Andrea Greco e Francesco Viviano, la Repubblica 28/01/2013, 28 gennaio 2013
ALTRI 7 MILIARDI DI TITOLI A RISCHIO ZAVORRANO IL BILANCIO DELLA BANCA
SIENA
— Non solo la vigilanza si interroga sulla tenuta del «sistema Mps», in un passaggio delicato che vedrà la banca indebitarsi con il Tesoro per 4 miliardi. Anche gli investitori — oggi il titolo torna a quotare — si chiedono se il 6 febbraio, quando il cda Mps dirá tutto sui tre strutturati Santorini, Alexandria e Nota Italia (perdite attese, 700 milioni) le cattive notizie saranno finite. Qualcuno resta scettico, perché cinque anni di gestione fuori controllo dell’area finanza — lo attestano almeno tre ispezioni Bankitalia — hanno zavorrato il bilancio. L’ultimo disponibile contiene tra l’altro 6,8 miliardi di titoli di qualitá così bassa da non poter essere rifinanziabili in Bce (anche se poco dopo la banca centrale ha ridotto le soglie, la bassa qualità rimane). Nel resto del portafoglio poi c’è una marea di Btp, di cui 17 miliardi gravati da derivati o altre diavolerie. Le tre operazioni sotto accusa hanno Btp sottostanti per 5 miliardi, quanto agli altri 12 il management guidato da Fabrizio Viola ha detto che non stima impatti di rilievo, poiché si tratterebbe di swap per coprire il rischio tassi. Tuttavia il loro impatto sul margine di interesse del gruppo nelle ultime trimestrali fa temere gli esperti che non si tratti di normali swap, ma di contratti che «si muovono», ingenerando perdite.
A Piazza Affari, ora, non è difficile trovare critici delle passate condotte dell’area finanza Mps. E c’è la sensazione che la filosofia della dirigenza Mussari — massimizzare i ritorni immediati, anche impoverendo la futura gestione — sia stata applicata anche ad altri dossier: per esempio ai gravosi minimi commissionali lasciati alle controparti nel risparmio gestito e nell’intermediazione mobiliare. A fornire nuove piste ai pm Antonino Nastasi, Giuseppe Grosso e Aldo Natalini è stato l’ex direttore finanziario della fondazione Mps, Nicola Scocca, e un rapporto della tributaria della Gdf di Milano in un’inchiesta acquisita dalla procura senese, che contiene nomi di alti dirigenti del Monte Paschi che avrebbero ricevuto «pagamenti riservati » da una società finanziaria svizzera, la Lutifin Services di Lugano. Una documentazione importante quella proveniente dalla Svizzera, che potrebbe svelare se alcune transazioni finanziarie nascondevano tangenti ai banchieri senesi. In un’informativa, infatti, il tributario della Gdf di Milano scrive che «Lufitin Services era stata utilizzata quale veicolo per effettuare pagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti del Monte dei Paschi, in cambio dell’acquisto da parte dell’Istituto da cui dipendevano di un pacchetto di titoli all’interno dei quali ve ne erano alcuni che presentavano forti perdite per Dresdner Bank». Queste ed altre informazioni relative a transazioni sono emerse dopo il sequestro da parte dell’autorità federale (Finma) di un pen drive negli uffici della società svizzera. Documenti che si aggiungono agli “sperperi” illustrati nei due interrogatori dell’ex dg Scocca ai pm di Siena. «Interrogatori che illuminano — afferma chi indaga — l’allegra gestione di allora di Mps». Scocca, ripercorrendo la storia professionale all’interno dell’ente cominciata nel 1999 e conclusa con l’allontanamento nell’estate 2008 — quando Mps stava per acquisire Antonveneta — si era più volte opposto alle facili ed eccessive erogazioni che il primo azionista senese elargiva «per dare soldi al territorio e ai loro amici». Scocca riferisce anche di operazioni spericolate che facevano perdere soldi e patrimonio fondazione e banca. O come, nel 2007, Palazzo Sansedoni non ascoltò la sua proposta di vendere la quota in Banca Intesa, che allora avrebbe fruttato all’ente 70 milioni, mentre poi quei titoli sono crollati. «Rimasi inascoltato ed emarginato».