Fabio Poletti, La Stampa 9/11/2013, 9 novembre 2013
IL SINDACO-SCERIFFO DI ADRO ARRESTATO PER MALAFFARE
[commento di Michele Brambilla: scheda 2254649]
Al telefonino il sindaco leghista di Adro Oscar Lancini, quello che aveva tappezzato la scuola del paese di settecento Sole delle Alpi, se la rideva alla grande. Tra un intercalare di «pota», appuntamenti coi «terroni», appalti da «spingere come nella barzelletta là, di quella là che aveva il cane che si chiamava Spingi», faceva fare affari alle aziende di amici, chiamate a rimettere in sesto l’area delle feste del paese. E gli imprenditori riconoscenti non facevano altro che chiamarlo «lo sceriffo», nome con cui è passato alla storia questo sindaco di un comune tra Brescia e Bergamo, finito agli arresti domiciliari ieri mattina con l’assessore ai Lavori pubblici, il segretario comunale, altri funzionari e un paio di imprenditori edili - ventiquattro persone contando gli indagati - con una sfilza di reati che vanno dalla turbativa d’asta al falso in atto pubblico.
Di soldi intascati direttamente dallo «sceriffo leghista» di Adro, non c’è traccia nelle novanta pagine di ordinanza del giudice di Brescia. «Il suo era un tornaconto politico», spiegano i carabinieri. Il meccanismo oliato chissà dopo quanti studi - sempre che non sia già stato attuato in passato, adesso ogni atto ufficiale del Comune viene passato ai raggi X - era molto semplice. I crediti avanzati da imprenditori locali derivanti da oneri di urbanizzazione, venivano utilizzati per finanziare un’opera pubblica del valore superiore al milione di euro. Per fare questo non veniva lasciato niente di intentato. Mezza macchina comunale era coinvolta. Al punto tale che alcune delibere vennero preparate in fretta e furia e poi retrodatate il giorno successivo ad una prima perquisizione dei carabinieri in Comune lo scorso 10 aprile. Le ordinanze accertavano falsamente il carattere di urgenza dell’opera e la non onerosità a carico del Comune.
Scrive nella sua ordinanza il giudice di Brescia Cesare Bonamartini che ha chiesto e ottenuto il suo arresto: «Il sindaco di Adro ha manifestato nella gestione della “res publica” una disinvoltura che trasmoda nel totale disprezzo per le garanzie di imparzialità imposte dalla legge». Per edificare l’area feste - che nel paese dove la scuola è intitolata all’ideologo leghista Gianfranco Miglio e le vie si chiamano «Padania» o «Sole delle Alpi» sarebbe servita soprattutto alle iniziative del partito del sindaco - l’esecuzione dei lavori sarebbe stata affidata direttamente ad imprenditori amici del sindaco «mediante accordi collusivi e mezzi fraudolenti volti ad evitare i previsti bandi di gara». A beneficiare degli appalti due imprenditori edili finiti anche loro agli arresti domiciliari, Alessandro Cadei ed Emanuele Casali. Definiti dal pubblico ministero Silvia Bonardi «amici degli amici di Lancini, politicamente legati al sindaco, favoriti con una sorta di furberia di base».
Una valanga di accuse circostanziate che potrebbero seppellire politicamente per sempre il sindaco «sceriffo» di Adro sopravvissuto a più di uno scandalo. Diventato «sceriffo» da quando mise una taglia sugli immigrati clandestini di 500 euro, destinati ai vigili che li avessero fermati. Per non parlare di quando mandò a casa i bambini della scuola, soprattutto extracomunitari, che non pagavano le rette della refezione. Iniziative che provocarono più di un mal di pancia nella Lega. Anche se adesso il segretario lombardo Matteo Salvini sente «puzza di attacco al movimento» e il segretario Roberto Maroni si dice «sorpreso e sicuro che dimostrerà la sua innocenza».