Francesca Schianchi, La Stampa 28/01/2013, 28 gennaio 2013
“UN EFFETTO SUI SONDAGGI C’È MA È LIEVE E NON DURERÀ”
[Gli esperti: il Pd perde qualcosa a vantaggio di Grillo e Ingroia] –
Una lieve flessione del Pd, forse solo temporanea. Con voti che potrebbero traghettare non tanto verso i principali avversari, Monti o Berlusconi, ma piuttosto in direzione di forze nuove e «vergini» di legami di potere, come il Movimento 5 Stelle di Grillo e Rivoluzione civile di Ingroia. I sondaggisti alle prese con le rilevazioni questo prevedono: che l’affaire Monte dei Paschi di Siena possa incidere, ma solo leggermente, sulle percentuali del Pd, partito che ha una vicinanza storica all’istituto senese.
«Non ho ancora fatto un sondaggio dopo il caso Mps, perché temo che il forte umore mediatico possa falsare i dati, mentre tra qualche giorno le percentuali saranno più puntuali», premette Roberto Weber dell’Istituto Swg. «Ma il paragone che mi viene subito alla mente è con la vicenda Unipol, nel 2005 (il tentativo di scalata alla Bnl, ndr). Anche allora, ricordo, il vantaggio a favore del centrosinistra era semi-incolmabile: con quella storia, Berlusconi cominciò invece a pareggiare le elezioni dell’anno dopo. Questa volta però ci sono differenze: intanto, il panorama non è bipolare, ma estremamente frammentato, i voti che eventualmente usciranno dal Pd non andranno necessariamente al centrodestra. E poi c’è stata la reazione di Bersani». Se ci attaccano li sbraniamo, ha detto. Dice che funziona? «Ha trasmesso uno sdegno emotivo forte, e, nello stesso tempo, è stato intimidente. Questo doppio registro funziona. Allora, ai tempi del caso Unipol, non ci fu una reazione così». Per questo, «e anche perché le banche non godono della fiducia della pubblica opinione, che può quindi avere la tendenza ad attribuire a loro tutta la colpa», secondo Weber «un decremento del Pd può esserci, ma non un tracollo».
Chi ha già rilevato un calo dei democratici, in un sondaggio realizzato giovedì scorso, è l’Istituto Demopolis. Li ha fotografati al 29%, per la prima volta sotto il 30% dai giorni delle primarie. Ma, ci tiene a precisare il direttore Pietro Vento, «è difficile dire se sia solo effetto di un’offerta politica più competitiva oggi rispetto al mese scorso, o se sia anche conseguenza dell’impatto del caso Mps». I numeri di Demopolis sono comunque ancora favorevoli a Bersani: la forbice della coalizione Pd-Sel con il centrodestra di Berlusconi e Maroni resta di sette punti, 34,5% a 27,5%.
Terminerà le sue rilevazioni oggi anche Fabrizio Masia, dell’Istituto Emg. Ma una percezione già la può dare: «Penso che la questione Monte paschi possa avere un piccolo effetto negativo sul Pd, di uno o due punti: ma se anche così fosse, potrebbe essere un fenomeno di breve periodo che viene riassorbito da una buona strategia comunicativa». Molti fattori, ragiona Masia, possono ancora incidere: «Ad esempio come viene comunicata la notizia. Dire che sono stati dati soldi a una banca è diverso dal dire che sono stati prestati e dovranno essere restituiti con gli interessi… La percezione dell’opinione pubblica dipende anche da questo». Importante anche, ricorda il direttore di Emg, «la capacità del Pd di comunicare estraneità alla vicenda. La linea corretta è quella di mostrarsi sicuri senza eccedere in aggressività».
E se qualche elettore dovesse abbandonare il Pd, dove porterà il proprio voto? «Credo né a Monti né a Berlusconi, ma all’astensionismo o ai movimenti di protesta, come il Movimento di Grillo o Rivoluzione civile di Ingroia», valuta Masia. Stessa riflessione di Weber: «Se questa faccenda fa perdere voti al
Pd, li guadagna Grillo. Lui è strepitosamente bravo a interpretare e sceneggiare l’insofferenza, ed è il più credibile: può dire “io sono fuori da tutto, io con tutto questo non c’entro niente”». E Vento sottolinea un altro fattore da non dimenticare: «Solo il 57% degli elettori ha già fatto una scelta definitiva. Uno su cinque non ha ancora deciso, mentre il 23% dichiara un voto ma dice che potrebbe cambiare idea nelle prossime settimane. Di fatto, assistiamo a una liquidità del mercato elettorale mai registrata prima».