Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I partiti continuano ad accapigliarsi sull’Imu, con intenti non sempre chiarissimi. Ieri Letta ha tagliato la testa al toro: «La cancellazione dell’Imu per il 2013 è una decisione già presa e non si torna indietro».
• Ma non era una cosa decisa e stradecisa, a parte il trucco di sostituire l’Imu con la Trise che, secondo quelli di Mestre, ci farà pagare più di prima?
Sì, nel 2014. Ma per quello che riguarda il 2013, si tratterebbe di non farci pagare due miliardi e quattrocento milioni, il saldo della seconda rata dell’Imu, che scadrebbe, in assenza di provvedimenti preventivi, il 16 dicembre. Ora, è vero quello che lei ha appena detto, e cioè che la decisione sull’Imu è stata presa parecchie settimane fa. Però è anche vero che su questa misura da abolire il governo si tormenta. Per esempio, Saccomanni, il ministro del Tesoro, l’altro giorno a Londra ha detto che «le coperture sono difficili». Cioè, per togliere i due miliardi e quattro della seconda rata dell’Imu bisogna tagliare da qualche altra parte e, ha detto sempre Saccomanni, questi tagli avranno conseguenze politiche, perché si tratta di decidere se bisogna stangare questi o quelli.
• Aumenteranno la benzina, come al solito.
Pare di no. L’idea che va per la maggiore in questo momento è quella di costringere le imprese a pagare un acconto Ires (l’Ires è l’Irpef delle imprese) più alto del solito. Oddìo, la parola acconto è abbastanza ridicola. Da tempo immemorabile, le imprese sono obbligate a versare in anticipo le tasse dell’anno successivo, da ultimo in una percentuale del 99%. Ebbene, il governo sta pensando che si potrebbe portare questo anticipo al 110%, vale a dire si anticiperebbero le tasse del 2014 e un pezzetto di quelle del 2015. Lei mi dirà: come fa un’impresa a sapere quanto dovrà pagare l’anno prossimo di tasse?
• Già, come fa?
A spanne. Con qualche rischio se si sbaglia. E col sistema di andare in credito col fisco se per caso ha versato di più e l’annata è andata male. Il governo sta pensando di portare al 125% l’acconto delle banche, ma questa, data la potenza di quella lobby, è una misura che non è destinata a passare. Altra idea: aumentare il valore delle quote di Bankitalia possedute dalle banche, lei saprà che la Banca d’Italia non è di proprietà dello Stato, ma di una serie di istituti di credito privati. Ebbene se il valore di queste quote venisse aumentato per legge, le banche dovrebbero pagare tasse più alte, perché la rivalutazione di questo patrimonio vale fiscalmente come un profitto.
• Le banche non accetteranno mai.
Accetteranno, invece, perché i dividendi sono in funzione del valore delle quote, quindi gli istituti rientrerebbero molto presto dal danno fiscale. Un’altra ipotesi, per trovare questi due miliardi e quattro, è quella di tagliare le agevolazioni fiscali, quelle che permettono a noi cittadini di scaricare qualcosa al momento della denuncia dei redditi. La verità è che non hanno deciso, e hanno anche l’Europa contro, perché a Bruxelles sono sulla posizione di Monti e cioè che toccare l’Imu è uno sbaglio. Ma da quell’orecchio Berlusconi e i suoi, che su questo hanno fatto con successo la loro campagna elettorale, non ci sentono.
• In tutto questa manfrina non c’è qualche sottinteso politico?
Mah. Anche Fassina ieri ha detto che l’Imu per il 2013 è abolita, e non c’è da discutere. Fassina, viceministro dell’Economia, era quello che aveva teorizzato un taglio parziale della tassa, in modo che si potessero continuare a colpire i ceti più alti. È sicuro che in queste schermaglie un sottinteso politico, comunque, c’è. Abbiamo davanti a noi tre date chiave: 16 novembre, ovvero il Consiglio nazionale dei berlusconiani che dovrebbe trasformare il Pdl in Forza Italia; servono i due terzi dei sì, e i governativi del centro-destra sostengono di avere dalla loro 300-350 delegati su 800; 27 novembre: il Senato vota la decadenza di Berlusconi, e a quel punto i falchi del partito potrebbero volere la caduta del governo: il Pdl o Forza Italia, se non si sarà già spaccato il giorno 16, andrà in pezzi; 8 dicembre: primarie del Pd con Renzi sicuro vincitore di un partito dove intanto i dalemian-bersaniani si sono impadroniti della periferia. Anche Renzi vorrebbe vedere Letta in crisi. Quindi le schermaglie sull’Imu preparano il terreno del mega-scontro finale, che potrebbe anche non esserci, e però potrebbe esserci. Stiamo a vedere come andrà a finire.
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