www.repubblica.it, 13 dicembre 2008
E anche il dollaro è sotto shock Lo choc per la bocciatura del piano di salvataggio dell’automobile da parte del Senato Usa si allarga dai mercati finanziari al mercato dei cambi
E anche il dollaro è sotto shock Lo choc per la bocciatura del piano di salvataggio dell’automobile da parte del Senato Usa si allarga dai mercati finanziari al mercato dei cambi. Il dollaro crolla ai minimi storici da 13 anni nei confronti dello yen. La parita fra il dollaro e la moneta giapponese è scesa sotto la soglia critica di 90 yen, a 89,38. La valuta americana perde quell’attrattiva da bene-rifugio che l’aveva costantemente rafforzata nelle ultime convulsioni della crisi globale. La prospettiva di una drammatica crisi industriale americana, con la bancarotta di General Motors e Chrysler alle porte, ha rimesso in discussione uno dei principi che avevano guidato il mercato negli ultimi mesi: l’idea che il dollaro (e quindi i Treasury Bonds emessi da Washington) fosse l’approdo di ultima istanza in una fase di fuga dei capitali verso la sicurezza. A peggiorare i giudizi sull’economia Usa sono intervenuti anche un ulteriore degrado dei dati sulla disoccupazione. Dal nuovo sondaggio compiuto dal Wall Street fra gli economisti americani emerge la previsione che recessione durerà 18 mesi. All’impennata dello yen sul dollaro ha contribuito infine un altro dato sorprendente: il nuovo pesante peggioramento del deficit commerciale degli Stati Uniti che ha raggiunto 57,2 miliardi di dollari a ottobre. Vi ha contribuito un ulteriore record nel disavanzo bilaterale con la Cina. E’ una notizia che può sconcertare, visto che le esportazioni cinesi hanno cominciato a calare. Ma l’aumento del deficit Usa si spiega col fatto che le importazioni cinesi dal resto del mondo (America compresa) stanno scendendo ancora più rapidamente delle esportazioni. Il poderoso rialzo dello yen acuisce le preoccupazioni del governo di Tokyo. Il giappone è già alle prese con una severa recessione, innescata proprio dalle difficoltà dei suoi grandi esportatori come Toyota, Sony, Panasonic: il superyen non può che aggravare questi problemi. Le banche centrali di Tokyo, Pechino e Seul intanto hanno avviato negoziati per stabilire una serie di accordi-swap tra loro. E’ un segnale che le autorità monetarie d’Estremo Oriente vogliono essere pronte a fronteggiare eventuali crisi valutarie nell’area. Corea del Sud e Taiwan sono vittime da diverse settimane di forti fughe di capitali.