Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 13/12/2008, 13 dicembre 2008
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MOSCA – Si sperava che assieme alla Cina e agli altri paesi emergenti potesse fare da traino alle altre economie, ma anche la Russia è entrata in recessione. L’annuncio, che non ha fatto piacere al premier Vladimir Putin, è stato dato ieri dal viceministro dell’Economia Andrej Klepach: «La recessione è già iniziata e, mi dispiace dirlo, non passerà in due trimestri ». Una notizia abbastanza scontata, visto quello che sta succedendo in tutto il mondo, ma che ha fatto scattare subito una replica degli uffici del primo ministro. Hanno ricordato a tutti i giornalisti quello che ha invece detto lo stesso Putin in giornata: quest’anno il paese crescerà del 6 per cento, lo 0,6 in meno del previsto. «Sono sicuro che la nostra economia è abbastanza solida da superare il periodo di difficoltà», ha aggiunto il primo ministro. Chi ha ragione?
Probabilmente tutti e due, anche se al governo, naturalmente, non fa piacere sentire dire a voce alta quello che nei corridoi si mormora da tempo. La crescita della prima parte dell’anno servirà a portare a casa un bilancio complessivamente positivo. Ma le cose hanno iniziato a rallentare dall’estate e ora sono, come minimo, ferme. Alcuni dati oggettivi possono aiutare a chiarire la situazione. Ad agosto la banca centrale aveva riserve per 452 miliardi di euro, mentre adesso queste sono scese a 331 miliardi. C’è stata una fuga di capitali, che ha fatto segnare anche una discesa vertiginosa degli indici azionari. Il 20 maggio l’indice MICEX della Borsa di Mosca era a 1950 punti; il 24 ottobre ha toccato il minimo di 413 punti. Lo stesso viceministro che ieri ha «svelato» quello che tutti sapevano sul rallentamento dell’economia, nei giorni scorsi aveva fatto capire che l’anno prossimo la Russia crescerà assai poco (3,5 per cento), avrà tanta inflazione (12,5-15 per cento) e dovrà sensibilmente svalutare il rublo.
Poi dall’ufficio del ministro Elvira Nabiullina è stato precisato che quelle cifre non erano ufficiali. In ogni caso sappiamo che il paese continua da anni a viaggiare solo sulle esportazioni di petrolio, di gas e di altre materie prime. Il prezzo internazionale del greggio è sceso drasticamente e la recessione mondiale non lo farà risalire tanto presto (tutti consumano molto meno). Anche la produzione interna diminuisce (meno 0,8 per cento nei primi 11 mesi dell’anno), segno che le esportazioni languono.
La Russia, però, importa quasi tutto quello che consuma. Non solo automobili (è il miglior mercato per BMW, Mercedes e altri marchi simili, con crescite anche del 60% nel corso del 2008), ma anche succhi di frutta, formaggi, latte, carne. Per la prima volta da molto tempo, il paese sta per registrare un disavanzo della bilancia commerciale, come ha ammesso lo stesso Putin. Ma la crisi economica rischia di diventare per il primo ministro e per il suo presidente Dmitrij Medvedev una catastrofe politica. Il Cremlino si affida da anni anche ai buoni risultati economici per consolidare il consenso. In ottobre, però, «i disoccupati sono saliti a 4,6 milioni», ha detto Putin. E gli ambiziosi programmi in cantiere? La Russia progettava di investire somme enormi in infrastrutture. Inoltre entro il 2010 la pensione media dovrebbe crescere del 50%; dal 1˚ gennaio sale a 139 euro il sussidio per i disoccupati e scende dal 9 al 5% la tassazione sulle piccole imprese. Tutti interventi a rischio.
Finora nessuno criticava la situazione interna (corruzione, limitazione delle libertà, eccetera) perché Putin garantiva il benessere. Ma le cose stanno cambiando. Un dato inquietante è quello relativo ai suicidi che da qualche tempo sono in forte aumento. A fronte di una media mondiale annua di 14 ogni centomila abitanti, in Russia se ne registrano 29. Nel resto del mondo si tolgono la vita soprattutto le persone che hanno più di 65 anni. In Russia i suicidi sono in buona parte uomini tra i 35 e i 60 anni. In questo gruppo l’incidenza è di 68 per ogni centomila abitanti.
Nei giorni scorsi un sondaggio diceva che i russi criticano fortemente il governo ma hanno ancora fiducia nel premier (86% dei consensi).
Continueranno a pensarla così a lungo?