Federico Rampini, la Repubblica 28/01/2013, 28 gennaio 2013
LAVATRICI PARLANTI E WEBCAM PENSANTI ECCO I ROBOT CHE CI CAMBIERANNO LA VITA [I
dieci automi del futuro: dialogano con l’uomo e rispettano l’ambiente] –
NEW YORK
— L’impermeabile lancia un fischio per dirti: indossami, oggi pioverà. Lui lo sa. È collegato via Internet alle previsioni meteo. La forchetta inizia a vibrare se mangi troppo in fretta. Mastica più lentamente — ti sta dicendo — fa bene alla salute. La lampada sulla scrivania si piega da sola per illuminare meglio i fogli che stai guardando. Il braccialetto al tuo polso, animato da nanoparassiti intelligenti, ti pizzica per farti alzare dal divano: basta tv, vai a fare jogging, devi perdere peso.
Benvenuti nell’universo dei nuovi robot, “automi sociali”, amici e servitori ubiqui che ci renderanno la vita più facile. Il piano di lavoro della cucina sussurra consigli e ricette mentre prepariamo la cena. La lavatrice si mette a cantare per annunciarti: «Bucato finito». La webcam collocata sopra il computer alza il suo “sguardo” per segnalarti che dall’altra parte del mondo i tuoi interlocutori in videoconferenza sono pronti e ti ascoltano.
A raccontarci le nuove frontiere della robotica intelligente e servizievole, è una che sa di cosa parla. Carla Diana di mestiere li disegna questi robot. Con l’aiuto di un’artista, Katie Turner, che si occupa del lato estetico. Anche l’occhio vuole la sua parte. Ma non stiamo parlando di robot dalle sembianze umane, non necessariamente. Né si tratta di oggetti di lusso, giocattolini per ricchi. Carla Diana lavora come progettista e designer per aziende che preparano le nuove generazioni di elettrodomestici, prodotti di massa, oggetti della vita quotidiana. Le nanotecnologie alla portata di tutti.
Certo, per deformazione professionale Diana si commuove quando incontra “l’élite” dei computer: l’umanoide Simon costruito dal Georgia Institute of Technology. Simon fa parte di una razza superiore, capisce frasi complesse, risponde a tono, e se per caso si trova in difficoltà ha gesti molto comprensibili: scuote la testa, o alza le braccia disperato.
Una grande foto sull’inserto domenicale del New York Times ritrae Simon in un atteggiamento pensoso, con lo sguardo assorto, la testa poggiata su una mano. La Diana ne ha solo progettato il “guscio”, l’intelligenza artificiale di Simon la sbigottisce, il software è dei ricercatori informatici della Georgia.
Gli “oggetti parlanti e ambulanti” che la Diana descrive sul New York Times, si collocano un gradino più in basso. Hanno funzioni ancillari. Spesso sono mono-uso, conoscono un solo mestiere. Non per questo li disprezzeremo. Altro che Nespresso, vuoi mettere quando la macchinetta del caffè capirà le istruzioni che le diamo la sera prima di andare a letto. «Lo voglio alle sei di mattina in punto, ristretto con un goccio di latte caldo». E zacchette, la mattina dopo il caffè è lì all’ora giusta nella miscela giusta. Meglio del servizio in camera negli alberghi di lusso.
Oltre alla comodità ci saranno altri vantaggi. In primo luogo l’efficienza energetica, il risparmio di consumi a favore dell’ambiente: gli oggetti intelligenti, a cominciare dal termostato di casa, faranno di tutto per ridurre la nostra bolletta elettrica. E di conseguenza le nostre emissioni di CO2.
La Diana si occupa in particolare delle loro attitudini sociali. È importante che si stabilisca subito un buon rapporto con noi. Come si fa a rendere “amichevole” un aspirapolvere? È il caso di Roomba, già in vendita su Amazon. Ha la forma di un disco. Ultrapiatto, semovente, s’infila dove nessun umano è mai arrivato, scova sporcizia in luoghi insospettati. T’informa sullo stato d’avanzamento del suo lavoro. Ti avverte se la batteria sta per scaricarsi. Senza esagerare, però: guai a infastidirci, non vogliamo robot invasivi. Ben presto il loro “carattere” si adeguerà a quello dell’utente. Perfino la confezione di medicinali sarà un aiutante prezioso: informerà direttamente la farmacia che l’ultima dose sta per scadere e bisogna ordinarne una nuova.