Piero Ostellino, Corriere della Sera 13/12/2008, 13 dicembre 2008
Un imprenditore vuole convertire uno stabilimento in un complesso residenziale. E’ il 1998. Parte la richiesta delle licenze a Regione, Provincia e Comune
Un imprenditore vuole convertire uno stabilimento in un complesso residenziale. E’ il 1998. Parte la richiesta delle licenze a Regione, Provincia e Comune. Che, con una scusa o con l’altra, la tirano per le lunghe. Le licenze arrivano poche settimane fa. Dieci anni dopo. Centinaia di milioni di euro «parcheggiati» per almeno una quindicina d’anni, prima della realizzazione finale del progetto. Scoppiano gli scandali in enti locali amministrati dalla sinistra. Centrodestra e centrosinistra riesumano la «questione morale», accusandosi a vicenda. Ma è l’eccesso di leggi e di regolamenti che produce paralisi e corruzione. Con una radicale semplificazione legislativa il Paese ripartirebbe domani. Ma nessuno la propone. Uno spettacolo di ordinaria cialtroneria quello che offre, nella circostanza, la classe politica. Sembra che il governo Berlusconi, con la legge 246/2005 (la «taglia leggi»), abbia preso il toro per le corna. Il 18 novembre 2008 ne entra in vigore il regolamento. Che impone l’«Analisi di impatto della regolamentazione » (Air) - già introdotta in via sperimentale con legge 50/1999 - per valutare costi e benefici delle leggi per il cittadino. Una ricercatrice dell’Istituto Bruno Leoni, Serena Sileoni, ne ha ripercorso l’iter. Per la messa a regime della fase sperimentale ci sono voluti: 1) una legge (n. 50/1999); 2) due direttive della presidenza del Consiglio (27 marzo 2000, 21 settembre 2001); 3) una direttiva sulla sperimentazione della presidenza del Consiglio (16 gennaio 2001); 4) un decreto della presidenza del Consiglio (23 luglio 2003); 5) l’istituzione di un help desk; 6) il coinvolgimento del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi; 7) l’istituzione del Nucleo di semplificazione per le norme e le procedure presso la presidenza del Consiglio; 8) il coinvolgimento della presidenza del Consiglio; 9) il coinvolgimento del Dipartimento per gli affari economici; 10) l’istituzione di un Comitato di indirizzo presieduto dal ministro della Funzione pubblica. Conclusa la fase di sperimentazione, ci sono voluti: 1) una legge (246/2005); 2) tre decreti della presidenza del Consiglio (5 dicembre e 12 settembre 2006, 11 settembre 2008); 3) l’istituzione di una Unità per la semplificazione e la qualità della legislazione. Deliberato e divenuto efficace, il regolamento richiede: 1) il coinvolgimento di ogni amministrazione; 2) il coinvolgimento del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi; 3) l’istituzione all’interno di questo dell’ufficio «Analisi e verifica dell’impatto della regolamentazione»; 4) una direttiva del presidente del Consiglio dei ministri per il contenuto, i metodi di analisi e i modelli di Air; 5) il coinvolgimento del comitato interministeriale di indirizzo e guida strategica per le politiche di semplificazione e la qualità della regolazione; 6) un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri per la Verifica di impatto della regolamentazione (Vir); 7) una relazione annuale del Parlamento. Per rendere trasparente la qualità della regolazione saranno obbligatori sei adempimenti. Previste tali e tante esenzioni da vanificare l’Air.