Giuliano Ferrara, Foglio dei fogli 28/1/2013, 28 gennaio 2013
Conoscete Maria Miller? Ci propina bugie sulle nozze gay – Questo mi fa impazzire, non il bouquet di fiori scambiato da marito a marito, da moglie a moglie, a tutto ci si abitua, ma la motivazione di Maria Miller, ministro della Cultura a Londra: “Crediamo che il matrimonio sia una buona cosa e vogliamo incoraggiare più coppie a unirsi”
Conoscete Maria Miller? Ci propina bugie sulle nozze gay – Questo mi fa impazzire, non il bouquet di fiori scambiato da marito a marito, da moglie a moglie, a tutto ci si abitua, ma la motivazione di Maria Miller, ministro della Cultura a Londra: “Crediamo che il matrimonio sia una buona cosa e vogliamo incoraggiare più coppie a unirsi”. E’ una bella presa per il culo, no? Capisco le prime due righe del bill che tra qualche mese ai Comuni e ai Lord sarà votato da laburisti e liberali e conservatori in funzione di progressisti: “Il matrimonio di coppie dello stesso sesso è legale”. So bene che l’opinione pubblica, massaggiata da anni di circostanziato sentimentalismo mediatico dei diritti, ha ceduto di schianto, e ora una maggioranza è per le nozze gay quasi ovunque, dunque la politica, come l’intendenza, segue, salvo che nelle arretrate Russia (lì siamo ancora all’omofobia con garanzie di stato) e Italia, patria di un evanescente pregiudizio dolce e ironico. La mia mentalità arretrata e il mio spirito di tolleranza infinito mi suggeriscono di prendere atto con rammarico del fatto in sé, ma il mio pur modesto raziocinio mi ordina di considerare spregevoli le motivazioni offerte per me da politici insani ed ebbri di popolarità a buon mercato, di marketing del sentimentalismo erotico. Per rafforzare l’istituto del matrimonio, per contribuire al diffondersi dei family values, ci offrono i biscottini della nonna e la liberazione più completa del matrimonio dal suo criterio tradizionale ormai invecchiato: la differenza di genere, l’esclusività della promessa (questo fu il divorzio), e la generazione o educazione dei figli in un contesto che salva, quando possibile, la maternità, e sempre la differenza tra madre e padre, non equiparabili a coniugi o progenitori di serie A e di serie B. E’ come per l’aborto. Il peccato e l’omicidio in pancia sono chiari, fotografati. Il cristiano evangelista Edinson Cavani, bomber del Napoli, senza che glielo ordinasse il Papa, ovviamente, ha postato su Twitter la foto del suo “feto” in pancia a sua moglie, il fratellino minore ancora non nato dell’altro figlio che gli ha generato sorrisi e gol a profusione. Voglio dire: si sa come stanno le cose. Anche con l’ausilio della tecnologia clinica, ecco che la realtà si vendica dell’ideologia. Almeno le femministe pazze dei diritti riproduttivi non dicono che l’aborto è fatto moralmente sordo, oltre che legalmente possibile, per il bene del bambino. Questo ce lo risparmiano. Si limitano a rivendicare la libertà di disporre del proprio corpo, e qualcosina di più (su quello sorvolano), da parte delle donne, e non ci prendono troppo per il culo con i sentimenti. Il matrimonio gay no, quello è fatto per portare all’altare e in municipio la pulsione unitiva e, perché no?, anche quella schiavistico-riproduttiva dell’amore che non osava dire il proprio nome e ora è così insopportabilmente petulante nel rivendicare cerimonie grottesche e figli comunque prodotti. Capisco che David Cameron, il premier britannico, debba scontare il fatto che l’omosessualità era un reato fino al 1966, comprendo la delicatezza crudele di un senso di colpa non elaborato, ma non date come motivazione per le nozze gay il rafforzamento del matrimonio, questo è troppo.