Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/11/2013, 9 novembre 2013
PERISCOPIO
Dopo aver rovinato la politica e il giornalismo, ora Twitter ci prova con la Borsa. Jena. La Stampa.
Pier Luigi Bersani tira fuori il linguaggio delle fabbriche, passa da Piombino e dai cantieri navali. Chiede di ripartire dal lavoro. Parla dell’orgoglio del saper fare italiano: «A Piombino sono capaci di fare un binario di 108 metri senza saldature, nei cantieri di Pisa fanno yacht che sono il meglio del meglio». E dalla platea suggeriscono timidamente che «Li facciamo anche a Livorno...». Juna Goti. Il Tirreno.
Il caso della rieducazione forzata di Guido Barilla ricorda i fasti ideologici e violenti della Rivoluzione culturale. Giuliano Ferrara. il Foglio.
B. ama parlare di sé in terza persona e con le lettere maiuscole. «Il signor Berlusconi ha creato Forza Italia. Se permette, ho molta fiducia in lui». «Io sono l’equilibrio, la moderazione, la misura in persona». «Silvio Berlusconi ha dato dimostrazione, nella sua vita, di saperci fare». «Ho un complesso di superiorità che stento a frenare». «Il signor Berlusconi ha sempre avuto ragione, nel calcio e non». «Ho salvato il Paese da un futuro senza libertà e senza democrazia». «Chi vorrei essere, se non Berlusconi? Il figlio di Berlusconi». «Non ho scelto la politica. Mi è stata imposta dalla Storia». «Mi spiace, non voglio parlare di me in terza persona, ma molto spesso mi viene comodo. Questo però non significa nessuna aumentata considerazione di me stesso, anche perché più alta di così non potrebbe essere». «Vorrei potermi clonare in tanti Berlusconi un po’ più giovani». «Ho grande considerazione di me». «Non ho il petto abbastanza largo per contenere tutte le medaglie che merito per quel che ho fatto per il Paese». «Passerò alla storia, preparate il monumento». Ora il pover’ometto confonde Marina e Pier Silvio con Anna Frank. Marco Travaglio. Il Fatto.
Porteremo a Bruxelles almeno venti parlamentari Cinque Stelle. I movimenti euroscettici stanno crescendo. Rivolteremo il parlamento europeo come un calzino. Paolo Becchi, docente di filosofia del diritto a Genova e intellettuale di riferimento del M5S. La Stampa.
Gianfranco Fini cerca di raccomandare suo cognato, Giancarlo Tulliani, a viale Mazzini, sede della Rai, dove il giovane viene ricevuto praticamente a tutti. Di sicuro l’invadenza del cognato gli pregiudica molti rapporti personali ma, alla fine, non è decisivo. Diciamo che è il sapone sulla corda che Fini già aveva sul collo. Mauro Maz, Vent’anni e una notte. Castelvecchi.
Una volta a Roma, casualmente a pranzo con una responsabile di un ufficio stampa, ho incontrato Maria Romualdi che doveva essere ancora viva. Ma mica abbiamo parlato di premi letterari. Io ho parlato del galateo del sesso orale tra signore, la pierre era bianca come un tovagliolo, la Maria non ha detto una parola, ingoiava cibo e rospi, muta, sfinghesca. Ma so che si è divertita un sacco. Davanti a me, neanche una smorfia, ma so che a casa ha riso un sacco. Aldo Busi. Il Fatto quotidiano.
Visto che l’America di Obama sta flirtando con l’Iran ignorando gli interessi dell’Arabia Saudita, a sua volta Riad potrebbe adesso ignorare gli interessi e le speranze americane in Medio Oriente. E se gli americani si arrabbieranno, sopravviveremo. Stiamo infatti imparando dai nemici degli americani come si tratta con gli Stati Uniti. Mustafa Alani, analista saudita del Gulf Reesearch Center di Ginevra.
Stante che il libro del cialtrone è, di fatto, non distribuito, la sua presentazione è solo per i malcapitati amici, parenti o semplici conoscenti del grafomane, la solo occasione per entrare in contatto con il parto della realtà cialtronesca. Solitamente queste presentazioni si svolgono in orridi sottoscala di librerie semiperiferiche. Di norma, c’è un tavolo in formica, tipo sezione sgarrupata del Pci del Dopoguerra, dietro cui si siedono il cialtrone, il professor Teotochi Albizzati Fringibello del Rosso, antico insegnante di greco del cialtrone, ai tempi del liceo e una settantenne con un filo di perle e parecchi braccialetti d’oro piuttosto ben tenuta ancorché parecchio scricchiolante, nota animatrice culturale della parrocchia. Andrea Ballarini, Fenomenologia del cialtrone. Laterza.
La storia del «gentil sangue latino» è una balla genetica. Durante la Resistenza, la ferocia che sgorgò dalla viscere della bonaria Emilia e avvelenò i fascisti quanto i partigiani è paragonabile a quella che stanno dimostrando i serbi, i croati, i bosniaci che almeno sono divisi dal razza e da religione. Io mi chiedevo allora: «Ma da dove viene questo odio?». La nostra storia è una storia di faide perenni, di fazioni irriducibili, ciascuna con la pretesa di rappresentare, contro gli altri, Dio, l’Impero, la Chiesa, il Popolo, i Guelfi e i Ghibellini, tutti con la maiuscola. Mica vero che rispettavano il potere più di ora: lo temevano e basta. Fra Salimbene da Parma, cronista del Duecento, racconta di allegre beghine che regalavano al vescovo torte farcite di merda. La Divina commedia, il più alto poema di tutti i tempi e luoghi (ecco un’altra ragione per amare l’Italia, ma i tuoi figli ne hanno mai sentito parlare?) diffonde una violenza ideologica che ha ben pochi riscontri in letteratura. Dante infatti non si limita a condannare i nemici della sua parte o della sua patria. Quel genio, grandissimo anche come carogna e presuntuoso toscano, si sostituisce addirittura a Dio. Guglielmo e Vittorio Zucconi, La Scommessa - Cento ragioni per amare l’Italia. Rizzoli,1993.
Partii per Pisa, dove mi innamorai di un ragazzo ravennate. La pulsione potevo tacerla, l’innamoramento no. Per primo ne parlai al mio professore di francese di cui si mormorava. Mi rispose: «Io lo sono stato». Lo era ancora ma si credeva in via di guarigione perché andava in analisi e corteggiava una studentessa. Per secondo ne parlai a un carissimo amico di Reggio Emilia, che stupì («Lo dici per vantarti»); per terzo a un collega latinista che si imbarazzò parecchio (l’anno dopo avrebbe scoperto che la moglie era lesbica). Walter Siti, Le cose cambiano. Storie di coming out. Edizioni Corsera.
Quei marenghini gialli gialli, tonni tonni de quanno n’un c’era ancora sto Pupazzo a Palazzo Chigi, a strillà dar balcone come uno stracciarolo. Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Garzanti, 1957.
Bella, elegante, posseduta dal desiderio possente del desiderio. Joyce Mansur. Le Figaro.
Nessuna donna si è pentita di avermi resistito. Roberto Gervaso. Il Messaggero.