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 2008  dicembre 13 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Leader dei Popolari Liberali è Carlo Giovanardi
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è George Walker Bush
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Ehud Olmert
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Dobbiamo tornare sul problema dell’auto americana, che sembrava momentaneamente risolto. Il Senato americano ha bocciato il piano di aiuti da 14 miliardi che il Congresso aveva approvato due giorni fa e a questo punto le probabilità che soprattutto General Motors e Ford chiedano l’amministrazione controllata prima di Natale è davvero assai alta. La notizia della bocciatura ha precipitato le quotazioni in Asia e indotto i giapponesi a sbarazzarsi di dollari e titoli americani provocando una discesa forte della valuta nipponica. Per il Giappone uno yen troppo caro è un guaio perché quel Paese vive di esportazioni e le esportazioni erano già in difficoltà prima di questo disastro: se lo yen costa troppo, si alzano sui mercati internazionali anche i prezzi delle merci giapponesi che a questo punto vengono comprate di meno. Inutile dire che le borse asiatiche hanno chiuso con gli indici sotto terra e che quelle europee hanno passato una mattinata drammatica, con cadute del 4 o del 5 per cento. A metà giornata, Bush ha fatto sapere dagli Stati Uniti che qualcosa si dovrà comunque fare e ha manifestato l’intenzione di pigliare i soldi che servono all’industria automobilistica dai 700 miliardi a suo tempo stanziati per le banche (anche lì lo stanziamento passò dopo una bocciatura provocata dai repubblicani). Il quadro d’insieme è davvero preoccupante. È persino uscito fuori un dato sconcertante e cioè che gli Stati Uniti, nonostante la crisi in cui si trovano, in ottobre hanno importato più di quanto abbiano esportato. La differenza tra il dare e l’avere è di 57,2 miliardi di dollari. La ragione di questo numero abbastanza incredibile sta in una notizia altrettanto scoraggiante: i cinesi, alle prese a loro volta con la crisi, hanno smesso di comprare deprimendo definitivamente l’export Usa.

E gli italiani?
Marchionne ha detto che farà l’alleanza internazionale da 5,5 milioni di auto, ma mai e poi mai l’alleato metterà i piedi in testa alla Fiat. Speriamo.

Sì, mi ricordo i discorsi dell’altro giorno. Perché ai repubblicani non va giù di aiutare quelli dell’auto?
Perché dicono che sono soldi buttati dalla finestra. Il ragionamento è: a marzo o bisognerà dargliene altri – probabilmente a fondo perduto – oppure le aziende falliranno lo stesso. A questo punto – dicono - che falliscano subito. Poco prima del voto s’era svolta una trattativa tra il management di Detroit, il sidacato Uaw e questo gruppo di senatori repubblicani capeggiati da Mitch McConnell, leader del partito al Senato e falco irriducibile (difende ancora oggi l’intervento in Iraq sostenendo che è essenziale per la lotta al terrorismo). McConnell ha detto: o voi tagliate il salario degli operai al livello dei salari che prendono gli operai stranieri oppure non se ne fa niente. Lo Uaw, che pure pochi giorni fa s’era detto disponibile a concessioni di tutti i tipi, su questo punto ha detto no. Il Senato ha quindi votato contro e i 14 miliardi sono spariti.

Le conseguenze per noi?
Un’ulteriore debolezza americana. Parliamoci chiaro: in questi anni gli Stati Uniti sono stati – per il tutto il mondo – il miglior cliente possibile. È vero che, con l’uguaglianza petrolio-dollaro, avevano costruito un sistema imperiale grazie al quale tenevano sotto controllo l’intero pianeta. Però erano dei grandi compratori di merce. La loro bilancia commerciale – quella che mette a confronto i beni acquistati e quelli venduti – è in deficit dal tempo dei tempi. Che cosa accadrà al resto del mondo nel momento in cui questo formidabile finanziatore della produzione mondiale se ne starà chiuso in casa senza il becco di un quattrino da spendere? Sta già avvenendo in realtà, ma se chiude Detroit il colpo alla loro forza finanziaria sarà colossale. Ieri girava il numero di 7 milioni di posti di lavoro perduti.

Non hanno la cassa integrazione? Qualche ammortizzatore sociale?
General Motors ha annunciato che a gennaio in ogni caso metterà in cassa integrazione il 30 per cento della sua forza lavoro in America e in Canada. Anche se gli daranno questi 14 miliardi, con l’escamotage di ricorrere al vecchio finanziamento stanziato per le banche, produrranno comunque 250 mila vetture in meno.

Ma questa debolezza di un concorrente non dovrebbe essere vista con favore dalle altre case automobilistiche?
La domanda di automobili è in crisi dappertuto. Pare che la gente non ne voglia più sapere. Gli svedesi hanno stanziato 2,6 miliardi di euro per aiutare Saab e Volvo, che fanno capo tra l’altro una a Gm e l’altra a Ford. Le ho già detto che in Germania Opel (Gm) vuole un miliardo dalla Merkel. Sul mio blog ho messo un servizio sulle automobili che stanno ferme sui piazzali dei rivenditori italiani, in attesa che qualcuno se le porti via. Parlo di macchine a chilometri zero. Beh, si tratta di duecentomila vetture, tre miliardi di valore medio, che si possono portar via con lo sconto. È Natale, ma stanno ancora lì. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/12/2008]
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