Flavia Amabile, La Stampa 13/12/2008, 13 dicembre 2008
Dr. House, puntata di giovedì sera sul canale satellitare Fox. Un personaggio di secondo piano nella serie si rivolge al medico
Dr. House, puntata di giovedì sera sul canale satellitare Fox. Un personaggio di secondo piano nella serie si rivolge al medico. E’ un malato ma un po’ particolare, un sociopatico ipocondriaco. Al dottor House spiega il suo problema: pensa di soffrire di fibromialgia, una malattia reumatica che colpisce principalmente i muscoli, causandone un aumento della tensione e forti dolori. E’ una malattia diversa dalle altre, questa. Si presenta come dei dolori ai muscoli o alle ossa accompagnati da affaticamento e in Italia sono circa quattro milioni di persone ad esserne colpiti, soprattutto donne. E però il mondo scientifico stenta a mettersi d’accordo su che cosa sia davvero, per alcuni si tratta infatti di una malattia inesistente, un’invenzione di chi sostiene di soffrirne. Anche quando nella serie televisiva il malato parla di fibriomalgia, il dottor House reagisce con disprezzo. Invece di prescrivergli delle medicine e di trattare il disturbo come una malattia, con il suo usale cinismo consiglia un placebo qualsiasi, delle caramelle che il paziente può facilmente procurarsi presso i distributori dell’ospedale. Il paziente se le procura, infatti, e migliora anche, accompagnato da un sogghigno ironico del Dr. House. Insomma, stando a questo dottore made in Usa, e molto amato anche in Italia, la fibriomalgia è una malattia psicosomatica, e quindi hanno ragione i medici che la considerano un’invenzione del paziente. Sono già partite le prime lettere di protesta verso i curatori della serie televisiva perché i quattro milioni di persone che soffrono di fibriomialgia non ci stanno a essere presi in giro dalla fiction del grande schermo oltre che dalla realtà. Il mondo scientifico infatti è diviso e la presa di posizione del Dr. House non potrà che rendere più forte le divergenze di opinione in materia. Soltanto un anno e mezzo fa, a giugno del 2007, la Fda, l’organismo che regola le medicine in territorio americano, ha approvato il primo farmaco per il trattamento della fibromialgia, il Cymbalta. Si tratta di un antidepressivo che riduce i dolori, facilitando l’esecuzione delle normali operazioni giornaliere. A quel punto qualcuno aveva sostenuto che poiché esisteva un farmaco, doveva esistere anche una malattia. In realtà non si tratta di un farmaco specifico: già da tempo viene utilizzato per altre patologie in campo neurologico, ne è solo stato aumentato l’uso terapeutico. Già questo è indicativo delle difficoltà in cui versa il mondo scientifico nel dare una fisionomia precisa a questa malattia e quindi anche a trovarne i rimedi. La verità è che questa malattia viene raramente riconosciuta, in quanto la fibromialgia non provoca alterazioni degli esami di laboratorio e non causa danni che si possano evidenziare radiologicamente. C’è solo un malato che lamenta dolori fortissimi, crampi, una schiena che sembra di pietra, stanchezza, insonnia. E che almeno un malato su quattro non ha bisogno di farmaci come cura ma di un particolare tipo di ginnastica muscolare. Così come è accertato che chi soffre di fibromialgia si riempie di dolori, è anche vero che stenta a farsi capire o credere. Sono persone che si addormentano sul posto di lavoro, che hanno formicolii in tutto il corpo, problemi a camminare o restare in equilibrio. Fra di loro vi sono molte persone che finiscono per subire pesanti forme di mobbing sul lavoro. L’atteggiamento del Dr. House ha già fatto spedire le prime lettere di protesta da parte di alcuni dei quattro milioni di persone che ne soffrono in Italia ai curatori della serie televisiva. Qualcuno di loro spera però che, se non altro, il disprezzo di una serie televisiva con milioni di telespettatori possa accendere i riflettori su questa malattia ancora da molti considerata una illustre sconosciuta. www.lastampa.it/amabileLa fibromialgia o sindrome fibromialgica è una sindrome caratterizzata da dolore muscolare e osseo cronico diffuso, associato a rigidità. Ne soffrono 4 milioni di italiani. La natura della patologia è oggetto di dibattito tra gli scienziati, mentre si studiano le possibili cure. La malattia è nota fin dal 1800, sebbene con altre denominazioni: nel 1904 ad esempio fu chiamata «fibrosite» da Gowers. Nel 1976, anno in cui si riuscì a descriverne dettagliatamente i sintomi, essa fu denominata fibromialgia.[FIRMA]MARCO SALVIA NAPOLI Dottor Vincenzo Barretta, psichiatra, presidente di Noesis, associazione per la lotta al disagio psicologico e alla malattia mentale: che cosa pensa dell’«incidente» del dr House? «La tv dovrebbe essere attenta a non divulgare notizie o favorire atteggiamenti che possano danneggiare chi soffre di patologie che sono ancora oggetto di pregiudizi o di disinformazione. In campo psichiatrico succede ancora troppo frequentemente che un soggetto con problemi di ansia, di depressione o di disturbi somatoformi (disturbi caratterizzati da numerosi sintomi somatici che non hanno evidenti cause biologiche) non riceva la necessari attenzione anche, sovente, dagli stessi clinici. Sta nascendo un gossip anche della scienza? «Tutti noi dovremmo essere più attenti al modo in cui comunichiamo. Le informazioni ed i messaggi veicolati possono avere il potere di influenzare le nostre concezioni delle varie patologie ed in questo modo influire sull’accesso alle cure o sull’aderenza ai trattamenti, come numerose ricerche svolte in varie parti del mondo ormai testimoniano». E’ anche per questo che occorre una maggiore prudenza? «Sì. Non è infrequente sentire storie di persone che hanno trascorso anni in pellegrinaggi presso vari specialisti prima di ricevere una diagnosi corretta». ROMA Massimo Codacci Pisanelli, lei è consulente scientifico della serie televisiva Dr. House: allora anche voi pensate che la fibromialgia non esista? «Ma no, questa è solo una fiction non vuole essere scientifica, non può esserlo». Perché non può? «Perché in Italia si traduce una serie creata negli Stati Uniti e abbiamo vincoli molto forti. Dobbiamo rispettare il movimento delle labbra, ad esempio, e quindi non siamo liberi di inserire le parole che vogliamo. Ma dobbiamo rispettare anche la trama. Una volta volevo cambiare un concetto che era impossibile da un punto di vista scientifico: non ho potuto farlo perché veniva ripreso anche in seguito e quindi diventava impossibile modificarlo». Ma si tratta di una serie televisiva molto seguita. C’è una responsabilità nel far dire al Dr. House se una malattia esiste oppure no. «Gli sceneggiatori americani amano le provocazioni. Le battute spesso provocano anche accesi dibattiti negli Stati Uniti. Non bisogna dimenticare poi che viene calcolato minuziosamente l’indice di gradimento dei personaggi e degli argomenti trattati e anche in base a questo si sceglie di che cosa parlare. C’è poi da tener presente che la sensibilità negli Stati Uniti è molto diversa da quella italiana e quindi una battuta può avere diversi effetti».