Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Berlusconi, intervenuto all’inaugurazione del Memoriale della Shoah a Milano, ne ha detta un’altra delle sue: tornato all’aperto dopo la cerimonia, ha risposto alle domande dei cronisti, sostenendo che «le leggi razziali sono state la peggiore colpa di Mussolini, che per tanti versi invece aveva fatto bene. Ci fu una connivenza che all’inizio non fu completamente consapevole. L’Italia fu in qualche modo costretta a seguire i nazisti per non trovarseli nemici». Gli sono così piovute addosso una valanga di accuse, non solo dai partiti, ma anche dal presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, Renzo Gattegna («dichiarazioni da respingere che dimostrano quanto ancora l’Italia fatichi, al di là delle manifestazioni retoriche, a fare seriamente i conti con la propria storia e con le proprie responsabilità»). Il Cavaliere, poche ore dopo aver scatenato la tempesta, ha pensato bene di correggersi: «Non ci può essere alcun equivoco sulla dittatura fascista, lo ribadisco, anche se pensavo che questo dato fosse chiaro per tutta la mia storia politica passata e presente. La sinistra fa solo speculazioni elettorali».
• Gli è scivolata la lingua o ha parlato sapendo quello che stava dicendo?
Intanto siamo ancora costretti a parlare di lui. Ieri sera i tg sono stati costretti a dargli spazio e stamattina la sua uscita occupa certamente titoli importanti dei quotidiani. Il messaggio implicito è: «Il protagonista sono sempre io. Caro elettore, non te lo dimenticare. È in ogni caso con me che si devono dare i conti». Siamo entrati nel periodo della par condicio e per farsi vedere bisogna sempre inventarsi qualcosa.
• Che cos’è questo Memoriale della Shoah?
Il 27 gennaio del 1944 i sovietici buttarono giù i cancelli di Auschwitz e scoprirono il più grande campo di concentramento della storia. Che i nazisti portassero gli ebrei nei lager e lì li gasassero (sei milioni di morti, alla fine) si sussurava, ma pareva difficile da credere. Il 27 gennaio è dunque il giorno in cui abbiamo saputo, e che per questo è stato dedicato alla memoria dell’Olocausto. Al binario 21 della stazione centrale di Milano arrivavano i camion carichi di ebrei da deportare, che venivano rinchiusi nei vagoni merci e trasferiti poi nei campi di concentramento disseminati per l’Europa. Si ha in particolare memoria della deportazione del 30 gennaio 1944, una domenica: andarono via in 605 e tornarono in 22. Come ricorda il sito www.binario21.org «i bambini da 1 a 14 anni erano più di 40, tra di loro Sissel Vogelmann di 8 anni e Liliana Segre di 13. All’arrivo ad Auschwiz la successiva domenica 6 febbraio circa 500 fra loro vennero selezionati per la morte e furono gasati e bruciati dopo poche ore dall’arrivo». Questo binario 21 è rimasto intatto da allora, unico luogo di questo genere che, nel mondo, si è conservato. Il Memoriale è in pratica costituito da questo binario 21, sotterraneo, livido, angosciante, ora restaurato e reso più completo dalle foto esposte e dai video che vengono mandati in continuazione. Su un muro campeggia la parola “Indifferenza”, quella che è doveroso combattere. Su un altro muro sono incisi i nomi di tutti coloro che, partiti per i campi di concentramento, non sono più tornati.
• Come si spiega che Mussolini si mise a perseguitare gli ebrei?
Voleva fasri bello con Hitler e consolidare l’alleanza con i tedeschi, i quali premevano perché anche l’alleato italiano inaugurasse una politica razzista. La notte tra il 6 e il 7 ottobre 1938 il Gran Consiglio del fascismo, riunito fino a notte fonda, tracciò le linee della politica antisemita del regime. Tra le decisioni prese: il divieto per gli uomini di sposare un’ebrea (il caso inverso non era neanche preso in considerazione), il divieto per i dipendenti pubblici di sposare stranieri di qualunque razza. Nel decreto legge successivo (10 novembre 1938) si escludevano, tra l’altro, gli ebrei dalla pubblica amministrazione. I giornali, intato, si riempivano di articoli sulla superiorità della nostra razza (badi che non esiste una «nostra razza», come ha dimostrato definitivamente Luca Cavalli Sforza) e sull’inferiorità della loro.
• E prima del 1938? Mussolini era razzista e antisemita da sempre oppure no?
Un articolo uscito sul “Popolo d’Italia” del 1919 mostra un Mussolini convinto antisemita, in quanto persuaso che alla testa dei bolscevichi di Russia ci fossero gli ebrei. Ma in un altro pezzo del 1922 si prendono le distanze dalle tesi razziste di Hitler. Detto in due parole: prima delle leggi razziali per il nostro il problema quasi non esisteva, cosa che non esime lui e il regime dalla responsabilità di aver fatto quello che ha fatto. Prima del 1938 del resto molti ebrei erano fascisti convinti e ce ne furono che andarono a combattere per il regime anche in Africa. L’ebreo Alberto Liuzzi si guadagnò la medaglia d’oro in Spagna (1935).
• E gli altri caporioni in camicia nera?
Ciano voleva diventare ministro degli Esteri e per avere l’appoggio tedesco faceva in quel periodo l’antisemita, posizione che abbandonò una volta ottenuto lo scopo. Il più convinto avversario degli ebrei era Bottai. Italo Balbo e, un poco, anche Federzoni e il quadrumviro De Bono avversarono le leggi del ’38. Violentemente antisemiti furono Farinacci e Starace. Ma la maggior parte degli italiani, da troppo tempo disgraziati, quelle leggi infami non le presero mai sul serio, e ogni volta che poterono gli ebrei li aiutarono.
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