Enrico Franceschini, la Repubblica 9/11/2013, 9 novembre 2013
LE AVVENTURE A LUCI ROSSE DEL SORPRENDENTE ERIKSSON
Come allenatore era il ritratto dell’imperturbabilità: distinto, elegante, corretto, non masticava il chewing-gum durante le partite, non litigava con gli arbitri, non tirava scarpette in testa ai giocatori negli spogliatoi. Sven Goran Eriksson sembrava fatto di ghiaccio, non per nulla veniva dalla Svezia. Ma fuori dal campo, per la precisione sotto le lenzuola, questo algido scandinavo deve essere di fuoco: perlomeno a giudicare da ciò che lui stesso rivela nella sua candida autobiografia. Si sapeva già della sua tempestosa relazione con Nancy Dell’Olio, avvocatessa italiana diventata a Londra una star dei tabloid, tradita in scappatelle con presentatrici tivù e segreterie della federcalcio inglese. Ma in “My story”, le memorie uscite in contemporanea in una dozzina di paesi, a cominciare dall’Inghilterra di cui è stato il ct, Sven elenca con flemma britannica una conquista dietro l’altra: perfino mentre flirta alle spalle di Nancy osserva con distacco che dal suo letto, in quel momento, passavano anche “altre donne”.
Con quegli occhiali da intellettuale, l’abito grigio, i modi cortesi, l’accento forbito, sembra il maniaco che non ti aspetti: potrebbe uscire da uno di quei film del suo compatriota Bergman, dove compassati signori di mezza età, seri professionisti, padri di famiglia, perfino dall’aria timida, appena girato l’angolo si dimostrano una via di mezzo tra Casanova e Boccaccio. La perla del libro di Eriksson (soltanto nell’edizione norvegese, chissà perché) è il racconto di quando si trovò in un appartamento di Goteborg (dove allenava la squadra locale), su un divano, con la ragazza di un giocatore: sorpresi nudi e attivi dal giocatore in questione, che aprì la porta e disse minacciosamente «tu che cavolo ci fai qui?», il buon Sven rispose con una battuta degna di una commedia, «credo sia meglio se io me ne vado», e l’altro al volo, «lo credo proprio anch’io». Nella fretta, dovette andarsene quasi in mutande, lasciandosi dietro la giacca, il portafoglio, il telefonino, e infilando le scarpe da ginnastica del calciatore, cinque misure più grandi delle sue.
Quasi una comica, ma lui non ci trova nulla da ridere. Nell’elenco delle sue conquiste finiscono anche l’attrice Debora Caprioglio e una ballerina di night-club panamense, incontrata in Messico quando Sven, dopo l’Inghilterra, allenava la nazionale locale: ben diversa da Nancy (di cui si stancò in fretta: «Voleva sempre essere al centro dell’attenzione»), eppure lui confessa che è tuttora la sua compagna (o almeno, una delle sue). Ulrika Jonsson, presentatrice tv di Stoccolma con cui ebbe una “liaison” segreta, commenta che fare sesso con Eriksson era «eccitante come leggere il manuale dell’Ikea »: svedese anche quello, a rifletterci. Sven non si fa illusioni sul motivo principale del suo fascino: «Se io fossi un idraulico», disse una volta a Nancy, «non mi saresti corsa dietro». Era un allenatore invece, anzi lo è ancora (in Cina, terra di dorate pensioni per coach), e ha anche vinto tanto, dal Benfica alla Lazio: il mistero è dove trovasse l’energia, con tutta quella che consumava in un altro sport.