Davide Milosa, Il Fatto Quotidiano 9/11/2013, 9 novembre 2013
ADRO, IL SINDACO CHE DAVA DA MANGIARE AGLI AMICI
Due cifre: da una parte 10mila euro, dall’altra 1,2 milioni. La prima è servita a pagare un anno di mensa scolastica per quei bambini (italiani e stranieri) ai quali il sindaco di Adro aveva bandito l’accesso perché i genitori non riuscivano a saldare la retta. La seconda corrisponde a un appalto pubblico della cosiddetta “Area feste”. Lavori aggiudicati con delibere taroccate, gare pilotate, il tutto pagato utilizzando i crediti che il comune bresciano vantava nei confronti di aziende locali. Risultato: ieri Oscar Lancini, 48 anni, primo cittadino del paese della Franciacorta è stato arrestato e messo ai domiciliari per turbativa d’asta.
È ACCUSATO di essere l’ideatore della truffa conclusa con l’affidamento delle opere ad aziende amiche nascoste dietro al paravento di una onlus che, sulla carta, avrebbe lavorato gratuitamente facendo risparmiare denaro pubblico. Furberie, insomma. Tanto che il giudice nelle 90 pagine di ordinanza scrive: “Danilo Oscar Lancini (…) manifesta nella gestione della res publica una disinvoltura che trasmoda nel totale disprezzo per le garanzie di imparzialità”. E ancora: “Lancini non risulta avere tratto un vantaggio personale dai reati, i quali sembrano trovare la propria causa nella ricerca del consenso elettorale e nella gestione delle clientele di area politica”. Quella stessa area che alle ultime elezioni lo ha candidato al Senato. Letto questo, ecco il commento del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. “Sono certo che sia estraneo”. Più esplicito il vicesegretario del Carroccio Matteo Salvini: “Puzza di attacco alla Lega”. Va ricordato che a settembre, nel Bresciano, è stato arrestato (e poi liberato) il sindaco leghista di Montichiari Elena Zanola accusata di aver fatto pressioni su una società di rifiuti. Nello stesso mese viene messo ai domiciliari Enio Moretti, ex consigliere regionale della Lega, nonché amministratore unico della municipalizzata di Chiari. Reato: frode fiscale. Salvini, però, va avanti: “Lancini, da buon leghista, ha lavorato per favorire la nostra gente”. Una difesa molto simile all’accusa mossa al primo cittadino dal pubblico ministero Silvia Bo-nardi che oltre a quello di Lancini ha ottenuto l’arresto di cinque persone. Ventiquattro gli indagati. “Qui ad Adro tutti sapevano”, non si tiene Silvano Lancini, l’imprenditore che ha pagato di tasca sua la mensa ai bimbi dell’istituto intitolato a Gianfranco Miglio, ideologo della Lega. Il benefattore fu nominato Cavaliere del lavoro da Napolitano. La decisione indignò il Lancini sindaco che invitò “gli adrensi” a vergognarsi per un presidente della Repubblica così. Fu accusato (e prosciolto) di vilipendio del capo dello Stato. Il 24 ottobre scorso, poi, la Corte dei conti ha condannato il Comune a pagare 10.600 euro. La vicenda è legata ai simboli leghisti (soli delle Alpi) affissi in ogni luogo di Adro, senza esclusione della scuola. Alla fine anche i carabinieri del Nucleo provinciale coordinati dal colonnello Giuseppe Spina hanno bussato alla porta del sindaco.
L’INCHIESTA nasce nell’agosto 2012 dopo l’esposto di due consiglieri di minoranza. Si denunciano “anomalie nelle modalità con le quali sono stati eseguiti i lavori di sistemazione di una porzione d’area comunale destinata all’Area Feste”. Si dice che il Comune ha affidato a titolo gratuito i lavori alla onlus Smeraldo. Opere che però sono poi state eseguite da un gruppo di imprese “a scomputo degli oneri di urbanizzazione dalle stesse dovuti alla pubblica amministrazione”. Insomma “una sorta di furberia di base”, ragiona il pm, con cui “si ottengono molteplici obiettivi”. Tra i vari: “Far lavorare costantemente gli amici degli amici (…) politicamente legati a Lancini”. Secondo la ricostruzione della Procura di Brescia al centro c’è sempre il sindaco chiamato “sceriffo” nelle intercettazioni. Il progetto viene organizzato “omettendo qualsiasi forma di vigilanza” con Lancini che ha ideato “personalmente la procedura”. Il tutto senza delibere. Il particolare viene ascoltato in diretta dai carabinieri. Il 10 aprile scorso i militari, dopo mesi di intercettazioni, arrivano in Comune per chiedere le delibere. Leonardo Rossi, funzionario dell’area tecnica, chiama il sindaco: “I carabinieri sono qua ad acquisire le delibere che non ci sono”. I documenti saranno presentati solo il giorno successivo. Un comportamento che ha indotto il gip a ritenere forte il rischio di reiterazione del reato se “si considera che Lancini, Rossi e Bagalà (segretario comunale), pur a fronte dell’intervento dei carabinieri, non hanno esitato a redigere ex post le delibere”. E nonostante tutto per i cittadini di Adro il loro sindaco resta “una brava persona”. Il Prefetto di Brescia ha sospeso Lancini dalla carica affidando la gestione del comune al vicesindaco (indagato) Lorenzo Antonelli.