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 2013  gennaio 28 Lunedì calendario

CORSICA, ISOLA DELL’IMPUNITÀ TRA MAFIE E BOMBE AI TURISTI

[Tra Ajaccio e Bastia in un anno sono saltate per aria 50 seconde case. Parigi sta a guardare e ha il terrore di chiamare quella criminalità con il suo vero nome] –
Quella che ieri sembrava una guerra per bande, una questione tra separatisti, autonomisti e nulla più, oggi è una polveriera coperta dal silenzio e dall’impunità: la parola che il governo francese non vuole nominare è mafia. Un nome e un capoluogo naturale a Marsiglia, la città più legata alla Corsica, non fosse altro che i crimini di sangue neanche sono perseguibili dalla magistratura di Ajaccio, ma che lavorano a 200 miglia marine di distanza, sulla terra ferma, a Marsiglia, appunto. Dove ci sono i magistrati, ma anche i boss che hanno in mano il mercato delle slot machine e quello immobiliare, 4500 nuove costruzioni ogni anno, e quello del racket.
MAFIA E INDIPENDENTISTI
Resta così, sospesa tra questi due incroci, la Corsica, ingabbiata dentro a movimenti che hanno come obiettivo l’indipendenza dell’isola e altri che invece fanno capo a un’organizzazione criminale molto più complessa e che di fatto controlla il denaro. La dicono lunga le parole del giornalista più influente in Francia, Jean Marie Colombani: “Non vorrei dare risposte facili, perché non ce ne sono. Ormai la Corsica è in preda a regolamenti di conti tra bande rivali. C’è una penetrazione molto profonda degli ambienti mafiosi. Ormai si è arrivati al paradosso che persino alcuni leader dei partiti nazionalisti corsi dicono che lo Stato si deve impegnare di più per arginare la criminalità”.
Questo spiega cosa sia successo in questi anni. La Corsica non è più quella di quando tutto ebbe inizio, la notte tra il 4 e il 5 maggio del 1976 e che passò alla storia come la "nuit bleue": 22 ordigni esplosi contemporaneamente in diverse località e la consapevolezza dei separatisti di essere a un passo dalla vittoria.
LA NUIT BLEUE? STORIA PASSATA
Trent’anni dopo quella dimostrazione resta un ricordo da celebrare: oggi 22 è il numero degli omicidi ogni anno e fa della Corsica la regione più criminale d’Europa e dove la causa separatista non è più centrale, ma si è aperta una guerra per bande che segue il profumo dei soldi e non dell’ideale di libertà dal governo parigino.
LE COSCHE MARSIGLIESI
Alla lotta per l’indipendenza si sono mescolate la cosche marsigliesi e i servizi segreti più o meno deviati. Fino a diventare un tutt’uno. Così la gente crede di non dipendere da Parigi, ma in realtà è soffocata da una criminalità che insegue gli affari.
MIGLIAIA LE CASE NUOVE OGNI ANNO costruite da stranieri per le vacanze. E i turisti che vengono e aprono voragini chiamate fondamenta, rendendo agli occhi di chi li guarda l’isola una terra di saccheggio. Non piacciono – e poco importa che siano italiani, francesi o spagnoli - al Front de Libération Nationale Corse. Gruppo al limite della legalità, tra rappresentanti in consiglio e piccole partecipazioni locali. Si scindono e si riuniscono e poi si ritrovano a fare gli attentati. Piccole esplosioni con tentativi di estorsione, sempre rivolti agli stranieri, sempre contro i nemici che occupano abusivamente. E ci si mettono pure le idee di estrema sinistra, contro il consumo e la globalizzazione. A settembre 2012 a essere presi di mira erano stati cinque supermercati Leclerc, un ipermercato Casino e un grande magazzino Decathlon. E pensare che solo a maggio con l’arrivo della normalità di François Hollande, il presidente che predicava il cambiamento subito e senza possibilità di appello, a Parigi si era deciso di non nominare il consigliere incaricato di occuparsi della questione corsa. Perché, diceva, non c’è una questione corsa, forse francese, forse nazionale, ma corsa no.
LO STATO ASSENTE
Così in Corsica si muore. Si muore di mafia e in piazza aperta, davanti al supermercato, colpiti alle spalle o mentre si porta a scuola il figlio. Si muore della peggiore delle morti, sommersi dall’indifferenza di uno Stato che resta a guardare e ancora non ha capito con che nome chiamare quella storia. Nel bollettino nero dell’isola solo manifestazioni di coraggio di clan che proliferano senza ostacoli. Pochi giorni fa le minacce al prefetto Patrick Strzoda, arrivate per posta e così simili a quelle ricevute dal predecessore Claude Erignac nel 1998, poco prima di morire. Nel 2012 a essere sepolti sono stati in venti. In autunno era morto il presidente della camera di commercio Jacques Nacer e poco prima l’avvocato Antoine Sollacaro, freddato ad un distributore sulla Route des Sanguinaires. Difendeva personaggi come Alain Orsoni, presidente Ac Ajaccio, morto e resuscitato più volte quasi fosse un personaggio di un film. Perseguitato dai morti si autoesilia nel 1996 in Sudamerica: uccidono il fratello in un agguato a lui destinato e ritornato in Corsica decide di prendere la squadra di calcio di Ajaccio per portarla alla vittoria. A qualsiasi prezzo. Lo chiamano Re Mida, perché tutto quello che tocca porta prima ai soldi e poi ad una brutta fine. Poco prima di Natale il primo ministro francese, Jean-Marc Ayrault si è affrettato a dire che “c’è un problema in Corsica, lo stato farà qualcosa”. C’è la mafia nell’isola così a sud che puzza già di Italia e finché non riusciranno a pronunciarlo quel nome dalle parti di Parigi, sarà un botta e risposta a suon di bombe e calibro 11.