Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ilda Boccassini, la grande accusatrice di Berlusconi nel processo Ruby nonché procuratore aggiunto presso il tribunale di Milano, ha colto l’occasione di un libro su cinque magistrati qualunque per fare autocritica: «Io - ha raccontato - durante Tangentopoli, stavo in Sicilia. Noi vivevamo in hotel "bunkerizzati", con i sacchi di sabbia, intorno era guerra. E quando arrivavo a Milano, per salutare i colleghi, vedevo le manifestazioni a loro favore, "Forza mani pulite". E non mi piaceva, anzi ho provato una cosa terribile quando la folla scandiva i nomi dei magistrati, perché a muoverci non dev’essere l’approvazione sociale». Al suo fianco (si stava presentando il saggio L’onere della toga di Lionello Mancini), l’altro magistrato, Giuseppe Pignatone, ha aggiunto: «Quando le prove non ci sono, alcune notizie vengono fatte uscire sui giornali, per una carica moralistica che non deve appartenere alla magistratura». La Boccassini ha aggiunto ancora: «Lo scontro tra mass media, magistratura e politica ha provocato una conflittualità talmente alta da impedire la riflessione sulla magistratura che, nonostante sia «un corpo sano», pure ci vuole».
• Mi sembrano parole sante. Ma a chi si riferivano in particolare?
Chi sa. I casi in cui la magistratura ha cercato più l’approvazione sociale, con prove magari traballanti, che la condanna certa in tribunale, al termine di indagini inoppugnabili, non sono certo pochi. La storia di Ingroia? L’inchiesta di Firenze? Il caso Del Turco? L’orrenda indagine sull’orrenda fine dei due ragazzini finiti in un buco in Puglia? La gran parte delle inchieste di Woodcock (ma non quella su De Gregorio/berlusconi)? Oppure il caso Ilva? Perché anche sul caso Ilva c’è un accanimento, un’inflessibilità, con conseguenze gravissime, che precedono il processo e intanto mettono a rischio un comparto fondamentale per il Paese.
• Che è successo all’Ilva?
Mercoledì scorso, il gip di Taranto, Patrizia Todisco, che però non ha mai rilasciato un’intervista né una dichiarazione e di cui esistono pochissime fotografie, ha disposto il sequestro di 916 milioni di euro del gruppo Riva, proprietario dell’Ilva di Taranto. Venerdì, i Riva hanno annunciato la chiusura di sette stabilimenti, sparsi in tutt’Italia, la messa in libertà di 1.400 lavoratori, niente stipendio, niente lavoro chissà per quanto tempo. I sette stabilimenti si trovano a Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e le attività di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti). La grande Ilva non è stata coinvolta, perché commissariata a suo tempo dal governo, ma a Taranto è stata chiusa Taranto Energia, 150 dipendenti, la società che fornisce l’energia all’Ilva. In via puramente teorica potrebbe perciò fermarsi, perché priva di energia, anche l’attività dello stabilimento principale. Finirebbero sul lastrico altri 1.500 lavoratori. Tutto questo perché?
Secondo il gip l’Ilva inquinava ben al di sopra della media regionale (che era peraltro ben al di sotto della media nazionale) e i Riva erano e sono colpevoli, secondo lei, di non aver operato le bonifiche necessarie. La Todisco ha cominciato a colpire lo scorso novembre. Teniamo conto che non stiamo parlando di una sentenza, ma di un atto d’accusa tutto ancora da verificare nel processo, processo mai iniziato e mai nemmeno annunciato (le indagini sono ancora in corso, i rinvii a giudizio tutti da decidere). Intanto però le decisioni del gip hanno prodotto effetti importanti. L’ultimo è proprio questo, della chiusura dei sette stabilimenti.
• Scusi, la chiusura dei sette stabilimenti è stata decisa da Riva, mica dal giudice. Una volta si sarebbe parlato di serrata. Oggi si può forse adoperare la parola "rappresaglia".
Forse. I Riva sostengono che senza quei 916 milioni non hanno più fondi. I giudici di Taranto rispondono che non è vero. I sindacati sono in agitazione e ieri la Camusso e Landini (segretario della Fiom) hanno proposto che il governo commissari anche le sette società serrate. Il governo ha risposto che forse la legge non lo consente e che comunque ci vorrebbe talmente tanto tempo da rendere il provvedimento inutile. Il governo, a suo tempo, cercò di aggirare i provvedimenti del gip Todisco con due leggi, con le quali si proponeva di garantire la continuità aziendale. Ma il gip ebbe la meglio anche su quelle due leggi. Il gip, monopolista dell’azione penale, è il potere più assoluito che giri in questo momento in Italia.
• L’acciaio per noi è importante?
Finora siamo gli undicesimi produttori al mondo, i secondi in Europa. Stiamo parlando di una produzione di 28,7 milioni di tonnellate, 20 delle quali esportate. Se ci fermiamo, i cinesi, che producono 600 milioni di tonnellate, sono pronti a mangiarci.
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