Il Sole 24 Ore, 11-12-08, 13 dicembre 2008
Napoli, 2 miliardi di patrimonio immobiliare rendono solo 13 milioni di Fabio Pavesi Alfredo Romeo non è nuovo alle cronache di Napoli
Napoli, 2 miliardi di patrimonio immobiliare rendono solo 13 milioni di Fabio Pavesi Alfredo Romeo non è nuovo alle cronache di Napoli. Dal ’99 ha in concessione la gestione dell’immenso patrimonio pubblico immobiliare della città. Immenso perché il valore dei beni è stimato in oltre 2,1 miliardi di euro. Ovviamente la Romeo è remunerata per quel servizio. L’ultima delibera parla di circa 7,5 milioni di euro. Che dovrebbe fare la società dell’imprenditore, mai così chiacchierato come in queste settimane, per meritarsi il denaro? Semplice: far rendere quel patrimonio tanto da costituire un’entrata ragguardevole per le casse sempre asfittiche di qualsiasi Comune. Ma non è andata così. La Corte dei conti ha bacchettato in più di un’occasione i risultati dell’appalto. E i revisori contabili del Comune non hanno mai risparmiato critiche all’operato di quella che appariva una scelta di efficienza. Su quei 2,1 miliardi di valore di case e uffici, la Romeo gestioni ha riscosso somme per soli 25 milioni nell’ultimo decennio, a un ritmo medio di poco più di due milioni l’anno. Un’inezia, tanto più che si tratta dell’incasso lordo: dei 25 milioni nelle casse del Comune ne sono entrati solo 13, visto che 12 milioni sono finiti direttamente alla Romeo come recupero spese. E la Corte dei conti rileva che per il 2001 e il 2002 la redditività del patrimonio pubblico è stata addirittura negativa per 18 milioni di euro. A giustificare l’operato di Romeo c’è l’appello alla cronica morosità dei napoletani che fa svanire il 50% dei fitti sui 23mila alloggi occupati. Da qui l’esigenza dell’appalto del servizio a un privato, proprio per rendere efficiente la gestione. Che in realtà oggi presenta il conto salato di affitti mai pagati per 83 milioni di euro accumulati negli anni e ormai considerati dal Comune irrecuperabili. Una cifra che vale poco meno di un terzo dell’intero ammontare dei crediti dubbi vantati dal Comune e che corrispondono alla cifra record di 274 milioni di euro, un quinto del totale delle entrate di un anno d’esercizio della città. Gestione fallimentare, quindi. Ma cosa ha di speciale Alfredo Romeo per meritare tanta considerazione? Di fatto è ormai un monopolista di questo genere di attività. Gestisce patrimoni pubblici oltre che a Napoli, a Milano e Roma. Ha gli appalti per il ministero dell’Economia, l’Inps, il Demanio, la Consip. Una vera potenza che ha il suo centro soprattutto in quel di Roma. Lì Romeo ha (o meglio aveva) il suo gioiello della Corona. La gestione della rete stradale dell’intero Comune di Roma. Ebbene quell’appalto è stato vinto (sotto le giunte di centrosinistra) per un importo elevato: 64 milioni di euro l’anno per la durata di 9 anni. Totale: 576 milioni per 800 chilometri di rete stradale da tenere in ordine, 80mila euro a chilometro ogni anno. Basta fare un confronto per capire le differenze con le altre città dove la gestione stradale è appaltata a privati. A Bologna il costo è di soli 4,2 milioni l’anno per 770 chilometri di strade, solo 30 in meno delle arterie capitoline. I bolognesi pagano così 5.500 euro a chilometro, contro gli 80mila messi sul piatto dai romani. La provincia di Firenze paga 3,7 milioni l’anno per la metà delle strade di Roma. Un’anomalia profonda che ha indotto lo scorso 5 novembre il sindaco Alemanno a disdettare il maxi-appalto. Ma lavorare con il pubblico paga. I bilanci della Romeo Gestioni traboccano di profitti. Solo negli ultimi 3 anni la società ha sfornato utili per oltre 75 milioni, al ritmo di 25 milioni l’anno, su un fatturato di poco più di 130 milioni. Ogni 100 euro di attivo ne rende oltre 20 sotto forma di utili. Una gallina dalle uova d’oro. A scapito di chi?