Maria Corbi, La Stampa 9/11/2013, 9 novembre 2013
“IRRILEVANTE L’ETÀ DEI GENITORI” MA VIOLA VERRÀ ADOTTATA
«Adesso spiegateci perché ce l’avete tolta». Gabriella è distrutta e anche suo marito. Chiusi nel dolore, stentano a parlare, ma vogliono sapere. Nelle poche pagine della sentenza della corte di Cassazione che li condanna alla perdita della loro piccola Viola, non trovano la risposta. «Non ci arrendiamo a una simile ingiustizia, ci appelleremo all’Europa».
La loro vicenda è nota ed è un segno dei tempi. Viola, la loro figlioletta, è nata grazie alla fecondazione assistita nel 2010 quando il padre aveva 69 anni e la madre 57. Le foto di Viola sono sparse per la casa. Interi album con la sua faccina sorridente, immagini scattate nei 18 giorni che è stata con i suoi genitori naturali. Una storia complicata che parte dalla segnalazione ai servizi sociali da parte dell’ospedale per quei genitori troppo anziani. E continua con la denuncia del padre per aver abbandonato la piccola pochi minuti in macchina davanti a casa. Episodio da cui, come si legge nelle carte giudiziarie di questa vicenda, ha preso le mosse la vicenda. Per quella denuncia il padre a giugno venne assolto: non ci fu abbandono. Ma la sentenza della Cassazione torna su quell’episodio e dice due cose: la prima è che il documento di assoluzione presentato dalla difesa (ossia dall’avvocato Adriana Boscagli) non è ricevibile davanti alla corte di Cassazione. La seconda è che «si tratta di un’assoluzione per mancanza di dolo», ma «ciò non esclude certo la sussistenza di una colpa».
I giudici della Cassazione, però, rilevano che quell’episodio non è decisivo, esclusivamente, «come sembrano affermare i ricorrenti», ma è oggetto di valutazione «insieme ad altri elementi».
La sentenza ricorda che la legge considera sempre l’esclusivo interesse del minore. E ricorda che ci possono essere delle misure alternative, di sostegno alla famiglia, quando si ritiene che il minore non sia adeguatamente protetto, accudito, istruito. Ma questa volta la linea è stata durissima. I giudici della Cassazione evidenziano «una situazione di mancanza di assistenza (e dunque di abbandono) da parte dei genitori. E riportano la «valutazione estremamente negativa dei genitori» emersa dalla consulenza tecnica nel giudizio di secondo grado: le capacità cognitive del padre «sono risultate nella norma» e il livello intellettivo anche, scrive il giudice di appello. «Il suo desiderio di paternità, fanno notare i periti, sembra comunque espressione di adeguamento ai desideri della moglie, piuttosto che una scelta personale e totalmente condivisa». Quanto alla madre «essa appare adeguata nel rispondere alle domande, e sono assenti segni di disturbo psichiatrico clinicamente significativo». Vi è tuttavia «una costante negazione di qualsiasi problema, che porta a vedere tutti gli interventi di terzi, preoccupati per la sua bambina, come interventi non motivati, inutili e dettati solamente dal pregiudizio dell’età».
Anche se la sentenza di Cassazione salta questo capitolo, legato all’età, i giudici di primo grado avevano scritto: «I genitori non si sono mai seriamente posti domande in merito al fatto che la figlia si ritroverà orfana in giovane età e prima ancora sarà costretta a curare i genitori anziani, che potrebbero avere patologie più o meno invalidanti, proprio nel momento in cui, giovane adulta, avrà bisogno del sostegno dei suoi genitori. Il frutto di un’applicazione distorta delle enormi possibilità offerte dal progresso in materia genetica, e la volontà di concepirla, è una scelta che, se spinta oltre certi limiti, si fonda sulla volontà di onnipotenza, sul desiderio di soddisfare a tutti i costi i propri bisogni che necessariamente implicano l’accantonamento delle leggi di natura e una certa indifferenza rispetto alla prospettiva del bambino».
L’avvocato dei De Ambrosis non si arrende: «È stato loro concesso un tempo brevissimo, solo 18 giorni, per avviare il loro ruolo di genitori. Le censure che hanno pesato come macigni sono state l’età matura dei genitori e il presunto abbandono della bambina ad opera del padre che, per soli 7 minuti, l’ha lasciata sola nella propria macchina, nel proprio viale, davanti al portone del villino a due piani di proprietà dei genitori. Ma quell’episodio che indusse il procuratore a inoltrare la richiesta di allontanamento si è concluso con una sentenza di proscioglimento. È stata commessa una grande ingiustizia e ci appelleremo a tutte le sedi possibili in Europa».