblica 8 gennaio 2008. Per le società molto indebitate che hanno emesso titoli "spazzatura" è una brutta notizia la nuova tattica delle banche che (dal loro punto di vista con valide motivazioni) le tengono costantemente sospese sull´orlo del fallimento
Le banche chiudono i rubinetti alle società più indebitate. La Repubblica 8 gennaio 2008. Per le società molto indebitate che hanno emesso titoli "spazzatura" è una brutta notizia la nuova tattica delle banche che (dal loro punto di vista con valide motivazioni) le tengono costantemente sospese sull´orlo del fallimento. Infatti, da qualche tempo le banche costringono i debitori che violano le condizioni dei contratti di finanziamento, o che sfiorano l´inadempienza, a pagare in media lo 0,83% di interesse in più per rettificarne le clausole, ossia il quadruplo di sei mesi fa, mentre la tariffa una tantum di ristrutturazione dei prestiti si è quasi triplicata. Inoltre, poiché se le clausole dei singoli prestiti lo consentono, i finanziatori privilegiati continuano a percepire gli interessi anche dopo il fallimento, le banche che hanno il diritto di priorità nelle liquidazioni, non avendo più nulla da perdere, si sentono autorizzate a ritoccare i tassi d´interesse. E non è tutto, perché a volte in caso di fallimento c´è la possibilità di fare il colpo grosso: infatti, gli operatori che hanno acquistato qualche tipo di assicurazione contro i fallimenti nel mercato degli strumenti derivati sul rischio di credito possono avere bisogno, se una società davvero fallisce, di entrare in possesso del debito del fallito per consegnarlo a chi gli ha venduto la polizza. Per questo motivo, quando un debitore presenta istanza di fallimento, un´emissione in difficoltà può improvvisamente diventare molto richiesta, e, quindi registrare un´impennata del prezzo. Le emissioni rischiose sono sempre più appetite dagli hedge fund che non le lasciano lì a poltrire nei portafogli delle banche. Le società che nei mesi scorsi si sono indebitate fino al collo approfittando del credito facile stavolta potrebbero trovare controparti molto meno comprensive. Dwight Cass [l´elettronica in scena a Las Vegas] La fiera dell´elettronica di consumo (Ces) in programma questa settimana a Las Vegas accoglie 2700 aziende che ostenteranno gadget di ultimo grido su uno spazio espositivo di circa 170.000 mq. Tra le attrazioni figurano Bill Gates e il personaggio televisivo Xena la principessa guerriera, mentre i partecipanti potranno esibirsi in cambi di pneumatici su una vettura di F1 all´interno di un pit stop riprodotto fedelmente. Dati che però non sono necessariamente sinonimo di ottimismo. Il pensiero corre inevitabile a Comdex, quella che una volta era la fiera rivale, nata nel 1979. Con il graduale sviluppo del settore aumentarono il numero di visitatori e di aziende espositrici, mentre il raggio d´azione della convention abbracciava tutto ciò che andava dall´elettronica al consumo alle internet companies. Nel 1999 Comdex era la meta di 200.000 visitatori e occupava uno spazio di quasi 100.000 mq. La fiera finì con chiudere i battenti. Certo, lo scoppio della bolla tecnologica e gli attacchi terroristici del 2001 contribuirono a ridurre i budget per espositori e visitatori, ma il vero problema fu il calo d´interesse di partecipanti come Ibm e Gateway. Anche la Ces rischia di perdere di mira il suo obiettivo. Sicuramente la vasta diffusione di congegni elettronici nella vita delle persone rende più difficile definire la tecnologia di consumo, tanto è vero che uno degli interventi di spicco alla convention sarà quello di Rick Wagoner, il numero uno di General Motors. Le macchine sono certamente zeppe di gadget, ma assimilarle alle console per videogiochi appare una forzatura in quanto la Ces punta ai beni di consumo e non ai prodotti destinati alle aziende. Robert Cyran (Traduzioni a cura di MTC) HUGO DIXON