Corriere della Sera 08/01/2008, Giovanni Bianconi, 8 gennaio 2008
Quella Skorpion di Jimmy Fontana. Corriere della Sera 8 gennaio 2008. ROMA – La mitraglietta Skorpion saltò fuori in un covo delle Brigate rosse, in via Dogali a Milano, nel 1988
Quella Skorpion di Jimmy Fontana. Corriere della Sera 8 gennaio 2008. ROMA – La mitraglietta Skorpion saltò fuori in un covo delle Brigate rosse, in via Dogali a Milano, nel 1988. Aveva il numero di matricola abraso, ma grazie a un procedimento chimico i carabinieri riuscirono a risalire alla «carta d’identità» di quell’arma. Scoprirono che aveva smesso di sparare da appena due mesi, ad aprile, quando uccise il senatore democristiano Roberto Ruffilli. L’archivio balistico svelò pure che nel 1986 aveva ammazzato l’ex sindaco di Firenze Lando Conti, e nel 1985 l’economista Ezio Tarantelli, altri due omicidi firmati con la stella a cinque punte. Ma dieci anni prima, da lì erano partiti i colpi che assassinarono i due giovani militanti missini Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, il 7 gennaio 1978. La «strage di via Acca Larentia», uno dei tanti episodi rimasti impuniti nella guerra tra «rossi» e «neri». L’arma non aiutò a trovare gli assassini: l’anno prima una «pentita» dell’ultra- sinistra aveva fatto dei nomi, uno degli accusati era finito in carcere e s’era impiccato ventiquattr’ore dopo essersi dichiarato innocente, altri quattro inquisiti furono prosciolti prima ancora del processo. Servì invece, la mitraglietta, a ricostruire il percorso di uno strumento simbolo della lotta armata; un’altra Skorpion, nello stesso ’78, fu utilizzata per uccidere Aldo Moro nel bagagliaio della Renault 4. Quella di via Acca Larentia, prima di approdare all’omicidio politico, entrò in circolazione all’inizio degli anni Settanta, quando un armiere la vendette senza difficoltà a un acquirente che ebbe solo bisogno di mostrare il porto d’armi, autentico, intestato al signor Enrico Sbriccoli, nato a Camerino il 13 novembre 1934. Chissà se l’armiere riconobbe l’acquirente, dal volto più noto del cognome, giacché in pubblico si esibiva da oltre un decennio col nome d’arte: Jimmy Fontana, cantante e attore, vincitore del Disco per l’estate nel 1967, più volte in gara a Sanremo e al Cantagiro, interprete e autore di brani di successo come «Il mondo» o «Che sarà». Oltre alla musica Jimmy Fontana aveva l’hobby delle pistole, e comprò pure la mitraglietta. Ma dopo averla acquistata scoprì che non gli piaceva, e decise di disfarsene. La vendette a un ex poliziotto che conosceva, collezionista d’armi come lui: così raccontò ai magistrati quando gli chiesero conto della Skorpion. Il poliziotto, convocato e interrogato, non confermò: «Se l’ho comprata dev’esserci una denuncia, se non c’è vuol dire che non l’ho comprata». Il contrasto rimase, e siccome l’eventuale reato di detenzione illegale di armi nel 1988 era prescritto, l’indagine della magistratura si fermò lì. Come la Skorpion sia finita in mano agli assassini di via Acca Larentia è rimasto un mistero. Meno misterioso è il passaggio di mani che dal gennaio 1978, quando «la strage» fu rivendicata da un sedicente Nucleo armato per il contropotere territoriale, ha portato la mitraglietta ad uccidere Ezio Tarantelli nel parcheggio della Facoltà di economia e commercio, a Roma, nel marzo ’85. La «pentita» disse che l’arma era stata usata in alcune prove di tiro nella macchia della Caffarella, a sud di Roma, e gli investigatori ritrovarono qualche bossolo. Altre indagini portarono a ipotizzare che ad aggiungerla all’arsenale brigatista furono un paio di terroristi arrestati in Spagna nell’88. Ma al di là dei nomi, visto che le armi sono sempre stata la «dote » che un militante portava con sé quando passava da un gruppo a un altro, con ogni probabilità qualcuno di coloro che parteciparono all’agguato contro la sede del Msi approdò alle Br prima del 1985. La violenza contro i fascisti, insomma, si trasferì contro lo Stato. Percorso analogo a quello che alcuni giovani estremisti di destra avviarono giusto trent’anni fa. Perché dal marciapiede di via Acca Larentia cominciò il cammino di Valerio Fioravanti e altri «camerati» futuri militanti dei Nar (già responsabili dell’omicidio di Walter Rossi nel settembre ’77) che nei giorni successivi si scagliarono contro i carabinieri e due mesi più tardi ammazzarono un «compagno» a Centocelle (Roberto Scialabba, ucciso per commemorare Mantakas, ammazzato nel 1975, e al tempo stesso vendicare Bigonzetti e Ciavatta). Poi passarono a sparare sulle divise dei poliziotti. A dimostrazione che Acca Larentia fu un crocevia della morte per gli assassini dei due giovani missini, ma anche per alcuni loro amici. Giovanni Bianconi