Corriere della Sera 08/01/2008, Arianna Ravelli, 8 gennaio 2008
E l’ingegnere più bravo sarà promosso operaio. Corriere della Sera 8 gennaio 2008. MARANELLO – L’ingegnere assunto da poco che si metterà in luce e avrà una marcia in più degli altri sarà promosso a
E l’ingegnere più bravo sarà promosso operaio. Corriere della Sera 8 gennaio 2008. MARANELLO – L’ingegnere assunto da poco che si metterà in luce e avrà una marcia in più degli altri sarà promosso a... operaio. Non è una battuta né una nuova specie di tortura ma un progetto di formazione ben preciso che partirà in Ferrari nei prossimi mesi. All’inizio saranno tre o quattro, «i più eccellenti tra gli eccellenti». Poi si vedrà se e come proseguire l’esperimento. Un periodo di tirocinio nel reparto assemblaggio motori o alla lastratura o ai compositi. Senza ruoli da leadership e senza vantaggi nei turni di lavoro. Magari partecipando pure ai concorsi interni, molto frequenti in Ferrari, che premiano l’operaio della settimana, del mese, dell’anno. Ma soprattutto per vedere l’azienda dall’interno, per ampliare la propria esperienza, per ricevere e lanciare nuove idee. Non sarebbe la prima volta che un progetto importante viene ispirato da un tecnico non di primo livello: è già successo che una soluzione per migliorare il rivestimento in gomma del volante di Formula 1 sia stata inventata da un gruppo di operai. L’annuncio arriva direttamente dal presidente Luca Cordero di Montezemolo, che ha avuto l’idea: «Alcuni tra i nostri nuovi ingegneri faranno dai due ai tre mesi a contatto con gli operai. Perseguire l’innovazione per noi significa anche questo». I dettagli saranno decisi caso per caso, ma lo spirito è chiaro: non dev’essere una toccata e fuga ma un approfondito periodo di formazione. Ecco perché si è preferito che il tirocinio avvenisse tutti e tre i mesi nello stesso reparto, invece di prediligere esperienze in settori diversi. A essere coinvolti saranno sia gli ingegneri che si dedicano alle corse sia quelli impegnati nella produzione. D’altra parte è stato proprio Montezemolo a voler abbattere anche questa barriera, fino a qualche anno fa molto netta. Oggi l’interscambio è più alto di quanto si possa immaginare e – assicurano in Ferrari – tornare nel reparto produzione dopo un’esperienza nelle corse non è più considerato una retrocessione. Tanti i vantaggi di buttare gli ingegneri nella mischia della fabbrica: far conoscere dal vivo tutto il processo della produzione, dalla concezione alla realizzazione del prodotto, consentire lo scambio di idee, fornire nuovi spunti per razionalizzare la logistica. «La formazione a volte rischia di essere un po’ teorica. Un ingegnere in fabbrica può avere idee che, davanti a un computer, non avrebbe mai avuto. Lavorando con gli operai, poi, si può accorgere meglio di quelli che possono essere i ritardi o le eventuali disorganizzazioni del lavoro». Infine, c’è il vecchio pallino di Montezemolo: la squadra, il gruppo. «Noi vinciamo contro i colossi dell’auto – ripetono spesso in Ferrari – perché siamo pochi, abbiamo un’organizzazione snella, senza troppe rigidità o gerarchie. E anche la sfida della qualità sui mercati mondiali si vince così». Arianna Ravelli